Cultura & Società
Quando Lucano parla pratese
E Cesare disse: «Noi siamo la prima preda degl’impazanti, e convienci essere gli primi armati». Non capita spesso di leggere una sentenza dell’austero condottiero romano declamata in puro dialetto pratese arcaico, e ancora di più non è usuale godere il fascino della Farsaglia, la maggiore opera di Marco Anneo Lucano (39-65 d.C.), trascritta integralmente in volgare toscano. Il poema latino, incompiuto, noto anche come Bellum Civile, o Pharsalia, racconta la guerra civile tra Cesare e Pompeo, culminata appunto nella battaglia di Farsalo che vide la vittoria di Cesare, la sconfitta di Pompeo e con essa la fine a Roma dell’era repubblicana e l’inizio di quella imperiale.
Il merito della volgarizzazione spetta a ser Arrigo Simintendi, un notaio pratese cultore della classicità romana, vissuto nella prima metà del Trecento, e già volgarizzatore delle Metamorfosi di Ovidio. Fino al 1969 di Simintendi conoscevamo solo la resa in volgare di Ovidio, ma proprio nel 1969 Gianfranco Contini annunciò che il traduttore dell’opera ovidiana e quello della Farsaglia di Lucano erano ,quasi certamente, la stessa persona. Il lavoro di trascrizione dell’opera ha rischiato di non essere portato a termine ma, dopo molti anni, l’iniziativa congiunta dei Bibliofili Pratesi e dell’Accademia della Crusca, ha investito Laura Allegri, allieva pistoiese di Gianfranco Contini, del compito di portare alla luce l’opera tradotta di Lucano. Settecento anni dopo la sua stesura, l’unico esemplare del Lucano volgarizzato, oggi conservato nella Biblioteca Riccardiana di Firenze, ha visto la pubblicazione.
Il codice Riccardiano 1548, che non reca il nome del suo autore, contiene la traduzione integrale e più fedele dei dieci libri che compongono il poema lucaneo, opera amatissima ma ostica per la maggior parte dei lettori. La resa quindi in lingua pratese è un chiaro segnale del formarsi, già nel Trecento, di quel senso della classicità che sarà proprio della corrente umanistica. Il lavoro di Laura Allegri ha confermato l’ipotesi che a tradurre fosse proprio un pratese e la concordanza di molti elementi linguistici ha permesso di identificare il volgarizzatore con ser Arrigo Simintendi. Intento del lavoro di Laura Allegri è quello di mettere a disposizione dei lettori un testo critico della Farsaglia, che avvicini un pubblico più vasto ad una lettura certamente tecnica e specialistica. L’opera ha una notevole importanza letteraria perché, insieme ad altri volgarizzamenti di classici latini, testimonia la lenta e complicata formazione di una prosa in lingua volgare. I volgarizzatori, che traducono quasi alla lettera, si misurano con i grandi modelli della letteratura classica, plasmando il volgare sull’altissima poesia latina, cercando di rendere al meglio in prosa la vivacità e le sfumature della lingua poetica.
F. B.
Nel suo intervento, Serianni si è soffermato sul fervore culturale presente nella Prato trecentesca, con le sue scuole di grammatica e di matematica, capace di portare la lingua parlata tra le sue strade ed i suoi vicoli ai più alti livelli espressivi, tali da permettere una traduzione dei classici latini che non intacca la bellezza del testo originale. L’interesse per questo volume va quindi oltre il contenuto del testo proposto, fissando invece l’attenzione del lettore sull’estetica del linguaggio descritta analiticamente dalla curatrice, Laura Allegri, in una ricca introduzione linguistica e filologica.