Il governo italiano, ancora una volta, forzando la privatizzazione dell’acqua in Italia con un voto di fiducia, non ascolta i numerosi appelli dei cittadini, riassunti dal Santo Padre nel suo intervento di apertura del vertice Fao a Roma (Il discorso del Papa alla Fao), nel quale chiedeva di maturare una coscienza solidale, che consideri l’alimentazione e l’accesso all’acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni’. Lo afferma oggi Guido Barbera, presidente del Cipsi, Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale che raggruppa 45 associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale, a proposito del voto di fiducia che il governo ha chiesto oggi pomeriggio alla Camera sul decreto che intende privatizzare l’acqua. Dopo anni di malagestione – denuncia Barbera, presidente – mentre 8 milioni di cittadini italiani non hanno accesso all’acqua potabile e 18 milioni bevono acqua non depurata, con punte di perdita che raggiungono il 37%, specie al Sud, si vogliono affidare ai privati i lavori di ristrutturazione necessari, che ammontano ad almeno 62 miliardi di euro. Tutto ciò, precisa Barbera, mentre gli altri paesi (Parigi Francia) si sono avviati verso la ripubblicizzazione dell’acqua. La gestione privata ricorda Barbera – aumenta i costi e non risolve i problemi di manutenzione. Su questa strada, lasceremo in eredità ai nostri figli acque inquinate da industrie, residui fognari, prodotti chimici, pesticidi e pseudo fertilizzanti Il Cipsi chiede al governo di guardare avanti, evitando gli errori già fatti da molti, impegnandosi concretamente nella richiesta alle Nazioni Unite di riconoscere il diritto universale all’acqua e la sua tutela come bene comune dell’umanità. Tra i tanti casi in Italia il Cipsi ricorda, nel 2004 la storia di una privatizzazione selvaggia ad Aprilia (Latina): le prime fatture arrivano nelle case con aumenti dal 50% al 330%! La società di gestione vuole sempre più soldi, i prestiti arrivano dalla finanza internazionale, che poi fallisce. Nei 38 comuni di Latina chi vuole bere si deve rivolgere solo ad Acqualatina spa, o meglio alla banca. E ad Aprilia il Movimento dell’acqua ha attuato un’azione di protesta di massa unica in Italia: prepariamoci anche adesso a una protesta e disobbedienza civile a livello nazionale.Sir