Prato

Priore da record: 70 anni di sacerdozio per don Bruno Belli

La storia di don Bruno Belli, nato il 29 ottobre 1922 a San Giusto e che oggi vive nella Rsa di via Saffi a Iolo, la racconta con dovizia di particolari lui stesso: «Il 29 giugno del 1947 – esordisce – sono stato ordinato sacerdote nel duomo di Pistoia dal vescovo Giuseppe Debernardi, insieme ad altri quattro seminaristi, tre pistoiesi e un pratese, Mauro Stefanacci di Santa Lucia. Ringrazio Dio per avermi dato la grazia di festeggiare questo settantesimo».

La sua vocazione è figlia di un ambiente familiare fervente: «Sono nato in una casa vicino al cimitero di San Giusto il giorno dopo la marcia su Roma e venni battezzato il giorno successivo. Da ragazzo ero un balilla; la domenica facevo il chierichetto. Feci la comunione con un anno di anticipo, a 7 anni, insieme a mio fratello di 9, che la ritardò di un anno per farla con me. La svolta è venuta dopo una bocciatura alla scuola di avviamento al lavoro. Persi un anno e in quel periodo mi venne voglia di vedere com’era il seminario e a 12 anni ci entrai. Ho studiato per 3 anni a Prato e gli altri 9 Pistoia».

Dopo l’ordinazione è iniziato il suo cammino sacerdotale: «La prima destinazione fu Sofignano, vicino Vaiano, dove c’era un parroco anziano e diabetico. Non era una destinazione impegnativa e mi fu data perché durante il seminario avevo avuto la pleurite per ben due volte. Ci sono rimasto cinque anni. Poi il vicario generale mi disse: “Ora che ti sei rimesso, vieni a lavorare sul serio” e mi spostò al Soccorso. Il titolare era monsignor Danilo Aiazzi che aveva molteplici impegni, così mi chiese di dedicarmi alla vita di parrocchia. C’erano 20mila residenti e moltissimo da fare. Ricordo che le benedizioni delle famiglie si protraevano fino a tarda sera».Il trasferimento a Casale giunge del tutto inatteso: «Dopo un anno e mezzo che ero al Soccorso arrivò una telefonata per dirmi che il Vescovo mi voleva parlare, di persona. Era a Prato per la festa di Santa Caterina de’ Ricci e pensai che volesse vedere i lavori di ristrutturazione della chiesa; invece mi fece salire nella sua auto e disse che mi mandava a Casale. Fu una sorpresa assoluta. Entrai il 19 marzo. A presentarmi fu monsignor Aiazzi. Quel giorno è iniziata la mia vita da prete di strada durata per 53 anni».Il legame con la gente del paese è stato profondissimo: «A Casale – chiosa emozionato – ho trovato la mia grande famiglia. Ho battezzato e conosciuto generazioni di parrocchiani ai quali ho voluto un gran bene».

Poi è arrivato il momento di passare il testimone: «Fu il vescovo Simoni a dirmi che era l’ora di dare spazio a un prete più giovane. Per qualche anno sono rimasto in parrocchia a dare una mano vivendo in una porzione di canonica. Poi ebbi un malore durante la messa e, uscito dall’ospedale, scelsi di spostarmi alla Casa del Clero. In quel periodo dicevo messa in duomo alle 9,30 e poi andavo in san Domenico per le confessioni, ma venivano poche persone. Allora, leggendo La Voce, ho saputo che cercavano aiuto alla mensa La Pira e mi sono presentato. Mi hanno accolto benissimo e ho aiutato i volontari, per quel che potevo, per diversi anni. In seguito, con l’avanzare dell’età e le difficoltà di deambulazione, ho scelto di spostarmi nella Rsa delle suore domenicane di Iolo».

Quando papa Francesco è venuto a Prato ha incontrato anche don Belli e il loro pur breve dialogo gli è rimasto nel cuore: «Quando si è avvicinato gli ho detto che ero il sacerdote più anziano della diocesi. Lui si è rallegrato e mi ha chiesto se confessavo ancora. Al mio cenno affermativo si è avvicinato al mio orecchio e ha detto “confessi tutto e dia l’assoluzione a tutti”. Un momento indimenticabile».

E indimenticabile è anche don Belli per tutti i parrocchiani di Casale.