Opinioni & Commenti

Quaresima, il digiuno senza carità è come una dieta per la linea

di Giuseppe SavagnoneNessun tempo dell’anno liturgico sconvolge i nostri schemi mentali e i nostri stili di vita come la Quaresima. Nella società consumistica lo slogan dominante è: «tutto e subito». «Tutto»: nessun limite è posto, per principio, alla insaziabile ricerca di nuove esperienze, di nuove sensazioni, di nuove forme di appagamento dei bisogni, veri o fittizi che siano. «Subito»: un tempo si desiderava a lungo una cosa prima di farla propria; oggi, la si acquista e basta. La stessa logica vale nelle relazioni tra le persone: si pensi al rapporto tra uomo e donna, dove al rito del corteggiamento e alla paziente preparazione del fidanzamento si è sostituto ormai, nella maggior parte dei casi, l’immediata soddisfazione degli appetiti sessuali.

C’è da chiedersi se queste trasformazioni della mentalità e del costume abbiano veramente contribuito a migliorare la «qualità della vita», per usare un’espressione che lo stesso consumismo ha messo in voga. Il moltiplicarsi degli stimoli e delle sollecitazioni fa loro correre il rischio di annegare in una «grande abbuffata» – come suona il titolo di un vecchio film che in Quaresima andrebbe rivisto – dove perdono la loro forza e il loro fascino. Allo stesso esito porta spesso la fine dell’attesa che prima separava l’esigenza dalla sua soddisfazione. L’oggetto che veniva acquistato con grande sacrificio era conservato con cura e lo si trasmetteva come un prezioso tesoro di padre in figlio. Ciò che oggi si acquista senza fatica, invece, ha un valore del tutto effimero e viene trattato nella logica dell’«usa e getta». Anche nella sfera dei rapporti umani, la caduta di tutti i tabù del sesso non sembra aver reso gli uomini e le donne più felici anzi, proprio sotto il profilo squisitamente sessuale, si registra una caduta dell’erotismo che è direttamente proporzionale al suo appiattirsi sulla logica del consumo di massa.

La verità è che il limite è fondamentale per l’identità di una vita umana, così come lo è l’attesa, che ne costituisce, in fondo, la proiezione nel tempo. I volti e le forme delle statue non emergono dai blocchi di marmo se non si ha il coraggio di rinunziare a una parte del marmo stesso e di scolpirlo coraggiosamente fino a ridurne le dimensioni. Il problema delle società occidentali, oggi, è costituito da un sovrabbondante benessere che finisce per infiacchire le personalità, rendendole fragili e perplesse. Niente – tranne la mancanza assoluta di possibilità – paralizza la libertà quanto l’eccesso di possibilità. Emblematico il diffondersi, davanti alla televisione, dello zapping: l’ansia di dare un’occhiata a tutti i programmi alla fine impedisce di seguirne davvero uno.

La Quaresima è il tempo in cui veniamo invitati a riflettere sui meccanismi di cui solitamente siamo vittime e a prenderne le distanze. Un’immagine inesatta la presenta come un periodo di tristezza; invece, è un momento di liberazione e la libertà produce gioia. Se il consumo smodato rende obesi, pesanti, schiavi delle cose, la Quaresima si caratterizza proprio perché ci restituisce a noi stessi e a un corretto rapporto con le creature. Non per nulla il senso della penitenza quaresimale viene visto, dalla tradizione cristiana, più nella disponibilità ad amare i fratelli – specie i poveri – che non nella rinunzia materiale al cibo o alle comodità. Un digiuno senza carità assomiglierebbe a una semplice dieta, e di quelle, per problemi di linea, se ne fanno anche troppe.

Basterebbero queste semplici riflessioni a evidenziare che il Vangelo, rispetto alla società in cui viviamo, è molto più rivoluzionario della vecchie ideologie. A patto che lo si prenda sul serio. La Quaresima è un’occasione per farlo.