Italia
Profughi, una petizione popolare per fermare «la strage degli innocenti»
Una petizione popolare per porre fine alla «strage di innocenti» nel Mediterraneo e garantire un’accoglienza «degna e rispettosa dei diritti» a quanti giungono in Italia. «Una strage che ci chiede, ci impone, come persone, credenti e scout, di non tacere, di non contribuire a vestire di normalità fenomeni che nulla hanno a che fare con la normalità». E’ l’iniziativa lanciata in questi giorni dal Masci, il Movimento adulti scout cattolici italiani, che riunisce oltre 6200 membri in 357 comunità sparse in tutta Italia. La petizione, che servirà da stimolo per una riflessione su questi temi all’interno del movimento, si concluderà con una raccolta firme nelle piazze italiane domenica 2 ottobre, vigilia dell’anniversario del tragico naufragio di Lampedusa nel 2013, quando persero la vita 366 persone. Proprio nei giorni scorsi il Parlamento ha deciso di istituire la Giornata Nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione da celebrare ogni anno il 3 ottobre. I più recenti dati congiunti degli organismi delle Nazioni Unite Oim-Unicef-Unhcr ricordano che dall’inizio del 2015 ad oggi sono morte in mare 4.200 persone. Da settembre scorso, quando la foto di Aylan commosse il mondo, sono annegati nel Mediterraneo orientale altri 340 bambini, ma il numero potrebbe essere molto più alto. Durante le prime sei settimane del 2016, 410 persone delle 80.000 che hanno attraversato il Mediterraneo orientale sono annegate. Si tratta di un aumento pari a 35 volte il numero di morti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La raccolta firme si realizzerà in almeno 250 località, poi la petizione sarà consegnata a fine ottobre al parlamento italiano e al governo, in concidenza con l’assemblea nazionale del Masci ad Assisi.
Un appello alle istituzioni italiane. «L’iniziativa – spiega Sonia Mondin, presidente nazionale del Masci – prende le mosse dal mandato statutario del movimento, con l’impegno a rispettare la vita e i diritti umani e a favorire la giustizia e la comprensione dei popoli. L’idea è nata durante l’ultima assemblea nazionale a Bardonecchia nel 2013. Visto lo scenario internazionale abbiamo ritenuto necessario e urgente rivolgerci alle istituzioni italiane, e se necessario anche a quelle europee, per porre fine a questa tragedia».
Sei richieste, tra cui i corridoi umanitari. Sei sono le richieste illustrate nella petizione: «individuare corridoi umanitari per i migranti vittime di guerre, persecuzioni, catastrofi e dittature; garantire un’accoglienza degna e rispettosa dei diritti della persona; accelerare le procedure di identificazione e definizione delle richieste di asilo, al fine di ridurre al minimo la permanenza nei centri dei migranti; superare i vincoli del Regolamento di Dublino; progettare e realizzare veri percorsi di integrazione; realizzare interventi politici ed economici nelle nazioni di partenza dei migranti», ad esempio con progetti di sviluppo tramite la onlus «Eccomi».
Primo obiettivo: «creare cultura». «Speriamo di raccogliere il più alto numero possibile di firme – precisa Mondin – ma il nostro obiettivo principale è quello di creare cultura: vogliamo proporre una riflessione sui temi dell’accoglienza, dell’integrazione, dell’intercultura, del dialogo tra religioni, sensibilizzando le coscienze e conoscendo meglio la situazione». Per questo il Masci si metterà in rete anche con altre realtà associative cattoliche, come quelle aderenti a Retinopera, e organizzerà eventi in tutta Italia. Come quello già in programma il 21 maggio prossimo ad Agrigento, promosso dal Masci regionale Sicilia, con la presenza del cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, del ministro dell’interno Angelino Alfano e del sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini. A livello locale le varie comunità si attiveranno con azioni concrete di volontariato. Alcune sono già attive, come a Reggio Calabria, dove il Masci, in collaborazione con la Caritas, presta servizio all’«help center» durante gli sbarchi di migranti.
Sull’approccio europeo all’emergenza profughi nei Balcani: «I Paesi europei sono divisi, nelle risposte prevale l’egoismo e il cinismo – afferma -. Ci rendiamo conto che tutto intorno a noi è allo sfacelo: il terrorismo, l’Isis, i conflitti. Noi non abbiamo la presunzione di dire ai governi europei cosa devono o non devono fare, non è compito nostro. Siamo convinti che creando cultura a livello locale, sfatando luoghi comuni e pregiudizi sui migranti, potremo incidere anche a livello nazionale ed europeo. Il mondo va cambiato dal basso, sporcandosi le mani».