Toscana

Prato: un anno fa il rogo, ancora dormitori ma in regola solo un’azienda su tre

Sono numeri che raccontano che molto ancora non va nelle 7.700 imprese cinesi a rischio censite in tutta l’area metropolitana. Da Firenze a Prato, da Pistoia ad Empoli ne sono state controllate 859 in questi tre mesi: 77 hanno ricevuto il cartellino giallo, ovvero solo qualche prescrizione. Per 396 alla prescrizioni, più o meno gravi, si sono sommate informative di reato e sessantadue aziende sono state chiuse o sequestrate. Per loro cartellino rosso. Novantatre non esistevano più e all’arrivo degli ispettori sono state trovate chiuse.

Ma 242, praticamente una su tre di quelle dove gli ispettori della Asl sono entrati, erano in regola. E questo lascia ben sperare per il futuro, anche perché altre aziende, raccontano i tecnici, si stanno mettendo in regola e in centosessanta hanno sottoscritto o stanno sottoscrivendo il patto per il lavoro sicuro.

L’altra idea, messa in campo assieme ai controlli, per fare emergere e regolarizzare le aziende volenterose. Due dati che stanno particolarmente a cuore al presidente della Toscana Enrico Rossi. E lo sottolinea più volte davanti ai giornalisti nella conferenza stampa che ha preceduto le iniziative organizzate dal comune di Prato nel primo anniversario dal rogo della Teresa Moda, l’incendio in cui il 1 dicembre 2013 morirono sette operai cinesi. Che lì lavoravano, ma anche vivevano.

“Se quasi un’azienda su tre è stata trovata in regola vuol dire che nella notte in cui tutte le vacche sembrano bigie, alcune sono anche chiazzate” commenta Rossi. Una risposta ai tanti luoghi comuni, anche “a quelli facili che vorrebbero che dopo un anno non è successo niente”. “E’ successo invece – ripete Rossi -, anche se non possono bastare pochi mesi per verificare gli effetti dell’azione messa in campo”.

Una risposta anche “a chi individua in un popolo la causa di tutti i mali”, siano essi i Rom o i cinesi di turno. “Perchè si può essere per la legalità – dice Rossi – , ma anche per l’integrazione: per chi naturalmente rispetta le regole”

“Quello che è accaduto il 1° dicembre 2013 ha colpito violentemente la città di Prato – sottolinea il sindaco di Prato Matteo Biffoni nel fare gli onori di casa. Quell’incendio ha segnato il “punto di non ritorno per una comunità che ha fato del lavoro quasi una religione laica”.

“Ma sono convinto – spiega – che la strada intrapresa in questi mesi ci permetta di ottenere risultati concreti per combattere l’illegalità e tutelare la sicurezza sul lavoro”. “I risultati di questi primi mesi – aggiunge – segnano un passo avanti importante, finalmente ci si muove per andare a colpire chi non vuole stare alla regole e, al contempo, per aiutare chi lavora nel rispetto delle norme. Grazie al lavoro congiunto con la Regione, le forze dell’ordine, le associazioni di categoria, i sindacati, i professionisti sono convinto che riusciremo a ottenere risultati concreti”.