Vita Chiesa
Preparazione al matrimonio, i nuovi «Orientamenti»
«Credo che in questo campo, quello del matrimonio, siamo per certi aspetti in un tempo di deserto, per altri di tempesta, certo in un momento molto delicato. Per cui avere degli orientamenti credo non sia semplicemente un’iniziativa editoriale, ma un grande servizio che viene fatto alle nostre chiese». Così il vescovo ausiliare di Firenze Claudio Maniago interveniva sabato 19 gennaio allo Spazio Reale di San Donnino, nel convegno promosso dalla Conferenza episcopale toscana per la presentazione a livello regionale dei nuovi «Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia» della Cei, cui hanno partecipato numerosissime famiglie provenienti da tutte le diocesi toscane, nelle quali si occupano, con ruoli diversi, di pastorale familiare. Anche il vescovo di Fiesole Mario Meini – a cui è spettato chiudere il dibattito con il proprio intervento e la preghiera conclusiva – ha partecipato alla giornata, che ha visto non solo la presentazione del documento ma anche numerose testimonianze di coppie impegnate attivamente nella guida ad un cammino cristiano per i fidanzati.
«Oggi facciamo un’esperienza di Chiesa – afferma invece don Enzo Bottaccini nel presentare gli il documento degli Orientamenti – perché ci troviamo insieme a parlare, preti e sposi. E non è un caso. È richiesta una conversione continua perché la Chiesa sia costituita da tante vocazioni». Tommaso Cioncolini – responsabile insieme alla moglie Giulia e a don Paolo Gentili dell’Ufficio nazionale di Pastorale Familiare – spiega come «preparare questo documento è stata davvero una sensazione di Chiesa. Questo lavoro proviene dalla comunione, e quindi alla comunione deve tornare. Non è un documento fatto solo per gli addetti ai lavori, ma deve essere davvero pane spezzato per le nostre comunità. Bisogna fare in modo che questi orientamenti non siano soltanto gli strumenti di un ufficio, ma diventino la grammatica per il cristiano di domani».
«Quello che ha colpito me e mia moglie quando abbiamo riletto il documento – continua Tommaso – è che non ci sono tornati in mente tanti autori, né coordinate bibliografiche, tant’è che ho detto a Giulia che forse ci eravamo documentati troppo poco. E invece rileggendolo vengono fuori i volti di tutte quelle coppie e quei sacerdoti che si mettono a disposizione nelle nostre comunità per mettersi a servizio. Io vedo un lavoro davvero fatto nella comunione, non pensato da esperti o soggetti staccati, ma da persone che si impastano le mani, che hanno a cuore le nostre chiese e che hanno avuto il coraggio di rivoltare con linguaggio nuovo, ponendo l’accento su questioni nuove, il messaggio cristiano sulla vita sponsale».
Far cambiare lo sguardo è, a detta dei responsabili della pastorale familiare, lo scopo principale di questi orientamenti. Non un documento che arricchisca le biblioteche, ma che riaccenda l’entusiasmo per quella Chiesa che 50 anni fa infiammava i dibattiti e adesso è troppo spesso in penombra. «Un altro punto che vorrei sottolineare e che dovremmo fare nostro – prosegue ancora Cioncolini – è che la stagione che stiamo vivendo come Chiesa non è fatta solo per ora e oggi, qui, ma dobbiamo iniziare a pensare alla nostra Chiesa con uno sguardo più lungo, che riesca ad abbracciare dimensioni, categorie temporali e spaziali, più ampie. Questo è un limite che ha caratterizzato il ’900: vivere una Chiesa astorica, che non riesce a calarsi davanti alle sfide che vengono lanciate, che non riesce a proiettarsi davanti a quelli che sono i nodi che ci prospetta la società. Da questo documento invece vogliamo costruire la Chiesa del domani: non più clericale, non più fatta soltanto dal sacerdote, ma piena di famiglie che vogliono prenderla in mano per renderla sempre più ministeriale».
È poi con un’analisi della vita coniugale nella società odierna, facendo anche richiami alle parole del Papa – che sottolinea come «bruciare le tappe finisce per bruciare l’amore» – che don Enzo prosegue la presentazione del documento in questione. Un cammino graduale e continuo, quello che le giovani coppie devono intraprendere, con tappe ben definite per passare «dal sentimento al sacramento» e fare quindi quella svolta che distingue una coppia qualunque da due sposi cristiani.
Dai corsi prematrimoniali alla «Casa sulla roccia»: ecco cosa si fa nelle diocesi toscane
A conclusione del convegno i rappresentanti di quattro diocesi toscane hanno portato le proprie testimonianze sulla pastorale della famiglia. Realtà diverse, percorsi differenti dedicati a coppie più o meno giovani e più o meno vicine al matrimonio, ma tutte incentrate sull’educazione alla vita matrimoniale come percorso unitamente di coppia e di fede.
Vengono da Pescia Cinzia e Giovanni, che spiegano come nella loro diocesi guidino un corso di preparazione al matrimonio con un taglio più antropologico che teologico, che punta soprattutto sulla relazione con le persone, e fra le persone che partecipano. «Per qualcuno questa è una delle poche esperienze di chiesa – spiega Cinzia – e quindi facciamo molta attenzione ai contenuti e alle modalità, affinché siano semplici e serie allo stesso tempo. Quello che vogliamo è trasmettere una chiesa capace di ascoltare le persone, così da far riscoprire a ognuno nella propria storia la presenza di Dio, una presenza vuole il bene della persona. Vogliamo trasmettere la fiducia che chi vive l’esperienza dell’amore già vive l’esperienza di Dio».
A Grosseto invece, come spiegano Elena e Michele, la diocesi propone un percorso di preparazione al matrimonio di due finesettimana, dove le coppie hanno l’occasione di confrontarsi e imparare una vita di fede all’interno del matrimonio. Se a tratti risulta una pecca la concentrazione del percorso in due weekend, d’altro canto questa struttura ha il pregio di dare la possibilità alle coppie di conoscersi meglio fra di loro, cosa spesso difficile con gli incontri serali, grazie ai momenti di pausa e di convivialità. Questo consente, come spiegano i coniugi grossetani, un maggiore confronto fra le esperienze delle coppie, che sono molto più variegate rispetto ad altre diocesi a causa della presenza in zona di due caserme – e quindi di militari originari di altre parti d’Italia fra i partecipanti al corso – cosicché le esperienze diverse di ognuno risultano spesso ricchezza per gli altri.
Per quanto riguarda la diocesi di Firenze è «Casa sulla Roccia» il progetto esposto da Stefano e Beatrice. Un progetto rivolto non tanto a chi si sta già preparando al matrimonio, quando a coppie giovani – 18-25 anni – che ancora non hanno progettato di sposarsi ma intendono comunque fare un percorso di coppia come cristiani. «Il matrimonio come vocazione, approfondire la reciproca idoneità e la famiglia come chiesa domestica – spiega Stefano – sono le tre linee che la pastorale familiare fiorentina invita i giovani, futuri sposi, a seguire». Dieci incontri durante il corso dell’anno che si concludono con quella che viene chiamata «Festa della tenerezza», costituiscono il calendario di questa iniziativa rivolta alle giovani coppie fiorentine.
Anche il percorso proposto dalla diocesi di Pistoia è intitolato «Casa sulla Roccia», e a raccontarlo sono Anna e Nicola, non organizzatori del progetto ma fruitori dello stesso. «Il corso è strutturato con 10 incontri distribuiti in un anno – dice Nicola – che partono dalla sera del sabato nella quale è già possibile approfondire i rapporti con le altre coppie, per completarsi poi nella giornata di domenica, in cui vengono approfonditi i temi previsti». Un accompagnamento spirituale oltre che antropologico è quello offerto ai giovani fidanzati, con momenti di riflessione in coppia e in gruppo, in questi finesettimana che concentrano preghiera, scambio e testimonianza di coppie più avanti nel percorso relazionale.