Opinioni & Commenti
Quaresima: illegale è la miseria, la povertà è un valore
Ed era anche solito far notare che San Francesco, altro grande esempio, ha cantato e chiamato «sorella» la Povertà. «Mai avrebbe potuto chiamare “sorella” la miseria».
Un aspetto, non di poco conto, della nostra cultura cristiana è indubbiamente quello di aver presentato e di presentare la «Povertà» come beatitudine, quindi come valore e valore positivo a cui tendere, da vivere. I Poveri, così come i misericordiosi, i pacifici, i puri di cuore, gli affamati di giustizia, sono esempi, testimoni, portatori e simboli di valori umano-cristiani. Poveri che, come scrive Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima, riconoscono le proprie povertà e si spendono per l’altro.
Anche per Emmaus, il Movimento fondato dall’Abbé Pierre nel quale sono impegnato da decenni, la Povertà, la sobrietà di vita è assunta e proposta come valore, da vivere. Meta, traguardo, addirittura «urgenza necessaria» se vogliamo salvare questo mondo, destinato alla distruzione se continua a restare inserito nella diabolica spirale del consumo, dello spreco, della globalizzazione dell’indifferenza. Legato all’«avere», anziché all’«essere»!
A Emmaus, con fierezza presentiamo le nostre Comunità, come Comunità di poveri, di persone cioè che vivono del/col proprio lavoro; che non mancano del necessario, pur non avendo il superfluo. Meglio, il superfluo viene investito in azioni di solidarietà, in Italia e nel mondo. E sono molti i «compagni di Emmaus» che confessano con fierezza: «Sono arrivato a Emmaus con molti problemi: sapevo rubare, ubriacarmi, uccidere, ecc. Ora posso affermare che sono capace di amare!».
I benefici della «povertà vissuta» sono evidenti. Ne sono fermamente convinto. Anche per questo sono in forte dissenso con la campagna in atto per dichiarare «illegale» la povertà. Noi, noi cristiani in particolare, è contro la miseria e le sue diaboliche cause che dobbiamo alzare la voce e soprattutto unire la coerenza della nostra vita. Per me resta e resterà sempre illegale la miseria, mentre la Povertà sarà sempre un valore, perché, come scrisse anni fa l’amico beninese Albert Tévoédjrè, la Povertà è la ricchezza dei popoli.
Oggi ci governa un «ordine» senza dialogo, fondato su privilegi, in cui il più delle volte, i principi di giustizia, di equità e di solidarietà cedono il passo al desiderio di potenza e di profitto. Da questa realtà, si rende urgente un «contratto di solidarietà», fondato sulla povertà vissuta. Una solidarietà organica, basata sulle differenze, che sappia rispondere alle aspirazioni creative di ciascuno e ai veri bisogni di tutti. Una solidarietà che interessa tutti i popoli. Una solidarietà che presuppone il rispetto dell’altro, della sua persona, della sua opinione, della sua cultura, della sua ospitalità. Una solidarietà organica che appoggi le azioni a favore delle necessità dei «piccoli», dei dimenticati, dei senza-importanza, coloro per i quali i bisogni essenziali non sono soltanto il cibo, la casa, ma anche il lavoro, la salute, l’educazione, ed anche un po’ di pace e di libertà, in uno spirito di universalità senza compromesso alcuno. E la nostra solidarietà, sarà la ricchezza di tutti i nostri valori e di tutte le nostre speranze.
Questo cambiamento nella società non avverrà se prima non si opererà in noi. Se vogliamo cambiare il mondo, cambiamo noi stessi. Sento nuovamente Dom Helder Camara: «Quando si sogna soli, resta solo un sogno. Quando si sogna insieme, è la realtà che comincia». Buon sogno a tutti! Perché la realtà è già cominciata! E la Pasqua è vicina!