Massa Carrara - Pontremoli

Pronti per l’Esodo: il cammino sinodale durante la quaresima

di DARIO RAVERA

vicario per la pastorale La preparazione del Sinodo è ricca e coinvolgente: c’è l’aspetto organizzativo, è vero, c’è quello analitico della realtà ecclesiale e sociale, ma soprattutto c’è l’esigenza di un rinnovato ascolto della Parola di Dio che illumina, incoraggia e dà speranza verso il futuro. E poi c’è la Liturgia che ci aiuta a vivere il tutto come storia di salvezza. Questo è bene non dimenticarlo: il Sinodo è un capitolo della storia della salvezza, che Dio opera nella nostra Chiesa locale. VERSO LA TERRA PROMESSA

La prossima settimana, la Chiesa ci invita ad entrare nell’esperienza quaresimale ed è in questo contesto liturgico che l’ impegno sinodale acquista un significato grande: quello dell’Esodo e della Pasqua. Quali simboli più belli per vivere assieme l’esperienza sinodale!

Proviamo a identificarci, oggi, con l’evento Esodo. La prima cosa da farsi è quella di riconoscere le nostre situazioni di schiavitù, di non libertà. È il nostro Egitto: egoismi, orgogli, invidie, pigrizie, presunzioni, aggressività. Ce ne lamentiamo ogni giorno quando vediamo quelle realtà tradotte nei fatti della quotidianità e ci stracciamo le vesti deplorando la decadenza della società e a volte anche della Chiesa. Eppure in questo Egitto, a parte le lamentazioni e deprecazioni, ci siamo adattati e lo riteniamo una situazione inevitabile al punto che quando il Signore suscita il Mosè di turno, che ci invita ad uscirne, facciamo fatica a prenderlo sul serio.A quest’atteggiamento diamo il nome di «sano realismo»: da che mondo è mondo le cose sono sempre andate così! Cosa pretendiamo di cambiare il mondo! Tuttavia ci sono momenti in cui la prospettiva della terra promessa ci affascina e decidiamo di intraprendere il «santo viaggio», riusciamo a partire. Quante volte, come individui o come comunità ecclesiale, ci siamo entusiasmati di fronte ad una prospettiva di cambio e di miglioramento! NON PERDERE LA FIDUCIAChi non si è lasciato affascinare, almeno una volta, dalla possibilità di una parrocchia viva, da una liturgia partecipata e ben animata, dall’ideale di famiglia dove la sponsalità fedele e feconda diventa il segno dell’amore di Dio, da una catechesi che coinvolga ragazzi e genitori nell’unico sforzo educativo, da una carità testimoniante che raggiunga gli ultimi, dalla possibilità di una giustizia più diffusa e da una pace finalmente raggiunta? A volte, forse troppe, siamo partiti! Poi non abbiamo visto i risultati, che speravamo automatici e a breve termine. Ed è subentrato lo scoraggiamento, come per gli apostoli: «Signore, abbiamo pescato tutta la notte e non abbiamo preso nulla!». Anche quest’anno, Gesù ci ripete: «Prendi il largo e getta le reti». In altre parole, all’inizio di questa quaresima il Signore ci invita a riprendere l’esperienza dell’esodo, ad avere fiducia nell’abbracciare degli ideali che comportano un cammino lungo e a volte faticoso, ma sempre ricco di frutti. Alcune caratteristiche della pedagogia dell’Esodo possono aiutare noi, oggi, a vivere la quaresima ed il cammino verso il Sinodo. Vediamole assieme. DESIDERIO E PERSEVERANZAÈ necessario mantenere vivo il desiderio e l’entusiasmo per ciò che è ideale in ogni settore della nostra vita. Se viene meno il desiderio per la «terra promessa» crolla tutto. Decidere di intraprendere il viaggio ogni volta che Dio, attraverso, una persona, un fatto o un avvenimento ci invita ad uscire dalle nostre schiavitù e non pretendere di partire, come Israele, carichi di oro e di argento; ossia portando con noi tutto ciò che è mondano ed appesantisce il viaggio (il nostro vecchio modo di pensare e agire). Occorre poi accettare i percorsi di Dio; noi vorremmo le scorciatoie, mentre Dio sceglie la gradualità ed i tempi lunghi facendoci comprendere che la terra promessa non è un luogo o qualcosa di materiale, ma un modo di essere nuovo nei rapporti con Dio, con noi stessi, con gli altri e con il creato: «Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo». Le relazioni interpersonali hanno delle regole ben precise che ne diventano la garanzia: la fedeltà alla legge di Dio è garanzia per raggiungere gli ideali di vita.La fedeltà, poi, affinché sia vera è messa alla prova; il deserto allora è il simbolo della purificazione, dello spogliamento da tutto ciò che è ambiguo e deviante nell’esperienza di Dio.L’esperienza del popolo d’Israele deve diventare la nostra: noi siamo il popolo della nuova alleanza che, guidato da Gesù, nuovo Mosè, ha il coraggio di uscire dal proprio Egitto ed incamminarsi verso la terra promessa del Regno di Dio. La quaresima di quest’anno con l’offerta sempre abbondante della Parola di Dio e dei segni battesimali ci invita a vedere nel «cammino sinodale» un’opportunità per vivere il nostro Esodo di Chiesa locale che sa di non essere mai arrivata, ma sempre in cammino. Forza e coraggio ci vengono dalla certezza che Dio cammina con la sua Chiesa tenendola per mano. Tutto dipende dalla nostra volontà di rispondere all’invito di Dio con una parola semplice, ma capace di cambiare la storia. È il nostro «eccomi»: sono qui pronto per l’Esodo.