Italia

Province: botta e risposta tra Upi e ministro Patroni Griffi

Botta e risposta tra l’Unione delle Province e il Governo. «Il decreto sul riordino approvato dal Consiglio dei Ministri mostra chiaramente che nel Governo c’è una spaccatura. Da una parte c’è chi ha deciso di perseguire nel disegno autoritario di svuotare le Province per sopprimerle, dall’altra c’è chi gioca con le cartine geografiche e produce accorpamenti spesso impossibili». Lo dichiara il Vice Presidente Vicario dell’Upi, Antonio Saitta, sottolineando come «il decreto richiama e ribadisce alcuni degli elementi più critici che il Governo aveva provato a fare passare nella legge Salva Italia, dalla cancellazione delle funzioni fondamentali al mutamento del sistema elettorale delle Province, su cui il 6 novembre prossimo la Corte Costituzionale si dovrà pronunciare. Il sospetto è che si voglia fare il gioco delle tre carte e, dopo avere preso in giro gli italiani con le cartine geografiche, si prenda in giro anche la Corte, facendo credere ai giurati di avere cancellato le norme incostituzionali, che invece sono tutte ancora lì». «Noi siamo invece convinti – aggiunge – che, scoperto il gioco, la Corte interverrà a tutela della Costituzione, abrogando queste norme e confermando che l’articolo 5 della Costituzione, che tutela le autonomie locali, è ancora un principio fondamentale della Repubblica e che l’articolo 114, secondo cui lo Stato è costituito da Regioni, Province, Comuni e Città metropolitane, non può essere cancellato con un colpo di mano».

Il ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, Filippo Patroni Griffi, risponde per le rime con una nota: «Il gioco delle tre carte non è nel dna di questo Governo e sarebbe bene che nessuno lo praticasse, senza ancora aver letto il testo». «Il decreto sul riordino – conclude il ministro – non tocca le funzioni fondamentali attribuite alle Province con la legge di spending e non si occupa del sistema elettorale, lasciando in vita l’opzione per l’elezione indiretta contenuta nel Salva-Italia e sulla cui legittimità avremo la pronuncia della Corte costituzionale».