Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Quando l’arte e la danza sono al servizio della vita.

Non è facile trovare artisti o personaggi dello spettacolo impegnati nella difesa della vita. Accanto ad una bella canzone di Renato Zero La vita è un dono potremmo scoprire che Pupi Avati ha avuto una conversione adulta alla causa pro life: invitato ad un convegno scientifico e colpito da un filmato che documentava le fasi iniziali dell’esistenza di un uomo, si dichiarava sconcertato di come queste immagini non vengano proiettate in tutte le scuole, mentre «ci rompono le scatole dalla mattina alla sera per farci vedere come nascono i fenicotteri o la patata americana». Commosso di fronte alla bellezza e al mistero della vita, il regista sottolineava che «l’ala della poesia e dell’arte si può integrare con la ricerca scientifica» concludendo che «non c’è vera scienza che non sia arte e non c’è arte che non sia anche scienza».Nella latitanza delle celebrità ci si accorge che esistono invece due bravi artisti toscani i quali, dai tempi del referendum sulla legge 40, stanno mettendo la loro professione a servizio del Vangelo della vita. Hanno inventato una cosa unica nel suo genere: dove la poesia celebra a due voci la grandezza dell’amore coniugale e lo stupore per la vita nascente, dove la ballerina si muove sotto una gigantesca ecografia tridimensionale e poi recita il monologo struggente di una mamma che ha accolto un neonato terminale. Alla fine, dopo aver guardato il loro babbo cantare l’umiltà davanti al Creatore, anche i figli entrano in scena per un girotondo musicale che esprime la gioia di essere famiglia (una sintesi video si trova su http://mpvtoscanagiovani.blogspot.com/2007/11/in-scena-la-vita.html).E’ un mix formidabile che riesce a coniugare il registro del bello con i contenuti del bene: grazie al linguaggio potente dell’arte, i due coniugi trasmettono un messaggio che inchioda la platea e suscita lacrime salutari. Ciò che colpisce lo spettatore è l’assenza di finzione scenica: quei due che si cercano con gli occhi mentre volteggiano nella danza, non sono attori ma due sposi veri. Con i loro tre bambini che, seduti su palco, li stanno a guardare e ascoltano il loro racconto d’amore. Lui è un coreografo e insegnante di danza, con esperienza in una delle più famose compagnie italiane di musical; lei ballerina e attrice, ha studiato in una delle accademie di danza più importanti al mondo: l’Alvin Ailey Dance School di New York. Due artisti professionisti che potevano essere già da tempo affermati e che invece si sono fermati, di fronte al desiderio di formare una famiglia cristiana. Antimo e Cinzia avevano davanti una carriera promettente che forse li avrebbe portati su palcoscenici di lusso. Invece hanno scelto di incamminarsi nella fede, reinventandosi una vita a Firenze, nella fatica quotidiana e nella gioia di una famiglia normale. Poi qualche anno fa si sono interrogati se quel loro talento artistico fosse potuto servire in qualche modo all’Evangelium Vitae. Da qui l’idea di portare In scena la vita. Un’idea nata in semplicità ma che presto è diventata più grande di loro, riscuotendo un immediato successo che ha provocato già quaranta repliche nei teatri di tutt’Italia. Con il Movimento per la Vita hanno varcato anche la soglia del Parlamento europeo e Strasburgo per due anni si è inchinata di fronte a questa loro difesa della vita. E’ come se tutto ciò cui avevano rinunciato per amore dei loro figli, il Signore glielo stesse restituendo a tempo debito. Così, dal Cantico dei Cantici ci accompagnano al valore della maternità, all’accoglienza della vita fragile, diversa, down. Passando dalle parole di Giovanni Paolo II e Madre Teresa ad un cortometraggio con la testimonianza di una ragazzina incinta, ci aiutano ad aprire gli occhi su uno degli angoli più bui della nostra civiltà, dove i numeri scandalosi dell’aborto non sono più compatibili con un problema di coscienza privata. Lo spettacolo di Antimo e Cinzia, insieme alla loro storia personale, è una splendida lezione che incarna il capitolo quinto del «Compendio della dottrina sociale». Una lezione da non perdere lunedì 30 giugno alle 21, al teatro Signorelli di Cortona.Davide Zanelli e Marina Bicchiega movimento culturale Casa Betlemme