Italia
PROCREAZIONE, CASINI (MPV): DA SENTENZA CORTE DI STRASBURGO «DISCRIMINAZIONE TRA EMBRIONE E BAMBINO»
«È evidente la volontà di punire l’Italia»: Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, giurista ed eurodeputato, torna a commentare la sentenza con la quale ieri la Corte dei diritti dell’uomo è intervenuta a proposito della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Presentando a Roma un dossier sull’attuazione della stessa legge del 2004, realizzato per conto del MpV, Casini ribadisce le numerose obiezioni sollevate nelle ultime ore alla stessa sentenza dei giudici di Strasburgo; richiamandosi alle osservazioni giunte dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei («è singolare che sia stata surclassata la magistratura italiana»), conferma che «non sono state regolarmente rispettate le procedure» nell’iter che ha portato alla sentenza. Casini poi spiega che «di solito su questi temi la Corte si è mostrata prudente» e semmai ha confermato le legislazioni nazionali «con la formula dell’ampio margine di apprezzamento’ dei sistemi giuridici» dei singoli Stati. «Ma in questo caso non è avvenuto così». «Il vero problema – afferma ancora l’eurodeputato, presidente della commissione Affari costituzionali del Parlamento Ue – è che in questo pronunciamento emerge una discriminazione fra embrione e bambino, ovvero fra due esseri umani, solo che l’embrione è un essere umano talmente piccolo da non vedersi a occhio nudo».
Diversamente dalla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo (creata dal Consiglio d’Europa), la Corte di giustizia del Lussemburgo (organismo dell’Ue, che non ha diretta competenza sui temi della vita e della famiglia), chiamata in causa in materia di brevettabilità degli embrioni, «ha riconosciuto – osserva Casini – il valore della vita umana fin dal suo concepimento». «Qui sta oggi il vero nodo da sciogliere», prosegue l’eurodeputato. «La domanda è: chi è il soggetto titolare dei diritti umani? Lo siamo tutti oppure qualcuno ne è escluso?». Da questo punto di vista, Carlo Casini giudica «fondamentale l’Iniziativa dei cittadini, denominata Uno di noi’, avviata presso l’Ue, per ottenere un pieno riconoscimento del fatto che l’embrione umano è appunto una persona, uno di noi, titolare di tutti i diritti. E questa non può essere una battaglia dei soli cattolici, perché l’uguaglianza degli esseri umani e la titolarità dei diritti umani è universale, non può avere eccezioni». (Sir)