Con questi ragazzi che incontro settimanalmente insieme a Silvia, fino all’anno scorso, tutto filava liscio. Ma adesso i ragazzi sono diventati difficili: non si può più proporre un argomento senza che qualcuno di loro lo metta in discussione. Il problema principale è quello di riuscire a cogliere la loro attenzione che viene sempre messa a repentaglio dalla loro esagerata esuberanza che sfocia sempre in un ridicolizzare tutto quello che io e Silvia proponiamo. Non sono tutti così in questo gruppo di undici ragazzi però quelli che fanno confusione creano un clima che diventa sempre più incandescente. Sono demoralizzato e mi sento incapace di risolvere questo problema, forse non sono più adatto a fare il catechista e sto solo perdendo tempo. Sono fiducioso nel ricevere un vostra risposta e vi ringrazio per il servizio che state svolgendo nella nostra diocesi.GiulioCaro Giulio,anzitutto un messaggio urgente: non abbandonare la «barca», ma continua a remare. Prima di darvi qualche consiglio, vogliamo dirvi una cosa che ci sta particolarmente a cuore: voi vivete di fede e seminate nella speranza. Nonostante le difficoltà che incontrate, voi non state perdendo tempo; e questo non perché, come «martiri», vi state guadagnando il paradiso, ma perché siete impegnati in una straordinaria avventura. Nel vostro piccolo, voi siete chiamati a compiere un «miracolo»: cambiare gli occhi e il cuore dei vostri ragazzi. Fare «miracoli» non è facile, ma neppure impossibile. E voi il miracolo lo state già compiendo.Per i vostri ragazzi voi siete persone strane, decisamente alternative: gente fondamentalmente ottimista, che non si perde in cose inutili, che non rincorre le mode, che ci prende gusto a fare il bene. Con semplicità e naturalezza voi state mostrando che si può pensare e vivere in modo diverso rispetto a quello che fanno tutti e che i mass media esaltano: e questo non rende infelici, ma al contrario è la via giusta per realizzarsi nella verità.I ragazzi hanno difficoltà a stare attenti e ad ascoltare? E se mostraste che voi siete capaci di stare attenti quando sono loro a parlare, quando dicono o vorrebbero dire qualcosa che li interessa, che sentono come problema, che sta loro a cuore? Ricordate poi che ci sono tanti modi di «parlare» oltre all’usare le parole. Se fondamentalmente il vostro parlare sarà un riprendere e riesprimere in forma più chiara, completa e matura le loro domande, nelle vostre parole sentiranno più se stessi che voi. Ovviamente voi darete anche informazioni e farete proposte: i ragazzi devono coglierle non come la ripetizione di cose scontate, ma come risposte vere alle loro domande vere.Quanto alla loro esuberanza, quando è incanalata, può essere un elemento molto positivo, perché fa supporre la presenza di fantasia, creatività, voglia di agire. Le esagerazioni si possono spesso correggere e superare, permettendo e organizzando giusti momenti di sfogo e di relax.A proposito dei leader, promotori di confusione, si può dire che, «convertiti alla causa», possono diventare alleati. Ma il problema è «convertirli», direte voi. Dedicate a essi molta attenzione, esagerate nell’avere pazienza, date fiducia, sollecitate il loro impegno, affidate qualche servizio che sia anche gratificante, pregate per loro, diventate amici. Silvia e YleniaEquipe dell’Ufficiocatechistico diocesano