Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Preti e guerra: Anghiari ricorda il clero «eroico»

Domenica 27 gennaio, ricorre il «Giorno della memoria», la tradizionale commemorazione presso il luogo del campo di internamento di Renicci in località Motina di Anghiari. Quest’anno, grazie anche all’impegno volontario dell’associazione «Teatro Stabile» di Anghiari e alla Compagnia dei Ricomposti e in collaborazione con il Comune di Anghiari e la sezione Anpi di Sansepolcro, sarà l’occasione per onorare il sacrificio di molti religiosi toscani uccisi durante la guerra. L’evento sarà un momento per conoscere il tragico epilogo della vicenda di alcuni giovani sacerdoti. Come don Domenico Mencaroni, parroco di Verrazzano ed economo spirituale di Toppole, fucilato dai tedeschi a Tortigliano il 17 luglio 1944 con l’accusa di antinazismo e collaborazione con i partigiani. Stessa sorte toccò a don Francesco Babini, parroco di Donicilio nel comune di Bagno di Romagna, reo di aver dato ospitalità a prigionieri nella sua stessa casa canonica e rinchiuso nelle carceri di Forlì, dove fu trucidato a Pievequinta il 27 luglio 1944. Don Ilario Lazzeroni, cappellano militare e fratello del parroco di Montegranelli, fu freddato con una raffica di mitra alle spalle dai soldati tedeschi incaricati della rappresaglia condotta al Passo del Carnaio il 25 luglio 1944. Don Giuseppe Tani, parroco di Casenovole, venne catturato nella canonica con il fratello Santino, capo della Resistenza aretina, insieme al quale fu massacrato nel carcere di Arezzo il 15 giugno 1944, a seguito di un colpo di mano, fallito, in cui persero la vita anche il tenente belga Meuret e Giuseppe Oddone. Venne ucciso anche don Giuseppe Rocco, parroco di Santa Sofia, che perse la vita il 4 maggio 1945 insieme al fratello Ugo da slavi che lo accusavano di essere un traditore.Alcuni, più o meno implicitamente, lasciano trapelare una critica alla condotta poco prudente assunta da alcuni sacerdoti, che forse confidarono troppo in un sentimento di pietà cristiana. In realtà, la vicenda dei sacerdoti durante la guerra rappresenta ancor oggi una questione spinosa su cui si insinuano conflittualità politiche che faticano, spesso, a riconoscere la presenza assunta dal clero addirittura all’interno del movimento di Resistenza, seppur si sia trattato solitamente di una «resistenza civile», non armata e caratterizzata da un’etica «della responsabilità». Occorre rimarcare comunque che le vittime accolsero la loro sorte in piena coscienza del destino che si stava preparando, tanto da assumere un comportamento profondamente eroico.di Andrea Bertocci