Certo, basta entrare nel nuovo museo della pieve di San Giuliano, a fianco della Collegiata di Castiglion Fiorentino, che sarà inaugurato domenica 26 novembre alle 16 dal Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, monsignor Gualtiero Bassetti.Ricavato nel transetto della chiesa quattrocentesca, il museo che raccoglie oltre cento opere fra tele, tavole, affreschi, sculture, paramenti sacri e oggetti d’oreficeria che erano sparse all’interno della Pieve o nelle chiese della parrocchia e del vicariato offre un vero e proprio viaggio artistico scandito secondo il calendario ecclesiastico. Un itinerario con cui viene ripercorsa la storia della salvezza partendo dall’Annunciazione, passando per il Natale e il mistero pasquale, toccando il tema del battesimo e approdando al cuore dell’Apocalisse. «L’esposizione – spiega il parroco della Collegiata, don Giovanni De Robertis – intende collegarsi a tutta la vita della comunità cristiana e documenta visibilmente il percorso fatto lungo i secoli dalla Chiesa nel culto, nella catechesi, nella cultura e nella carità». L’allestimento che ha richiesto due anni e mezzo di lavoro ed è costato quasi un milione di euro è stato preceduto dal recupero della «Pieve Vecchia», come la chiamano familiarmente i castiglionesi, che per quattro secoli è stata la chiesa del paese e che a metà Ottocento fu in parte demolita. Infatti, quando venne deciso di costruire la nuova Collegiata, fu abbattuto il corpo longitudinale che occupava l’attuale piazza. Rimase in piedi soltanto il transetto che per oltre cento anni è servito come deposito e che veniva utilizzato quando c’era da servirsi del fonte battesimale. Ed è qui che è stato creato il museo risanando con cura certosina la struttura devastata dall’umidità e dagli interventi di metà Ottocento. Un intervento che ha una genesi singolare. A lanciare l’idea di un polo d’arte sacra nella storica pieve è stata una tesi di laurea in architettura: quella di Lucia Massini che, a distanza di qualche anno dalla discussione del suo elaborato, è diventata la mente del recupero curando il progetto architettonico, la direzione dei lavori e il progetto di allestimento.Il percorso si apre con una sezione dedicata a Maria in cui sono esposti una Annunciazione su tela di Ottavio Vannini che è datata 1621 e che proviene dalla chiesa della Santissima Annunziata e una tavola con una Madonna col Bambino in trono tra i Santi Stefano e Bartolomeo degli inizi del Cinquecento attribuita da Mario Salmi all’aretino Agnolo di Lorentino dove compaiono nelle vesti di Santo Stefano anche le scene dell’Annunciazione e della Natività. Accanto la statua della Madonna della Cintola ornata con abiti del Settecento che veniva portata in processione per la festa che cadeva la domenica successiva al 28 agosto. Di fronte alla scultura un pezzo di raro valore: la Tonacella di Petreto indossata dai diaconi che risale al Quattrocento e che nel suo tessuto ha impresso una Natività con la scritta «Verbum Caro Factum Est».La prima cappella che si incontra è quella di San Francesco e San Donnino dedicata alla tema della Passione. Nella cappella sono state ricollocate le tre tele del Seicento: il Niccolò V che ritrova il corpo di San Francesco attribuito all’aretino Bernardino Santini, l’Incoronazione di spine attribuita al fiorentino Agostino Melissi e La Flagellazione attribuita a Francesco Morosini. Al centro del museo, nella Cappella del Coro in cui era stato issato l’altare maggiore, si trova la sezione sul mistero pasquale. Le opere d’arte ruotano attorno al Crocifisso attribuito allo scultore Niccolò di Smeraldo Salvi. Sono dello stesso autore il Cristo alla Colonna scolpito sul legno nel 1617 e il Cristo risorto eseguito per la Compagnia della Buona Morte. Nella cappella possono essere ammirati anche due affreschi di inizio Settecento del fiorentino Niccolò Lapi, Cristo e la Veronica e l’Innalzamento della croce, e due tele, risistemate nelle loro cornici a stucco e attribuite a Salvi Castellucci, San Girolamo e San Giovanni Battista. Ai piedi dei dipinti sono sistemate le vetrine che raccolgono pianete, stole, manipoli, veli da calice e le oreficerie liturgiche che vanno dal Quattrocento all’Ottocento e che includono calici, ostensori e turiboli.Opera principe del museo è l’affresco (ancora in corso di restauro) di Luca Signorelli con il Compianto su Cristo morto che è ospitato nella cappella del Sacramento in cui è collocato il fonte battesimale della seconda metà del Quattrocento. Filo conduttore della sezione: il battesimo nell’economia della salvezza il cui rito era il culmine dell’annuncio del mistero pasquale nella Chiesa apostolica. Altro preziosismo è la Madonna di Petrognano, mirabile statua lignea della Vergine Incoronata che rimanda alla visione escatologica della Chiesa trionfante. La visita si conclude, secondo il percorso liturgico, con il tema della salvezza finale esemplificato dal dipinto di San Michele Arcangelo di Salvi Castellucci che è anche il simbolo del Comune di Castiglion Fiorentino.Il taglio del nastro è previsto alle 16 di domenica. Sarà presente il coro «Banchetti» di Capolona. A fianco del museo è stato ricavato l’archivio parrocchiale con oltre seicento volumi che vanno dal Cinquecento ai decenni scorsi. L’archivio ha postazioni computerizzate. L’intervento di recupero è stato possibile grazie al contributo della Banca Valdichiana – Credito Cooperativo Tosco-Umbro.Giacomo Gambassi