Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Quaresima di simboli a Pieve

Il parroco don Nevio Massi ha stilato il programma mettendo al centro la «Traditio Symboli», un’esperienza che don Nevio ha iniziata da quindici anni. La lettera inizia ricordando come nella «Chiesa primitiva» si entrasse coi tre sacramenti della iniziazione cristiana: Battesimo, Cresima, Eucaristia. Si preparavano in genere gli adulti ma anche i bambini venivano battezzati. Il percorso durava per tre anni. Nella terza Quaresima i catecumeni che frequentavano il catechismo facevano la «Traditio Symboli», cioè ricevevano dei segni. Nella prima domenica di Quaresima c’era presentazione alla comunità dei catecumeni: questo serviva a farli conoscere così che il popolo pregasse per loro; nella seconda domenica di Quaresima era previsto di fare «silenzio» per riflettere sul «passo fatto»; nella domenica successiva veniva consegnato, col primo scrutinio, il Vangelo. Nella quarta domenica, col secondo scrutinio, veniva consegnato il Credo; nella quinta Domenica, col terzo scrutinio, veniva offerto il Padre Nostro. La catechesi era per tutta la famiglia; ricevere i Sacramenti era una scelta e chi la faceva si impegnava fino in fondo. Il padrino e la madrina venivano scelti dalla comunità. Il Sabato Santo c’era la «Redditio Symboli» che era una verifica profonda sulla preparazione ricevuta. Questa esperienza che ancora oggi continua ad essere proposta rappresenta la possibilità di «tornare» a quelle che sono le radici della nostra fede riscoprendone tutta la ricchezza spirituale. Parallelamente a questo percorso ne sono stati proposti altri: gli incontri, la riscoperta del Triduo Pasquale, il fioretto quaresimale proposto per una ragione cristiana e che viene introdotto da un pensiero ripreso dai Padri della Chiesa che dice «Quello che togli alla bocca dallo ai poveri», quindi l’esperienza di Shikò, una delle tante bambine di strada di Nairobi che racconta: «La mia casa è una grossa scatola di cartone in un vicolo della città». Don Nevio, poi, mette nel programma anche gesti concreti rappresentati da opere in muratura che riguardano le strutture parrocchiali. In tal senso il parroco coltiva due speranze: il rifacimento del «rimpello» del terzo muro e uno scavo sanante dietro il fabbricato dell’oratorio. Sempre alla Provvidenza si rivolge con la speranza che quattro lavoratori, maestri di sabbia, sassi e cemento (come volontari) risistemino il muro dell’oratorio che costeggia Via Madonna dei Lumi. Nella lettera il parroco non manca di fare degli appelli: il primo per i chierichetti ai quali deve essere ridata vita perchè sono in calo; il secondo riguarda una lacuna da colmare: arrivare tutti a Messa in tempo.Alessandro Boncompagni