Lettere in redazione
Pro e contro il Nobel a Barack Obama
Caro direttore, l’assegnazione del premio Nobel a Barack Obama imprime un incoraggiante e importante «cambio dello stato d’animo» nel mondo intero, per le attese e le speranze che suscita questo significativo riconoscimento al «premier» su cui gravano le maggiori responsabilità delle sfide rispetto alle idee e alle azioni che sostiene e propone: difesa dei diritti umani, disarmo nucleare, apertura al mondo islamico, ripresa delle trattative di pace in Medio Oriente. Un premio che ripone grande fiducia nelle buone intenzioni verso chi ha compiuto a giudizio unanime del comitato che lo presiede «uno straordinario lavoro per rafforzare la diplomazia internazionale tra i popoli» per decidere le controversie in atto e ridare dignità alla politica, al dialogo, alla cooperazione, gettando nel terreno buono il seme della pace.
C’è qualcosa di comico, o meglio, di luciferino, nell’assegnazione del premio Nobel della Pace ad Obama. Eppure, da quando il neo presidente «pacifista» si è insediato alla Casa Bianca, non ha ritirato un solo uomo dall’Iraq e dall’Afghanistan. Qualsiasi cittadino di buona volontà, prima di plaudire acriticamente al presidente americano, dovrebbe chiedersi se è «normale» premiare un uomo che appena entrato nelle stanze del potere, ha tagliato i fondi alle organizzazioni pro life, foraggiato le lobby abortiste, liberalizzato la ricerca taglia e cuci sulle cellule staminali embrionali. Bisogna ammettere che anche stavolta la massoneria internazionale e i fautori del nuovo ordine mondiale, non hanno faticato più di tanto a trovare un ambizioso attore capace di vestire con naturalezza e grazia, i panni del lupo travestito da pecora.
Ancora una volta pubblichiamo (leggermente tagliate per motivi di spazio e di questo mi scuso) due lettere sullo stesso argomento con «letture» opposte. Lo facciamo per dimostrare quanto le questioni siano complesse e quanto i nostri lettori (che si presume di estrazione culturale comune) la pensino in modo differente. La diversità di opinioni è spesso una ricchezza, ma pone non pochi problemi a chi deve mettere insieme un giornale anche modesto come il nostro. Per cui quello che ogni volta raccomandiamo è di tentare di «leggere» i fatti senza pregiudizi. Detto questo, assegnare il Nobel per la pace a Obama può anche essere un azzardo. I cinesi, con una battuta sarcastica, hanno detto che «è come assegnare l’Oscar per un trailer», ovvero al promo di un film anziché al film. È vero infatti che Obama è alla guida degli Stati Uniti da molto poco tempo, ma le sue intenzioni, come dice l’amico Canzani, sono buone, soprattutto nel riproporre l’Onu e il multilateralismo al centro della politica internazionale. Certo non mancano perplessità su altri fronti, ma come afferma Riccardo Moro (esperto in geopolitica), una volta tanto tra la critica senza quartiere e la speranza scegliamo la seconda.