Toscana
Province, prosegue il riordino delle funzioni
La Regione Toscana cambia pelle, non più solo ente di legislazione e programmazione ma anche ente che gestirà direttamente molte funzioni; e cambierà il suo rapporto con i cittadini. “Da gennaio sarà percepita in modo diverso” sottolinea convinto l’assessore alla presidenza e ai rapporti con gli enti locali, Vittorio Bugli. Oggi il Consiglio regionale si è riunito in seduta straordinaria per discutere ed approvare le modifiche alla legge di riordino delle funzioni provinciali, la legge regionale 22 di quest’anno.
Quasi mille dipendenti passano dalle Province alla Regione: 977 per l’esattezza, che potrebbero comunque rimanere a lavorare nelle stesse città dove oggi sono impiegati visto che lì saranno mantenuti uffici territoriali. Mille dipendenti che si aggiungeranno ai circa duemilasettecento, assemblea regionale compresa, in forza adesso all’ente.
Sono un quarto dei poco meno dei quattromila dipendenti che contavano le nove province toscane e la città metropolitana fiorentina: sono esclusi quanti andranno in pensione entro il 2016 e che resteranno alle Province fino al pensionamento. Saranno invece altri 75, se le Province daranno il nullaosta, gli addetti alle funzioni trasversali che si aggiungeranno ai 977 da qui alla fine del mese, con un atto stavolta di giunta. Nel caso il primo bando non fosse sufficiente, ne sarà fatto un secondo: questo grazie ad un emendamento presentato oggi durante la seduta. Il riordino riguarda anche il trasferimento delle funzioni di agricoltura dalle Unione dei Comuni alla Regione.
“Siamo stati la prima Regione a dotarsi di una legge di riordino per risolvere il nodo del riassorbimento delle funzioni e del personale delle Province – spiega l’assessore Bugli – e saremo probabilmente l’unica Regione a rispettare i termini entro il 31 ottobre: una risposta alla legge Del Rio, una scelta anche coraggiosa e per adesso unica, un modello a cui probabilmente si rifaranno altre Regioni molto più indietro nel percorso istituzionale”.
“Oggi completiamo su tutta la parte del personale il lavoro iniziato mesi fa – prosegue l’assessore -: un percorso fatto di discussioni aperte e scelte condivise. Con un emendamento del Pd viene rafforzato il ruolo della conferenza dei sindaci. Le esigenze dei sindacati sono state valutate e in parte accolte. Il lavoro svolto alla fine ci porterà a semplificare la pubblica amministrazione e a provare a offrire migliori servizi a cittadini e imprese, evitando interruzioni e disagi”. “Ci siamo mossi – continua – ispirati da sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione. L’abbiamo fatto costruendo una Regione che non sarà più solo ente di legislazione e programmazione ma anche ente gestore di molte funzioni, dall’agricoltura alla caccia e pesca, dall’ambiente alla difesa del suolo, dalla formazione professionale alla realizzazione e manutenzione della viabilità regionale”.
Crescono, con il passaggio in aula di oggi, anche le funzioni in capo alla Regione, che a quelle fatte proprie nei mesi scorsi somma ora, per quanto riguarda l’ambiente, anche aree protette, referenti provinciali e responsabili delle sale dei centri operativi antincendio boschivo, rifiuti e bonifica dei siti inquinati.
Per pagare gli stipendi dei 977 lavoratori in transito e in carico da gennaio alla Regione – oltre agli 89 che si aggiungeranno – ci sono a disposizione 41,3 milioni (22 che la Regione trasferiva alle Province e 18,8 di entrate extratributarie che entravano nelle casse della Province). Cinquecentomila saranno però utilizzati per incentivare le funzioni di controllo in capo al momento alla polizia provinciale. Il decreto-legge 78/2015 prevede il passaggio delle guardie provinciali ai Comuni per le funzioni di polizia municipale. “Ci siamo presi tempo fino al 20 novembre, grazie ad una decisione dell’Osservatorio regionale sulla legge 56 che si è riunito ieri sera, per capire meglio le esigenze delle Regioni e delle Province e per trovare soluzioni condivise”.
Turismo e forestazione a Comuni e Unioni di Comuni
Per quanto riguarda invece il turismo, compresa la statistica ed esclusa la formazione degli operatori, gli attuali dipendenti delle Province saranno trasferiti ai Comuni capoluogo, ma sulla loro operatività decideranno le conferenze dei sindaci. Le funzioni di forestazione saranno invece assegnate alle Unioni dei Comuni, che già le esercitano sul proprio territorio. Sono nove, una per provincia (Firenze escluso): ovvero l’Unione dei Comuni del Pratomagno per Arezzo, l’Unione di Comuni Montana Colline Metallifere per Grosseto, l’Unione di Comuni Montana Colline Metallifere per la Livorno, l’Unione dei Comuni Media Valle del Serchio per Lucca, l’Unione di Comuni Montana Lunigiana per Massa Carrara, l’Unione Montana Alta Val di Cecina per Pisa, l’Unione dei Comuni della Val di Bisenzio per Prato, l’Unione di Comuni Montani Appenn ino Pistoiese per Pistoia e l’Unione dei Comuni della Val di Merse per Siena. Complessivamente potrebbero essere più di duecento gli ex dipendenti delle Province assegnati ai Comuni. Chi invece si occupava di sport resterà alle Province ma sarà assegnato o alle funzioni fondamentali o alle politiche attive del lavoro in sostituzione del personale nel frattempo andato in pensione, oppure potrà essere trasferito a quei Comuni che lo vorranno.
Centri per l’impiego
La legge parla anche dei centri per l’impiego. Per i 93 lavoratori a tempo determinato e i circa cinquecento che lavorano per le aziende che hanno in appalto i servizi è stato richiesto di garantire il rinnovo dei contratti per tutto il 2016. “In questo modo – ricorda Bugli – saremo in grado di garantire continuità ai servizi e a chi ci lavora” I 416 lavoratori a tempo indeterminato rimarranno in carico alle Province. La normativa nazionale esclude la possibilità di un passaggio diretto alla Regione.