Vita Chiesa
Quando il fidanzamento diventa «tempo di grazia»
Quando un uomo e una donna, con le loro similitudini e le loro differenze, si innamorano l’uno dell’altra, e iniziano un progetto di amore che ha come orizzonte tutta la vita, entrano in stato meraviglioso di stupore e di benessere. Infatti, sentire pulsare il cuore per una persona amata, ancor più se si è ricambiati, fa avvertire sensazioni ed emozioni straordinarie. Così, tra due innamorati e il Dio dell’Amore, il passo è davvero breve. Noi crediamo, infatti, che sia Dio la fonte di quella passione che pulsa nel cuore di due innamorati.
Negli ultimi anni in molte Diocesi italiane sono stati fatti grandi passi per migliorare la preparazione immediata di quelle coppie che si presentano a chiedere il matrimonio in chiesa. In molti casi si è passati dall’incontro con lo psicologo, il medico, l’avvocato e il sacerdote, a delle vere e proprie equipe formate da alcune coppie che, con un presbitero, accompagnano i fidanzati in un piccolo itinerario di fede. Per alcuni aspetti, però, siamo ancora fermi ad uno schema che nasce dal Documento della Cei Evangelizzazione e Sacramento del Matrimonio che è del ’75. Oggi viviamo, rispetto a oltre trenta anni fa, una profonda crisi di fede e una frammentarietà culturale che sembra aver fatto perdere al giovane contemporaneo la bussola di orientamento. Spesso si vive una solitudine affettiva anche all’interno della coppia: una continua sensazione di naufragio del cuore e di incapacità ad assumere alcun tipo di decisioni stabili. L’età dell’adolescenza si è ampliata e sovente ci si ritrova trentenni e ancora incapaci di lasciare la propria famiglia e di entrare nell’età adulta.
Si passa da fidanzamenti molto lunghi che non riescono a sbocciare in un vero progetto di vita, a giovani che continuamente iniziano nuovi rapporti nell’illusione di fuggire alle difficoltà di una relazione stabile. Lo stesso termine «fidanzamento» è caduto in disuso; si preferisce dire che ci si frequenta, si sta insieme, si sta avendo una storia.
Oramai è per tutti evidente che molte coppie che chiedono il matrimonio si riavvicinano alla Chiesa dopo anni di lontananza, e la preparazione immediata è quindi completamente insufficiente. Nel migliore dei casi, può far riappassionare alla Chiesa e divenire così l’occasione per iniziare un cammino. Ciò che serve in realtà è una preparazione al matrimonio che parta da lontano.
Nella mia Diocesi, che è quella di Grosseto, si è appena concluso un itinerario di «preparazione remota» per coppie che non avevano fissato una data di matrimonio. È durato circa tre anni ed è stato un’esperienza ricchissima. Anche perché provenivano da Movimenti diversi portando la ricchezza delle varie esperienze di fede e dei vari carismi presenti oggi nella Chiesa. La maggior parte ultimamente si sono sposate ed entrate a far parte dei Gruppi Famiglia, una di loro si è sciolta perché hanno capito durante gli incontri che non erano chiamati a sposarsi, e due di loro sono ancora fidanzati.
Stiamo inoltre pensando di realizzare, in collaborazione con il Servizio diocesano di pastorale giovanile, degli itinerari di «educazione all’Amore» per la fascia degli adolescenti. Sta emergendo con chiarezza la necessità di lavorare in rete, tra i vari uffici pastorali. Questa è la vera sfida che ci attende per i prossimi anni, anche nelle singole Diocesi, superando la logica dei compartimenti stagno.
Per accompagnare i fidanzati non servono infatti dei conferenzieri, ma coppie e sacerdoti che insieme, in un lavoro d’equipe, aiutino a fare una vera esperienza di Chiesa, cioè una riscoperta del Battesimo in chiave nuziale. Certo che bisogna dare anche contenuti profondi e saporiti; ma soprattutto si deve mostrare un’esperienza concreta di coppia e di famiglia. Cioè, come diceva Paolo VI, più che maestri occorrono testimoni, o meglio, maestri che siano autentici testimoni.
Prima di tutto è necessario aiutare l’intera comunità parrocchiale a divenire partecipe dell’importanza della Pastorale dei Fidanzati. Spesso, quando una coppia si presenta dal parroco per la pratica matrimoniale, magari dopo un tempo di convivenza, quella è la prima occasione, dopo molti anni, di riavvicinamento alla comunità ecclesiale: occasione unica! Oltretutto, per ragioni di prenotazione della chiesa o del ristorante, spesso si viene molto tempo prima. Il parroco non può rimandare via quei fidanzati, dopo aver fissato la data in agenda, dicendo loro di tornare qualche mese prima del matrimonio. Soprattutto non può fare da solo in questa fase, ma magari può presentare a quei fidanzati una «coppia angelo», cioè un marito ed una moglie che siano dei veri e propri angeli custodi che incoraggino ad esplorare la bellezza del Sacramento del matrimonio.
Certo che per poter far questo, occorrerà formare gli operatori. A Grosseto è appena iniziata una Scuola triennale diocesana per animatori parrocchiali di fidanzati. Non si tratta solo della preparazione immediata al matrimonio, ma di creare, nelle parrocchie, l’occasione per una vera e propria pastorale del tempo del fidanzamento, un attento accompagnamento che possa estendersi anche ai primi anni di matrimonio che spesso sono i più critici. Per questo non occorrono coppie perfette, ma coppie esperte della loro debolezza e della Grazia del Sacramento; coppie che siano realmente piccola Chiesa domestica, casa accogliente per coloro che stanno dispiegando le ali e tremanti si gettano nella grande avventura dell’Amore Nuziale.
Siamo di fatto abituati ancora ad una pastorale di sacramentalizzazione, ma, per chi da lungo tempo non frequenta la Chiesa, alcuni segni sacramentali risultano estranei. Mentre la coppia è «Parola di Dio fatta carne». Voglio dire che è più facile parlare dell’Amore di Dio da parte di due coniugi che si amano e vivono il perdono reciproco. Si può così aprire un percorso dove si aiuta a vivere il fidanzamento come un vero Tempo di Grazia, e si insegna a rileggere la propria storia come una vocazione che si va realizzando.
Quattro anni fa ho avuto il dono di vedermi consegnare come rappresentante dei parroci che sono in Italia, dal Segretario dei Vescovi italiani, il Nuovo Rito del Matrimonio. Non è a caso che nel terzo capitolo, dove si offre la celebrazione delle nozze per coloro che da tempo non vanno a Messa, al termine c’è la consegna della Bibbia, invitando la coppia ad un cammino sulla Parola, nell’attesa di un riavvicinamento all’Eucarestia. Infatti, la Parola trasforma i legami e li salda. Occorre aprire questo orizzonte alla coppia di fidanzati che si presenta dinanzi al Parroco, e pensa di far solo dei fogli di carta, come se il Matrimonio fosse una burocrazia. Da un po’ di tempo sono invitato annualmente dai Padri Conventuali di Assisi a tenere, con fidanzati provenienti da tutta Italia, delle giornate di spiritualità, nel luogo dove si conserva il corpo di San Francesco. Ed è veramente un incanto stare con loro presso la tomba del Serafico a basilica chiusa.
Insomma, la vera questione non sono tanto i fidanzati, ma gli operatori pastorali, cioè le coppie ed i sacerdoti da formare perché divengano veri compagni di viaggio (cum panis, cioè capaci di condividere il pane del cammino). Le nostre comunità parrocchiali sono infatti chiamate a dare un concreto segnale di avere molto a cuore coloro che, in un mondo dove aumentano le separazioni e i divorzi, stanno decidendo davanti a Dio di amarsi per sempre, e a formare quindi, operatori ben preparati per accompagnare le varie fasi del tempo di fidanzamento.
Sara e Mario