Relatori sono stati il dottor Roberto Nasorri della cooperativa «Etruria Medica» e il dottor Roberto Borghesi, medico psichiatra dell’Asl8, che hanno affrontato l’argomento: «Alcol: uso e abuso». Il pubblico era costituito soprattutto da giovani, più pronti a recepire questi approfondimenti che hanno come obiettivo un approccio ragionato e critico alle abitudini quotidiane, che vengono vagliate al fin e di metterne in luce i comportamenti che, a breve o a lungo termine, costituiscono un rischio per la salute.Durante l’incontro i due medici hanno affrontato il problema della dipendenza dall’alcol, assunto sia nelle bevande a bassa gradazione, sia in quelle a gradazione superiore: diverse dunque le tipologie dei consumatori, diverse le fasce di età interessate. E’ stato rilevato che in Toscana, come nel resto d’Italia, è piuttosto diffusa la dipendenza dall’alcol, intesa come consumo abituale, sia come dipendenza vera e propria, con l’aggravante che l’alcolista non esprime il suo disagio e difficilmente chiede aiuto; di solito sono i familiari a parlare con il medico o è il medico stesso che, in seguito ad analisi o a conoscenza di sintomatologie tipiche, affronta l’argomento con il paziente.Il problema è costituito dal fatto che vino e liquori sono alla portata di tutti, per cui si instaura una dipendenza di tipo fisico, psicologico e sociale, in quanto si beve volentieri in compagnia. Il dottor Nasorri e il dottor Borghesi hanno chiaramente spiegato che l’alcol crea dipendenza in quanto momentaneamente fa star bene, ma la quantità richiesta aumenta sempre e i danni fisici diventano irreparabili: vengono colpiti il fegato fino alla cirrosi, lo stomaco che presenta un carente assorbimento degli alimenti, il sistema nervoso che provoca lesioni irreversibili alla memoria, delirio e allucinazioni negli stadi più avanzati, e il sistema riproduttivo con la probabilità di avere figli disabili.Il quadro descritto dai due medici è stato allarmante anche perché il consumo di alcol, sotto diverse forme, è sempre più diffuso tra i giovani. In Italia l’abuso dell’alcol ha trovato una forte attenzione da parte dei gruppi di auto-aiuto, come gli «Alcolisti Anonimi», il cui lavoro si basa sul diretto coinvolgimento e sulla piena consapevolezza e responsabilità della persona. Dal punto di vista sanitario, il primo referente è il medico di base, quindi le strutture del Sert perché il problema rientra nel campo psichiatrico e il percorso di ritorno alla normalità, molto arduo da percorrere, deve coinvolgere i familiari e deve essere sostenuto da una forte motivazione. Il dottor Nasorri ha affermato con chiarezza che l’alcol fa male: al massimo, data l’azione protettiva dei polifenoli contenuti nel vino, si può tollerare un bicchiere divino durante il pasto, ma niente di più. In conclusione, è stato auspicato un serio lavoro di rete con associazioni e strutture sociali al fine di sensibilizzare le persone sui problemi legati all’alcol e poter così raggiungere un sempre maggior numero di persone. di Mara Jogna Prat