Vita Chiesa
Quando i figli se ne vanno in cielo
Poi un lutto tremendo la colpisce: sua figlia Camilla, ventun’anni appena, il 27 giugno 1991 si toglie la vita, dopo un calvario depressivo durato circa tre anni. Andreana è colpita al cuore, straziata a tal punto che mette in discussione tutto. Le sue certezze, il suo lavoro, la sua vita. È morta dentro come mamma e come psicologa. Dopo aver aiutato centinaia e centinaia di ragazzi ad uscire dal loro disagio, proprio con sua figlia ha fallito. Le conoscenze acquisite, gli studi svolti, si rivelano insufficienti, inadeguati ad affrontare un momento così drammatico. Annaspa, cerca di capire, ma non ci riesce, tenta di lavorare, rifiutando tutti i casi dove siano pazienti che chiedono sostegno per la morte di un figlio. La morte di Camilla l’ha segnata inesorabilmente, la sua esistenza non è più la stessa, anche perché involontariamente sospetta d’essere lei la causa di quella morte, si sente braccata, senza via di scampo, sente che la sua vita troverà pace solo attraverso la sua stessa morte. Si sente inadeguata, sente che non può farcela e s’interroga sul perché di quest’accanimento inesorabile nei suoi confronti. Perché, si chiede, merita tutto questo? In fondo ha sempre cercato di aiutare gli altri. Lontana da Dio, la morte di Camilla le ha lasciato un vuoto incolmabile, tanto che mentre percorre la strada che porta al cimitero, si augura qualche incidente, unica speranza rimasta. E crolla. Dopo un periodo d’iperattività distruttiva, in cui Andreana graffia tutte le pareti dei balconi di casa, passa all’immobilismo assoluto. Non si alza più dal letto. Il suo medico la costringe a reagire, ad alzarsi ed a fare almeno il giro dell’isolato ogni giorno.
In una sera piena di nebbia, prendendo una via dietro casa che va verso la periferia della città, Andreana è presa da una grande stanchezza alle gambe e dal bisogno urgente di sedersi. Vede in lontananza una piazza con al centro una chiesa. Sulla porta della chiesa, una piccola luce illumina una scritta di Marco «Venite con me, in disparte». Andreana capisce, quella non è solo una bella frase, ma è come se qualcuno le avesse fissato un appuntamento in quel luogo, in quel momento e fosse lì da tanto tempo ad aspettarla, pronto ad accoglierla. Non si sente più stanca, una nuova linfa vitale la percorre: ha incontrato il Signore. Inizialmente pensa di aprire un centro per giovani in stato di disagio, quando una donna in grave stato di depressione, colpita da un lutto recente analogo al suo, bussa alla sua porta facendole capire che quella non è la sua strada. Andreana, dopo non poche resistenze, si fa violenza per aiutarla a rielaborare il suo lutto, aprendosi inconsapevolmente la strada all’incontro con centinaia di altri genitori nella stessa tragica situazione. In lei è avvenuta una svolta ed un radicale cambiamento.
Una settimana di spiritualità cristiana organizzata «in disparte» in un luogo religioso, con tanti altri genitori colpiti dallo stesso lutto, proprio il giorno dell’anniversario della morte di Camilla, segnano l’inizio di una scuola di fede e di preghiera che prenderà il nome di «Figli in cielo» e determinano per Andreana la rinascita alla vita.
Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo. Sono per sempre simili a Dio, perché lo vedono «così come egli è». Questa vita perfetta è chiamata «il cielo» (…) Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in Cristo supera ogni possibilità di comprensione e di descrizione.
Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo. La Chiesa chiama Purgatorio questa purificazione finale degli eletti.
Gesù parla ripetutamente della «Geenna», del «fuoco inestinguibile», che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l’anima che il corpo (…) La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio (…) Dio non predestina nessuno ad andare all’inferno; questo è la conseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale), in cui si persiste sino alla fine.