Toscana

Quanto ci costa la manovra

di Claudio Turrini

«Una manovra pesante, tardiva, non strutturale e soprattutto ingiusta». È netto il giudizio del presidente della Regione Enrico Rossi sulla manovra biennale predisposta dal ministro Tremonti, arrivando ad ipotizzare anche un ricorso alla Consulta sulla sua costituzionalità. E plaude a Roberto Formigoni che nella riunione dei presidenti delle Regioni si è fatto portavoce del malumore dei colleghi: «Il modo con cui il presidente della Regione Lombardia si sta battendo contro la manovra del governo e contro i tagli insostenibili ai servizi sociali, al trasporto pubblico, all’assistenza, all’agricoltura, fino alla sanità è davvero esemplare».

Un fronte compatto quello delle Regioni, pur con qualche distinguo da parte dei leghisti Cota e Zaia. In loro appoggio è sceso anche Umberto Bossi: «È un bel problema la manovra», ha dichiarato, «non per il federalismo che non viene toccato, ma perché le regioni si sentono nude, sentono di avere troppo poco. Bisognerà trovare la via per aiutare le più virtuose».

E lunedì scorso Roberto Calderoli e Umberto Bossi, nella consueta cena ad Arcore, hanno chiesto al premier che la manovra preveda appunto un meccanismo di salvaguardia per le Regioni più virtuose. Una qualche soluzione che coinvolga direttamente le Regioni nella scelta dei «tagli» da effettuare sembra che si stia profilando. Ma quello che il ministro Tremonti non vuole discutere, oltre al saldo finale di 24 miliardi in due anni, sono i grandi comparti della manovra. Che pure non piacciono agli enti locali.

«Ai Ministeri si tagliano 3 miliardi e 5 milioni di euro: a Regioni, Province e Comuni si tagliano 14 miliardi e 800 milioni di euro», ha dichiarato il presidente dell’Unione delle Province italiane, Giuseppe Castiglione. Cifre contestate dal ministro Giulio Tremonti, che al termine dell’incontro con una delegazione dei governatori ha sottolineato come i bilanci regionali «valgono 170 miliardi, dei quali 106 miliardi di euro per la sanità e sulla sanità non interveniamo. Se si tagliano 5 miliardi di euro all’anno su 170 questo vale solo il 3% ed è un peso che ci sembra sostenibile».

Di tutt’altro parere Enrico Rossi, che invita il ministro a recuperare fondi «dall’evasione fiscale, che la Corte dei Conti stima in 120 miliardi di euro all’anno, il doppio di quella che c’è in Francia e Germania» e dalla «lotta alla corruzione, che al nostro paese costa altri 60 miliardi all’anno e che blocca lo sviluppo». Per il presidente della Toscana la manovra varata per decreto dal governo è «un colpo pesante, che finirà per colpire non tanto le Regioni ma i cittadini. I tagli ai costi della politica, così tanto sbandierati, non ci preoccupano – assicura Rossi –. In Toscana abbiamo già iniziato a farli, in maniera consistente: abbiamo 10 consiglieri e 4 assessori in meno, abbiamo ridotto consulenze e strutture di supporto agli assessori, in treno si viaggia in seconda classe e in aereo in economy o low cost. Presidente, assessori e consiglieri hanno gli stipendi più bassi d’Italia». E rivendica di aver presentato in Consiglio regionale un Dpef (Documento di programmazione economica finanziaria) di «rigore e sviluppo» che prevede da subito la riduzione del 5% sulle spese di gestione, per un risparmio di 20 milioni di euro.

«La manovra del Governo potrà essere migliorata ma la Regione deve cambiare politiche, investire meglio le risorse, selezionare nuove priorità», ha replicato il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, Alberto Magnolfi, che comunque ostenta disponibilità: «A Rossi stiamo dando una mano, invitando la Giunta a risparmiare e a un utilizzo più attento delle risorse che va fatto. Stiamo dando una mano a Rossi anche dal punto di vista politico perché abbiamo sempre detto che la manovra del Governo non è un tabù intoccabile. Ci sono ovviamente dei margini di miglioramento, ma bisogna partire dalla consapevolezza che tutti devono fare la propria parte. Il momento è difficile in tutto il mondo e altri paesi stanno pagando manovre fino a 5 volte più severe della nostra».

Tra le controproposte, che per il Pdl porterebbero a risparmi dieci volte superiori, l’abolizione delle Società della salute, dell’agenzia Sviluppo Toscana e della Fondazione sistema Toscana, il taglio alle sedi estere, l’azzeramento delle consulenze e la dismissione delle partecipazioni a società che non producono beni e servizi collegabili a finalità istituzionali.

In mutante contro i tagli

«Il Governo ci ha lasciato in mutande». Otto sindaci della Valdisieve e del Valdarno Fiorentino hanno scelto la provocazione per protestare contro i tagli previsti dalla manovra del governo, facendosi fotografare con tanto di fascia tricolore, ma senza pantaloni. Con loro anche il presidente della comunità montana Montagna fiorentina, Tiziano Lanzini, e quello di Uncem Toscana (Unione dei comuni montani), Oreste Giurlani.

Sono proprio i Comuni a soffrire maggiormente per la manovra. Secondo dati dell’Anci, dal prossimo anno potranno spendere in media 150 euro in meno per ogni cittadino. Ma la situazione è molto diversificata per il combinato della recente manovra con il «patto di stabilità» già in vigore dal 2008 per i Comuni con più di 5 mila abitanti. I Comuni – al pari delle Province – devono infatti migliorare ogni anno di una certa cifra il saldo di bilancio, aumentando le entrate e diminuendo le uscite, pena severe sanzioni (come il blocco totale delle assunzioni).

Ma sul fronte delle entrate la possibilità di aumentare le tasse è bloccata fino a tutto il 2011 e gli oneri di urbanizzazione risentono della crisi del mattone. Perché il saldo totale sia positivo, oltre a far pagare di più i servizi, è necessario perciò ridurre le spese. Inefficienze e sprechi ci sono senz’altro, ma è difficile poter tagliare solo quelli. Nel triennio 2009-2011 i Comuni dovranno ridurre la spesa totale di circa il 9% e considerando che la spesa corrente è difficilmente contraibile a risentirne sarà la spesa per investimenti che si potrebbe ridurre di almeno il 30%.

Non c’entra qui il colore politico. Gli amministratori di centro-destra e quelli di centro-sinistra sono concordi. Questa manovra – afferma un comunicato del direttivo nazionale dell’Anci, approvato all’unanimità, «se non sarà profondamente corretta, risulterà del tutto insostenibile, iniqua e produrrà pesanti effetti sulla vita dei cittadini, anche perché obbliga i Comuni a tagliare i servizi essenziali per le famiglie». Oltre a scendere in piazza il 23 giugno, assieme a Province e Comunità montane, l’Anci, guidata dal sindaco di Torino Sergio Chiamparino, si è appellata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Quattro le richieste di correzione avanzate, fermo restando i saldi complessivi della manovra: «il riequilibrio dei tagli di spesa fra i livelli di governo, con una maggiore riduzione delle spese di funzionamento dei ministeri; la revisione del patto di stabilità secondo criteri di equità distributiva, virtuosità ed efficienza; una significativa riduzione del peso finanziario a carico dei Comuni della manovra, a partire dal 2010; l’attribuzione ai Comuni di una quota certa delle risorse che saranno recuperate dal contrasto all’evasione fiscale».

La scheda: I tagli agli enti locali

REGIONE  TOSCANA320 milioni nel 2011360 milioni nel 2012ALTRI ENTI LOCALI150 milioni nel 2011250 milioni nel 2012TOTALE TOSCANA470 milioni nel 2011610 milioni nel 2012CONSEGUENZE PER I COMUNI(il 70% dei trasferimenti da Stato a Regione sono poi trasferiti agli enti locali)350 milioni nel 2011500 milioni nel 2012I tagli per settoreTRASPORTILa Regione spende ogni anno quasi 500 milioni: 246 milioni per i bus (soldi trasferiti alle Province), 200 per il servizio ferroviario gestito da Trenitalia e 16 per il trasporto marittimo. Il taglio potrebbe incidere per quasi 200 milioni.CULTURA, ISTRUZIONE E FORMAZIONEA 45 milioni potrebbe ammontare il taglio su cultura, istruzione e formazione. La Regione aveva a disposizione 53 milioni l’anno, spesi in parte per i voucher e gli asili nido ad esempio. ECONOMIASull’economia gli attuali 58 milioni potrebbero ridursi a 9 (con il possibile azzeramento delle risorse per l’agicoltura che la Regione trasferiva alle Province) e dei 9 destinati ad ambiente, energia e rifiuti ne potrebbero rimane solo 2. SPESA SOCIALELa Regione Toscana aveva stanziato 80 milioni per l’assistenza agli anziani non autosufficienti, un progetto pensato per accrescere i servizi finora offerti. Se non vorrà intaccare quel fondo, la Regione sarà costretta a tagliare altrove.