Vita Chiesa
Pregare in due
Ad affermarlo è don Paolo Curtaz, prete valdostano (è parroco nelle vallate vicine al Gran Paradiso) che tiene, tra le altre cose, incontri di preghiera e di riflessione per coppie. La sua vivacità, la profondità e l’originalità delle sue omelie hanno reso don Paolo molto popolare tra i tanti che frequentano le sue valli in estate o in inverno: tanto che, per rispondere alle richieste che gli arrivavano da tutta Italia, ha creato un sito internet (www.tiraccontolaparola.it) in cui si possono trovare le sue meditazioni, che vengono anche inviate per posta elettronica a chi si iscrive alla «mailing list».
Con la San Paolo ha pubblicato «Cristiano stanco?» (2004) e «Convertirsi alla gioia» (2005). Il suo nuovo libro, «In coppia con Dio», è proprio una grintosa e vivace riflessione sul rapporto di coppia e sulle dinamiche (affettive, erotiche, spirituali) dell’amore, viste alla luce della Parola di Dio. Vengono toccati anche temi delicati come la sessualità, la convivenza, il divorzio, la fecondazione assistita, l’educazione dei figli.
Allora, don Paolo, cos’è che rende difficile pregare in due?
«Lo si fa poco anche per pudore: paradossalmente ci si vergogna di aprire il proprio cuore alla preghiera, accanto alla persona con cui si ha più intimità. Sicuramente è un’esperienza nuova, ancora da costruire, diversa dal semplice pregare in famiglia. Penso ad esempio alla preghiera prima dei pasti o alla novena di Natale con i bambini, davanti al presepe: cose, anche queste, che si fanno poco, ma sulle quali c’è più abitudine. Qui si tratta di una cosa diversa: marito e moglie che si presentano insieme davanti a Dio, come un corpo e un’anima sola. È bello anche pregare con i figli, ma non può sostituire la preghiera di coppia».
Ci sono dei consigli da seguire, per chi vorrebbe provare ma non sa da che parte cominciare?
«La Liturgia delle Ore, che è bellissima, è perfetta per preti e monaci ma non per i laici: direi di più, che l’intero modello di preghiera tradizionale oggi è improponibile per la maggior parte delle persone che sono sempre di corsa, hanno mille impegni, distrazioni. Si tratta di costruire qualcosa di nuovo. Io di solito suggerisco alle coppie di prevedere un momento fisso, anche minimo, ogni giorno. Poi, siccome quasi tutti hanno internet, dico di scaricarsi il Vangelo del giorno, leggerlo insieme e concludere con una intenzione e un Padre Nostro. Questo secondo me è un buon inizio, poi però ogni coppia deve trovare la propria strada. I percorsi devono essere differenziati, tenere conto dei tempi, delle abitudini, del carattere delle persone. Tenere conto, ad esempio, che ci sono coppie sbilanciate dal punto di vista della fede».
Le capita mai di casi in cui una persona vorrebbe iniziare un cammino di preghiera di coppia, ma l’altro non è d’accordo?
«Eccome, se capita. In questi casi secondo me è meglio non forzare, non insistere troppo. La teologia ci dice che la fede di un coniuge sostituisce la fede dell’altro, perché Dio guarda alla coppia come un’entità unica».
Ci sono dei modelli da seguire?
«Ognuno, come ho detto, deve costruirsi il suo modello. Una cosa che mi chiedo spesso, per cercare di avere qualche illuminazione, è: come pregavano Maria e Giuseppe? Sicuramente lo facevano, eppure anche loro avranno avuto i loro pensieri, avevano da occuparsi di Gesù, tenere in ordine la casa…».
Lei scrive, nel suo libro, che quando due si sposano tutti sono contenti perché si sono «sistemati»: invece ci si trova davanti a due pazzi incoscienti che partono, senza saperlo, per un viaggio in una giungla piena di pericoli…
«Sì, è una battuta che dico spesso durante i matrimoni, tanto per far capire la fragilità del matrimonio: come la fede, anche l’amore muore se non si rinnova ogni giorno, se prevalgono abitudine, inerzia, noia».
Pregare insieme può anche aiutare le coppie in crisi. Lei ne incontra molte…
«Sì, tante coppie si rivolgono a me per raccontarmi le loro ansie, le loro difficoltà. Oggi le coppie sono molto sole, e non sono preparate ad affrontare la fragilità dell’amore. Molti ad esempio vanno in crisi dopo la nascita del primo figlio. Non saprei dire le ragioni, non sono un sociologo. Forse il fatto che entrambi i genitori lavorano, forse la fine del modello di famiglia allargata in cui c’erano sempre nonni, zii e cugini a dare una mano. Forse ci si aspetta troppo da se stessi come genitori, e ci si scopre inadeguati. Tutto questo crea fatica, disagio».
Che effetti può avere in questi casi la preghiera?
«Aiuta a conoscersi meglio, a riscoprire l’amore che unisce. Aiuta a non sentirsi soli in questo viaggio che è il matrimonio. Può avere anche effetti inaspettati: qualcuno ad esempio, tra le persone che mi capita di incontrare, mi racconta che il fatto di pregare insieme ti costringe a fare pace, se si è litigato, o a confrontarsi su incomprensioni che altrimenti resterebbero non dette».
Separazione, divorzio: qualcuno dice che la Chiesa è troppo dura su questi temi. Che ne pensa?
«È vero, la Chiesa è dura, esigente. Come duro ed esigente è il Vangelo. E la Chiesa deve essere fedele al Vangelo, non può cambiare per andare incontro alle richieste della gente. Però bisogna avere anche molta misericordia: lo ha detto anche Papa Benedetto proprio qui, in Val d’Aosta, nella mia chiesa. Chi vive queste esperienze, spesso viene a cercare nella Chiesa amore e accoglienza».
Nel suo libro lei affronta molti problemi, argomenti spinosi e delicati, ma non dimentica mai di sottolineare l’aspetto fondamentale: la bellezza dell’amore cristiano.
«Per forza: l’amore cristiano è splendido e Dio, che l’ha inventato, un genio. Noi cattolici abbiamo dalla nostra una forza straordinaria: il fatto che nessuno ha, sull’amore, una proposta così liberante, così appagante, così bella come quella del matrimonio cristiano. A me, come penso ad altri preti, capita spesso di incontrare coppie che decidono di sposarsi dopo un periodo di convivenza: la realtà è che non hanno trovato alternative valide al matrimonio. È un tesoro che non sempre, purtroppo, riusciamo a far risplendere. Questo chiama in causa i preti, ma più ancora le coppie cristiane: dovrebbero essere loro a dare testimonianza di questo tesoro. Io spero che un giorno non ci sia più bisogno che un prete si debba mettere a scrivere un libro su queste cose, perché ci saranno delle coppie di sposi in grado di spiegarle molto meglio i me».