Arezzo - Cortona - Sansepolcro

QUANDO IL GIOCO D’AZZARDO DIVENTA UNA PATOLOGIA.

E’lecito fare scommesse o giocare d’azzardo? La legge lo consente dopo apposita autorizzazione, come per la vendita di alcoloci e di tabacchi. È una riflessione che sto iniziando a fare dopo aver appreso la notizia dalla cronaca locale della chiusura in città di una sala scommesse ordinata perché il gestore non aveva l’apposita autorizzazione. Però non tutto ciò che è permesso dalla legge è buono in sé. Nella fattispecie, per ben ragionare, bisogna distinguere il gioco d’azzardo fisiologico da quello patologico. Il fare un pokerino fra amici con posta bassa e con rilanci morbidi che non ti facciano e facciano danno, il tentare ogni tanto la sorte con scommesse su i cavalli o le squadre di calcio non fa male a nessuno. Ma attenti che quello che può iniziare come gioco innocente può diventare, almeno in certe persone ed in certe contingenze di vita ed in modo spesso insidioso, una grave malattia personale e sociale. Appunto il gioco d’azzardo patologico. Questa è una situazione di doping psicologico per cui il giocare, lo scommettere, il tentare la sorte, il mettersi in continue avventure e rischi per provare l’ebrezza emotiva ed eccitatoria, diventa una mania ed il sottrarsi ad essa scatena sintomi di irrequietezza e di malessere simili ad una sindrome di astinenza che emerge dopo la sospensione di droghe.Allora ciò che è occasionale diventa persistente, ciò che è divertimento diventa tragedia e lo diventa quando il giocatore sacrifica i doveri di familiari e professionali all’ebrezza del giocare ed al tentativo continuo di rincorrere le perdite per ritornare, come si dice, nel suo e magari fare una grossa vincita che lo ripaghi di una vita che lui sente senza senso, di una vita di frustrazioni e di uno scarso riconoscimento sociale. Allora la chiusura di una sala di scommesse può essere una buona notizia, a meno che, i suoi avventori non incomincino a frequentare bische clandestine il che sarebbe peggio. A questo punto mi sorge una domanda più vasta e più profonda.Vogliamo progettare e perseguire un modello di società che incentivi le virtù o piuttosto una che regolarizzi i vizi?Gherardo Giorni