Presentata la Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico
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«Islam e Cristianesimo, seppure con diverse prospettive, sono portatori di un messaggio che educa all’arte di vivere insieme». Lo ha detto questo pomeriggio a Roma, nella sala polifunzionale di via di Santa Maria in Via, il ministro per l’Integrazione, Andrea Riccardi, introducendo la presentazione dell’XI Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, che si celebra il 27 ottobre. Laicità, ha proseguito Riccardi, «non è un dogma, e quella italiana affonda nella Costituzione», che «introduce l’idea di uguaglianza» e la connette «al ruolo peculiare delle religioni». Con la Costituzione si è concretizzata «nella laicità italiana l’idea del ruolo positivo delle religioni». È tutt’ora viva, ha aggiunto, la coscienza che vede «le religioni come una ricchezza per il nostro Paese» e riconosce la «grande efficacia del lavoro svolto dalle comunità religiose per costruire un tessuto italiano laddove è più in sofferenza». Come l’uguaglianza sostanziale delle religioni venga declinata nella Costituzione è stato illustrato da Sandra Sarti, direttore centrale per gli Affari dei culti del Dipartimento per le libertà civili del ministero dell’Interno: «Nel 2011 in Italia sono stati censiti 3.200 enti di culto, nel 1997 erano solo 500, suddivisi in diverse forme: l’uguaglianza non può livellare le fattispecie che gli si pongono davanti, ma favorire in modo uguale le esigenze».«Abbiamo la libertà ma non tutti i diritti perché dipendono anche dai colori dei sindaci», ha detto Izzedin Elzir, presidente dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia, che riunisce 50 nazionalità e rappresenta 135 moschee. «Noi – ha proseguito – siamo cittadini italiani di fede islamica, siamo per la libertà d’espressione, ma anche per la responsabilità», e «lavoriamo per uscire da pratiche come i matrimoni imposti, che non rispondono né all’islam né al valore del nostro attuale Paese». Secondo Abdellah Redouane, segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia, «il pluralismo è uno dei nomi moderni della laicità» e quella a cui le democrazie europee e la comunità islamica sono chiamate è «una doppia sfida: alla tutela dei diritti, per le une, e alla ricerca di un giusto equilibrio per le altre». Che «occorre salvaguardare la veridicità e l’ortodossia della dottrina e dei riti delle religioni», pur «mantenendone la vitalità e la libertà» è stato evidenziato da Yahya Pallavicini, vicepresidente della Comunità religiosa islamica (Coreis). «La collaborazione tra Islam e Cristianesimo – ha proseguito – può dare un valore aggiunto nell’ambito dell’unità familiare, dell’educazione tradizionale, dell’etica dello sviluppo sostenibile e della pace internazionale». L’importanza di «riconoscere le religioni, ancorarle alla Costituzione, e stimolarle al dialogo» è stata sottolineata da Paolo Naso, coordinatore della Commissione studi della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Alla primavera araba, all’ondata migratoria e all’«assoluta mancanza di solidarietà da parte nostra» ha fatto riferimento mons. Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei: «L’Europa nel suo insieme non ha saputo guardare con la dovuta simpatia e attenzione a quanto succedeva nel’Africa del Nord», ha detto, e c’è oggi da affrontare «il problema della diffidenza verso l’Islam». Il momento storico che viviamo è «un’opportunità che sarebbe grave ingenuità perdere di vista», secondo don Vittorio Ianari, responsabile del dialogo cristiano-islamico per la Comunità di Sant’Egidio: «Si apre una porta storica di passaggio dall’islamofobia, dal reciproco combattimento e dall’ignoranza verso una comunicazione reale, perché abbiamo bisogno gli uni degli altri».