Prato

Pronti al (non) decollo?

di Damiano Fedeli Come decollerà Prato? Letteralmente, dove atterreranno e spiccheranno il volo i manager che verranno a fare i loro affari in città, o i turisti che sempre più numerosi raggiungono la provincia?La questione del rapporto di Prato con l’aeroporto più vicino, quello di Peretola, torna di stretta attualità dopo la recente firma del protocollo d’intesa sull’area metropolitana. Un accordo sottoscritto due settimane fa in Regione dalle tre province e dai tre comuni capoluogo di Firenze, Prato e Pistoia per un miglior coordinamento degli enti sui temi di interesse comune per l’intera area e che tocca, quindi, dalla sanità allo smaltimeno dei rifiuti a, naturalmente, le infrastrutture. E che, proprio a questo proposito, trascura curiosamente l’aeroporto, come ha evidenziato Toscana Oggi nello scorso numero. Se infatti nel testo siglato si citano «alta velocità», «mobilità su ferro ad alta capacità», «servizio ferroviario metropolitano di superficie Firenze Prato Pistoia», «terza corsia», «seconda tangenziale di Prato», «anello ferroviario Firenze Prato Pistoia e Lucca Pisa Empoli Firenze», del Vespucci non c’è traccia esplicita, ma solo un vago accenno alle «politiche infrastrutturali e della mobilità». Aeroporto dimenticato, quindi? Ma l’accordo sull’area metropolitana non doveva servire anche a evitare «incidenti» come quello che quest’estate ha contrapposto Prato a Firenze proprio sulla vendita delle azioni pratesi dello scalo (che ha fatto poi scattare l’Offerta pubblica di acquisto da parte di Benetton)?

Spiega l’assessore comunale a Lavori pubblici e Mobilità, Enrico Giardi: «La riflessione sugli scali va fatta a livello regionale. Al nostro comune preme molto il collegamento infrasttrutturale dell’intera area, e naturalmente verso l’aereoporto, e per questo bisogna lavorare su due direzioni: ferro e gomma. Da una parte il declassamento del nostro sistema ferroviario con l’Alta velocità, aprirà ampi spazi per una vera metropolitana di superficie Firenze-Prato-Pistoia, sfruttabile anche maggiormente proprio per l’aeroporto. Sul lato viario, la terza corsia autostradale».

Incalza il presidente della Camera di commercio pratese, Luca Rinfreschi, che siede anche nel consiglio di amministrazione di Adf Spa, la società che gestisce il Vespucci: «Le tre Camere di commercio di Firenze, Prato e Pistoia, alla presenza dell’assessore Fragai hanno firmato un protocollo dove le infrastrutture, e l’aeroporto ci sono, eccome. Come Camera di commercio pratese siamo presenti nella compagine azionaria e vogliamo lo sviluppo dell’infrastruttura. Prato ne ha bisogno: all’area industriale servono terminali funzionanti, in un ideale suddivisione regionale dove Firenze è la meta dei voli business e Pisa quella dei low cost. In generale c’è la necessità di favorire la velocizzazione dei transiti sul nostro territorio. L’arrivo dell’Alta velocità aprirà, sì, nuove possibilità anche per la nostra ferrovia, mentre la bretella Prato-Signa farà interagire meglio Gonfienti con Guasticce, a Livorno». C’è il rischio che si ripetano difficoltà fra Prato e Firenze su questo tema? «Direi e spererei di no», prosegue Rinfreschi. «Il comune di Prato l’aveva anticipata la sua mossa. Adesso, dopo una prima sorpresa, i soggetti pubblici rimasti (Comune di Firenze, Camere di commercio di Firenze e Prato) hanno firmato un patto che li rende un soggetto unico. Insieme siamo il 20% del capitale». Ma le forze economiche cosa chiederebbero di più dal sistema aeroportuale regionale? Maurizio Brunetti è il vicepresidente dell’Unione industriale pratese: «L’aeroporto di Firenze è una infrastruttura di importanza fondamentale per il territorio. Come Unione industriale pratese non manchiamo mai di citarlo fra i fattori strategici per lo sviluppo dell’area metropolitana. Una convinzione, la nostra, che però appare non sufficientemente condivisa a livello istituzionale. Rispetto alla volontà di un reale potenziamento dell’aeroporto si colgono anzi segnali contraddittori». «Un sistema aeroportuale più coordinato, che non escluda neppure Bologna, sarebbe necessario anche per il mondo delle piccole imprese», sottolinea Claudio Caponi, segretario di Confartigianato Prato. «Quello che ci preme, nel caso di Firenze, è che ci sia una presenza pubblica consistente. Apprezziamo molto che la Camera di commercio sia rimasta, dopo il disimpegno del Comune. Altrimenti il rischio è che si privilegino i grossi interessi e che questi occupino spazi che potrebbero danneggiare le piccole e medie imprese».