Vita Chiesa

Quarant’anni fa il Concilio

di Vittorio CitterichPapa Giovanni dette il primo annuncio del Concilio il 25 gennaio 1959. Getto un «piccolo seme», disse a cardinali e prelati, dobbiamo farlo crescere. La crescita fu faticosa, talvolta contrastata dal timore romano di spingere la Chiesa fra i marosi. La preparazione durò tre anni. In gran parte segreta o, almeno, riservata. L’arroccamento in difesa sembrava, a molti, una scelta obbligata in un mondo spaccato in due dalla guerra fredda est-ovest. Eppure, da quel giorno del piccolo seme di Giovanni XXIII, il terreno gelato si spezzò. Si scoprì, sotto la crosta, una trascurata vitalità dell’universalismo cristiano che emergeva da popoli nuovi, in Africa, in Asia, nell’America latina e rinnovava le antiche cristianità dell’Europa.

In occidente ma anche in oriente, pur sotto il peso della persecuzione ateistica. Anzi proprio la crescente sclerosi culturale del marxismo-leninismo dava un sapore di novità e di speranza alle parole cristiane. In questo senso la scelta di fondo di un Concilio che doveva essere essenzialmente «pastorale», mostrando in positivo la vitalità degli orientamenti cristiani piuttosto che rinnovare condanne, derivava da una consapevolezza della situazione mondiale più acuta e lungimirante dei timori politici ed anche ecclesiastici che accolsero l’annuncio della convocazione conciliare come un pericolo minaccioso per la compattezza del «blocco» occidentale. Papa Giovanni, del resto, già con la «Mater et magistra» e con la «Pacem in terris», si era mostrato attento lettore dei «segni dei tempi».

La «medicina della misericordia» era dunque più adeguata ai tempi dei rigori della severità. «Al mondo smarrito, confuso, ansioso sotto la continua minaccia di nuovi spaventosi conflitti, il prossimo Concilio è chiamato ad offrire una possibilità per tutti gli uomini di buona volontà di avviare pensieri e propositi di pace», disse Giovanni XXIII, il giorno di Natale 1961, indicendo ufficialmente il Vaticano II. E il giorno della solenne apertura, l’11 ottobre del 1962, avvertiva che talvolta gli «ferivano le orecchie» le suggestioni di coloro che «nei tempi moderni non vedono che prevaricazione e rovina». E precisava: «A noi sembra di dover dissentire da codesti profeti di sventura che annunziano eventi sempre infausti, quasi che incombesse la fine del mondo. Nel presente momento storico – aggiungeva – la Provvidenza ci sta conducendo ad un nuovo ordine di rapporti umani che, per opera degli uomini e per lo più al di là della loro stessa aspettativa, si volgono verso il compimento di disegni superiori e inattesi; e tutto, anche le umane avversità, dispone per il maggior bene della Chiesa».

Insomma Papa Giovanni intuiva che il Concilio sarebbe stato, com’è stato, un elemento decisivo di svolta epocale. Era stato Pio XII, del resto, nel giorno di San Giuseppe del 1958, in uno dei suoi ultimi interventi pubblici, ad avvertire nell’aria i segni di questa svolta. Parlò, infatti, di una «primavera storica» che stava subentrando alle durezze dell’inverno. Giorgio La Pira, naturalmente, colse al volo l’annuncio di quel Papa cui era affezionato nonostante talune nostre intemperanze giovanili. «Professore, che ne dice del Papa che ha l’ossessione anticomunista?». «Il Papa, mal che vada, è uno che prega». In qualche misura, con i convegni sulla pace (il primo è del 1952), il convegno dei sindaci delle città capitali, i colloqui mediterranei e le altre iniziative di Palazzo Vecchio, La Pira anticipava molti temi che sarebbero emersi nel Concilio. Del resto collegava esplicitamente i suoi progetti al Concilio dell’unione, Ferrara-Firenze 1439. «Si allietino i cieli ed esulti la terra, Occidente ed Oriente hanno trovato l’unità sulla pietra angolare che è Cristo».

E così, nel settembre del 1962, un mese prima dell’apertura del Vaticano II, ne prevedeva gli esiti e gli impulsi: «Scompare la guerra, fiorisce la pace, emergono i popoli, si unifica il mondo, crollano le ideologie, ed emerge ogni giorno di più sul mondo, quasi per illuminarlo, la Chiesa». C’era sempre una quota d’utopia o, per meglio dire, una forza in più di speranza teologale nelle intuizioni di La Pira. In una situazione mondiale in cui ritornano rigori d’inverno che insidiano l’avvento della «primavera storica», ripensando al Concilio ne abbiamo ancora bisogno.

La schedaL’annuncio a sorpresaIl 25 gennaio 1959, Giovanni XXIII, ad appena tre mesi dall’elezione (28 ottobre 1958), nella Basilica di San Paolo in un’allocuzione a 17 cardinali presenti a Roma annuncia che «per andare incontro alle presenti necessità del popolo cristiano, ha deciso di convocare un Sinodo diocesano dell’Urbe, un Concilio ecumenico per la chiesa universale, e di procedere all’aggiornamento del Codice di diritto canonico, preceduto dalla promulgazione del Codice di diritto orientale». L’annuncio sorprende tutti. «L’Osservatore Romano», il giorno dopo, ne dà notizia in poche righe e senza titolo. La fase preparatoriaGiovanni XXIII con il motu proprio «Superno Dei nutu» avvia la preparazione del Concilio, che si protrae per due anni (dal 5 giugno 1960 all’11 ottobre 1962). Vengono create 11 commissioni e tre segretariati. La pubblicazione della bolla «Humanae Salutis», il 25 dicembre 1961, indice ufficialmente il Concilio per il 1962. La data di apertura del Concilio per l’11 ottobre 1962 è fissata dal Santo Padre con il motu proprio «Consilium diu» del 2 febbraio 1962. Intanto, nel luglio dello stesso anno, vengono inviati ai partecipanti al Concilio gli schemi, per eventuali osservazioni. Il 6 settembre 1962, Giovanni XXIII, con il motu proprio «Appropinquante Concilio» (recante la data del 6 agosto), stabilisce e promulga il regolamento del Vaticano II, nominando il consiglio di presidenza composto da 10 cardinali e il segretario generale. L’apertura l’11 ottobre 1962L’11 ottobre 1962 prendono parte alla seduta inaugurale 2540 padri conciliari, 129 religiosi superiori generali dei loro ordini, gli osservatori delle altre confessioni cristiane rappresentate da 46 osservatori e 8 ospiti e le 85 delegazioni ufficiali di governi o organizzazioni internazionali. Queste cifre naturalmente varieranno nel corso dei periodi ma la percentuale non va mai al di sotto dell’80%. La presenza dei padri conciliari si manterrà sopra alle 2100 unità. Le sessioni e la morte del PapaIl Concilio ha avuto 10 sessioni (solo una, la prima, sotto Giovanni XXIII) celebrate in 4 periodi. Tra il primo e il secondo periodo, aperto il 29 settembre 1963, muore Papa Giovanni (3 giugno 1963), e viene eletto Paolo VI (21 giugno 1963). Complessivamente il Vaticano II ha emanato 4 costituzioni, 9 decreti, 3 dichiarazioni.