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Prolusione del card. Bagnasco al Consiglio permanente Cei
A Papa Francesco va la profonda gratitudine dei Vescovi italiani per l’attenzione costante e la cura affettuosa con cui segue da vicino il cammino della Chiesa italiana. Prova ne è stata di recente la nomina del nuovo Segretario Generale ad interim nella persona del Vescovo di Cassano all’Jonio, S.E. Mons. Nunzio Galantino, che ha colmato il vuoto creatosi dopo l’elezione a Vescovo di Latina – Terracina – Sezze – Priverno di S. E. Mons. Mariano Crociata. Credo di interpretare i sentimenti di tutti esprimendo a Mons. Crociata la nostra grata ammirazione per il lavoro impegnativo svolto negli ultimi cinque anni con intelligente e generosa passione. A Mons. Galantino va la nostra cordiale vicinanza e l’augurio corale di un buon lavoro in questo peculiare momento per la vita della nostra Conferenza Episcopale.
Per sostenere l’importanza decisiva della scuola tutta, dell’educazione e della libertà educativa, i Vescovi Italiani hanno promosso un evento pubblico per sabato 10 maggio p.v. in Piazza San Pietro, al quale il Santo Padre Francesco ha dato non solo la sua approvazione, ma ha assicurato la sua personale presenza. A questo atto tutti sono invitati, tutti coloro che – a prescindere dal proprio credo – sono convinti della posta in gioco per i giovani, le famiglie, la società.
Ci sentiamo altresì confermati dal Santo Padre quando scrive che “i Pastori, accogliendo gli apporti delle diverse scienze, hanno il diritto di emettere opinioni su tutto ciò che riguarda la vita delle persone (…). Non si può più affermare che la religione deve limitarsi all’ambito del privato e che esiste solo per preparare le anime per il cielo. (…) Ne deriva che la conversione cristiana esige di riconsiderare specialmente tutto ciò che concerne l’ordine sociale ed il conseguimento del bene comune” (id. 182). In forza di questo nostro dovere, facciamo appello affinché la voce dei senza lavoro, che sale da ogni parte del Paese, trovi risposte più efficaci in ogni ambito di responsabilità. Non è ammissibile che i giovani – che sono il domani della Nazione – trovino la vita sbarrata perché non trovano occupazione: essi si ingegnano, sempre più si adattano, mantengono mediamente la fiducia e la voglia di non arrendersi nonostante esempi non sempre edificanti. Noi Pastori li conosciamo, vorremmo dire per nome, e lo testimoniano anche le svariate iniziative di sostegno alla progettualità giovanile presenti nelle diocesi (Progetto Policoro, Prestito della Speranza, varie forme di microcredito). Nonostante questi segni, ci sentiamo impotenti a corrispondere nei modi adeguati. A livello pubblico si vedono impegno e tentativi, segnali promettenti, ma i mesi e gli anni non aspettano nessuno. Quale progetto di vita è possibile per le giovani generazioni? Il dibattito sulla riforma dello Stato, nei suoi diversi snodi, è certamente necessario, ma auspichiamo che ciò non vada a scapito di ciò che la gente sente più bruciante sulla propria pelle, e cioè il dramma del lavoro: la povertà è reale!
Da tempo è all’attenzione della pubblica opinione la situazione insostenibile delle carceri italiane. La Chiesa, consapevole che il sistema carcerario è segno della civiltà giuridica e non solo di un Paese, è presente ogni giorno accanto ai detenuti tramite i Cappellani e i volontari, ai quali chiunque può riferirsi, favorendo anche così la funzione rieducativa della pena. Ai detenuti, alla polizia penitenziaria e alle amministrazioni, rivolgiamo il nostro pensiero di Pastori, e auspichiamo una situazione più dignitosa per tutti. In particolare, incoraggiamo quanti scontano una pena a fare di questo tempo un’occasione di riflessione e di ricupero per affrontare il rientro nella società.
Nel giorno consacrato alla memoria dell’Olocausto la Chiesa italiana si stringe attorno ai fratelli ebrei perché la ferita incancellabile di quella tragedia sia di monito per tutti e si scongiurino episodi di intolleranza e di provocazione come accaduto di recente a Roma.
In occasione del capodanno dei cinesi esprimiamo vicinanza affettuosa a quanti vivono e lavorano nel nostro Paese, auspicando che le condizioni di vita possano crescere secondo le attese della dignità umana e mai più si ripetano eventi luttuosi, come quelli di recente verificatisi tragicamente a Prato.
Entriamo così in quella realtà peculiare e ineguagliabile che il fondamento della società e la sua prima forma naturale, la famiglia. Grande e capillare è stato il lavoro di consultazione in vista del prossimo Sinodo. Le nostre Chiese hanno lavorato intensamente e nei tempi indicati: ora sarà la Segreteria Generale del Sinodo che – con l’ausilio di tanto patrimonio – stenderà l’Instrumentum laboris. È tempo di grande fermento, tempo di grazia. In questo momento, nel contesto del nostro Paese, non possiamo non rilanciare quanto ha affermato Papa Francesco con estrema chiarezza: “La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri, e dove i genitori trasmettono la fede ai figli” (id. 66). Per questa sua intima natura la famiglia deve essere sostenuta da politiche più incisive ed efficaci anche in ordine alla natalità, difesa da tentativi di indebolimento e promossa sul piano culturale e mediatico senza discriminazioni ideologiche.
Vi ringrazio, cari Confratelli, per la cordiale attenzione: affidiamo i nostri lavori alla materna benedizione di Maria, la Grande Madre di Dio, e a san Giuseppe suo sposo. Alla loro intercessione affidiamo i nostri sacerdoti, le comunità, l’amato nostro Paese.