Toscana

Prato, turno elettorale all’insegna delle spaccature

Il 12 e 13 giugno i cittadini di 222 comuni toscani (su un totale di 287) saranno chiamati ad eleggere i propri organi amministrativi. Non solo. Ci sono poi la quasi totalità delle province toscane che saranno rinnovate, con la sola esclusione di Lucca e Massa Carrara. Toscanaoggi ha iniziato un viaggio nelle varie realtà locali che si preparano alle elezioni. Dopo Arezzo e Livorno tocca questa volta a Prato, seconda città della Toscana per popolazione (circa 172 mila abitanti).di Gianni RossiDuelli, colpi di scena e divorzi. Non si può certo dire che a Prato la scelta delle candidature per il Comune e la Provincia sia stata una faccenda noiosa. Per nove mesi le strategie elettorali hanno tenuto banco nella città laniera. Prima il duello per la candidatura a sindaco tra il segretario Ds Gianni Del Vecchio, incoronatosi candidato del centrosinistra, e l’attuale vicesindaco Antonello Giacomelli, della Margherita. Sono dovuti scendere in campo i vertici nazionali dei due partiti per trovare una via d’uscita: Giacomelli è stato eletto segretario regionale dei «rutelliani» e Del Vecchio ha dovuto fare un’amara retromarcia.

Tra due litiganti… il terzo gode. Ma l’outsider mancava. Così, per porre fine alla questione, c’è stato bisogno di un altro intervento esterno, quello del presidente della Regione. Claudio Martini ha praticamente imposto un suo uomo, Marco Romagnoli, tra i più importanti dirigenti regionali. Sarà lui a correre per l’Ulivo nella gara per la poltrona di sindaco di Prato. La sua scelta è stata una vera e propria sorpresa: un uomo «potente», ma fino a un mese fa quasi sconosciuto in città.

Duelli, colpi di scena… e divorzi, dicevamo. Il centrodestra, che per mesi è stato in strategica attesa delle scelte degli avversari, si è trovato ben presto alle prese con i forti personalismi della coalizione: così l’uomo forse più in vista dell’alleanza, Massimo Taiti, capogruppo in Consiglio comunale di Forza Italia, è uscito dal partito e si è candidato a sindaco alla testa di una lista civica. Taiti aveva capito che la scelta sarebbe caduta su un esponente di Alleanza Nazionale e non ha voluto piegare la testa, proprio lui che un sondaggio dava tra i politici pratesi più conosciuti. Secondo copione – qui hanno avuto non poco peso le logiche regionali – la Casa delle Libertà ha così candidato il giovane avvocato Filippo Bernocchi di Alleanza Nazionale.

Ma divorzi e sorprese non sono finite qui. Quando ormai i giochi sembravano tutti fatti, le divisioni in casa Ds alla fine hanno prodotto una vera e propria frattura: uno dei politici più conosciuti, il già deputato Mauro Vannoni, si è tirato fuori fondando una propria lista collocata a sinistra dei Ds che, con tutta probabilità, vedrà il sostegno di Rifondazione Comunista. Un fatto che non è azzardato definire «storico» per il maggiore partito pratese, almeno dai tempi della scissione di Rifondazione.

Non manca anche un candidato della cosiddetta società civile: Sandro Ciardi, giovane imprenditore tessile, che ha fondato la lista «Giovani e famiglia». Fin qui, salvo sorprese dell’ultima ora, i contendenti per la successione al sindaco Fabrizio Mattei, eletto due volte consecutive (1995 e 1999) e quindi giunto al termine dei due mandati previsti dalla legge.

Ancora in movimento, invece, la situazione per la Provincia di Prato. Per la carica rivestita per due mandati da Daniele Mannocci (Ulivo), i due principali schieramenti mettono in campo l’attuale assessore all’ambiente e allo sport Massimo Logli (Ulivo), e un imprenditore tessile, Riccardo Bini (Casa delle libertà). Mentre andiamo in stampa non sappiamo ancora se le due liste civiche di Taiti e Vannoni presenteranno candidati anche per la Provincia.

Le difficoltà di questi mesi e la frammentazione del quadro politico quali effetti potranno avere sul voto? Sono in molti a chiederselo. L’effetto dei due «fuoriusciti» potrebbe farsi sentire sulle due principali coalizioni, rendendo anche meno improbabili i ballottaggi. Il secondo turno, tra l’altro, si rese necessario per la Provincia già alla prima elezione diretta, nel 1995. Non a caso nei Ds si è lavorato alacremente per portare nell’alleanza di centrosinistra anche Rifondazione Comunista, rimasta per nove anni all’opposizione. Ma la Margherita ha avversato l’idea fino a farla tramontare. Un effetto, comunque, le lunghe vicende di questi mesi lo hanno avuto. Di programmi, finora, si è parlato ben poco. Eppure la città, che sta attraversando una grave crisi strutturale del tessile, avrebbe un grande bisogno di idee.

Battaglia a colpi di… programmiE’ all’insegna della continuità il programma elettorale dei due candidati dell’Ulivo, Comune e Provincia. «Le Giunte di Mattei e Mannocci – hanno detto in coro – hanno ben lavorato. Noi dobbiamo proseguire su questa strada affrontando i nuovi temi dell’agenda cittadina, a partire dalla crisi strutturale del tessile». Romagnoli ha coniato per la sua campagna elettorale lo slogan «Per una Prato da Primato». Logli parla invece della necessità di una nuova stoffa per Prato, in cui i fili del fare e del sapere trovino un nuovo intreccio. Proprio la profonda crisi che il distretto tessile sta attraversando ormai da due anni rappresenta il principale ambito di discussione tra i candidati. Ma la tarda apertura della campagna elettorale non ha portato ancora ad un confronto vero e proprio.Il classico cavallo di battaglia del centrodestra, la riduzione delle imposte, costituisce il punto fondamentale del programma di Filippo Bernocchi. L’esponente della Casa della Libertà vuole ridurre la pressione fiscale comunale grazie alla vendita della quota di maggioranza che il Comune di Prato detiene in Consiag, la spa del gas e dell’acqua. Riccardo Bini, sempre del centrodestra, parla di nuove infrastrutture per rilanciare l’economia. Mauro Vannoni ha dato vita alla sua lista di sinistra proprio per opporsi ad alcune scelte urbanistiche, a partire dalla grande multisala di cui a Prato si discute da qualche anno. Sandro Ciardi, invece, per la lista «Giovani e famiglia», punta al sostegno delle politiche sociali e alla promozione dei centri di aggregazione.

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