Toscana
Progetto microcredito, i motivi di un «flop»
di Simone Pitossi
Un centinaio i finanziamenti erogati per 400 mila euro. Sono i numeri del microcredito sostenuto dalla Regione. Un progetto che doveva essere rivolto soprattutto alle famiglie in un momento di crisi. Soldi che dovevano servire per pagare le bollette e per evitare i pignoramenti. Se andiamo ad analizzare i «numeri» qualcosa non è andato però per il verso giusto. Soprattutto se mettiamo in rapporto i finanziamenti erogati (115) rispetto alle domande approvate (259, più del doppio).
A far emergere il problema in Consiglio regionale è stato Marco Carraresi. «In un momento di particolare crisi economica spiega che colpisce pesantemente famiglie ed imprese, la possibilità di accesso al credito diventa questione urgente e fondamentale. Soprattutto per quelle famiglie che magari avrebbero la necessità di disporre anche solo di poche migliaia di euro per far fronte al pagamento della scadenza di una rata di mutuo per la casa o per il pagamento di qualche bolletta arretrata dell’energia elettrica o del gas per il riscaldamento. Famiglie cosiddette non bancabili, che cioè non sono in grado di offrire garanzie alle banche in caso di richiesta anche di prestiti di piccolissima entità, ma che rischiano così di entrare spesso nel giro perverso e terribile dell’usura. Ma che possono però dimostrare di poter assolvere l’impegno di restituzione se aiutate a superare il momento di difficoltà».
Da qui l’idea, un paio di anni fa, della Regione Toscana di istituire un fondo regionale di garanzia finalizzato al microcredito a favore di famiglie in situazioni di momentanea difficoltà. Gli studi a livello regionale avevano infatti dimostrato prendendo come base l’anno 2009 che le famiglie toscane non erano riuscite a pagare bollette del gas per 40 milioni di euro, 150 milioni di euro per bollette per lo smaltimento rifiuti o dell’acqua, e i pignoramenti erano saliti in alcune province anche del 15%. La Regione Toscana aveva perciò finanziato il fondo di garanzia con 1.200.000 euro, con la prospettiva dichiarata di attivare «prestiti pari a sette volte la sua entità», cioè crediti potenzialmente concedibili fino a 8 milioni e 400 mila euro.
«Purtroppo però sottolinea Carraresi le cose sono andate assai diversamente dalle intenzioni: in quasi due anni di vita del progetto Microcredito, su un plafond potenziale di oltre 8 milioni di euro, i contributi alle famiglie sono stati di molto inferiori. E ciò sarebbe tanto più clamoroso in un momento di indubbia difficoltà che avrebbe addirittura dovuto viceversa portare ad un aumento vertiginoso delle richieste da parte di famiglie sempre più in difficoltà. Anzi: sembra che nel corso del 2011 le domande evase non siano state neanche una decina».
Cosa è avvenuto? Perché un progetto che sulla carta sembrava straordinario si è viceversa dimostrato un autentico flop? Non è stato pubblicizzato in maniera corretta perché come sottolineato le domande finanziate sono state solo un paio di centinaia? Oppure i meccanismi burocratici e le procedure di valutazione dei singoli casi l’istruttoria vien in pratica ripetuta più volte si sono dimostrati così complessi e ingestibili da rendere di fatto irricevibili la maggior parte delle richieste? «Non è si chiede Carraresi che la scelta di depositare il fondo di garanzia presso Fidi Toscana, che è banca di medio termine, anziché un altro organismo, e comunque senza stabilire rapporti più diretti con le singole banche (ben 16, probabilmente troppe) abbia compromesso l’intera operazione? Non è che le banche coinvolte, nonostante gli impegni presi con la Regione Toscana, abbiano poi alla fine preferito indirizzare la loro attenzione verso forme più remunerative di finanziamento?». Tutte domande «alle quali la Giunta regionale conclude Carraresi dovrà fornire quanto prima adeguate risposte e giustificazioni, apportando anche tutti i necessari correttivi ad un progetto che, nonostante le buone intenzioni, è ad oggi clamorosamente fallito».
Le risposte dell’assessore Salvatore Allocca sono arrivate. Sul banco degli imputati le lentezze delle banche. «Il progetto spiega l’assessore regionale alle politiche sociali risulta completo in quanto intervengono vari attori fra cui il sistema bancario. Questo può comportare dei tempi di attesa maggiori a quelli previsti e la non erogazione del prestito». Per quanto riguarda la valutazione da parte dei centri di ascolto territoriali, secondo Allocca, questa è «fondamentale» in quanto il progetto risponde ai bisogni di persone che «si trovano in momentanea difficoltà economica ma non per questo non sono in grado di restituire piccole cifre mensili». Sul ruolo di Fidi Toscana l’assessore sottolinea come agisca solo come «soggetto gestore del fondo regionale con la funzione principale di emettere polizze di garanzia a corredo delle domande prese in carico dai centri di ascolto e valutate positivamente dai comitati provinciali». E allora che fare per snellire il procedimento e far sì che il finanziamento arrivi a chi ha bisogno? Allocca punta il dito sul sistema bancario «che rappresenta una criticità per l’erogazione dei finanziamenti». Per questo l’assessorato insieme alla Presidenza sta «contattando» le banche e ha previsto la «convocazione della cabina di regia regionale in tempi brevi per implementare il progetto».
Carraresi sottolinea infine come in Toscana esistano «esperienze assai più virtuose» del progetto in questione, probabilmente da imitare. «Quella ad esempio spiega della Fondazione Toscana Prevenzione Usura, una Onlus che collabora con la Regione Toscana, che, in un breve periodo di attività ha consentito a 1650 famiglie toscane di ottenere, in forza delle garanzie dalla stessa prestate, finanziamenti bancari per oltre 67 milioni di euro. Un esempio virtuoso conclude il consigliere Carraresi che forse andrebbe quanto prima imitato, anche chiedendone la collaborazione».