Prato

Prato, per noi sinonimo d’Europa

di Damiano Fedeli

«Prato? In Australia è sinonomo di Europa…». Sorride Annamaria Pagliaro, direttrice del Prato Centre dell’australiana Monash University. «È così: il campus pratese è l’unico nostro in tutta Europa. E il nome di Prato è così conosciutissimo da studenti e professori».Per la gran parte dei 165 studenti che frequentano corsi nella sede di Palazzo Vaj le lezioni sono finite. Soltanto qualche studente di Legge si trattiene ancora qualche giorno, per gli ultimi esami. E il bilancio di questi primi sette anni a Prato per la Monash è del tutto positivo, anche grazie a un buon rapporto con le istituzioni locali. «La nostra sede ha aperto dal settembre 2001 e dal marzo 2003 sono cominciati i programmi di Legge», racconta ancora la direttrice. «Oggi il 60% degli studenti che vengono a seguire i corsi qui proviene dalla Monash University di Melbourne. Il resto da un consorzio di atenei di tutto il mondo nostri partner, da quella di Tel Aviv a quella della Georgia, da campus americani come la Arizona State alla francese Paris 11, fino all’università di Firenze». Le università consociate mandano non solo i propri studenti qui a Prato, ma anche i loro docenti, contribuendo all’organizzazione dei corsi. «Gli studenti, qui, hanno la possibilità di fare una vera esperienza di internazionalizzazione», sostiene la Pagliaro.I corsi pratesi sono per lo più nel ramo legislativo (Law) e in quello umanistico letterario (Arts). Gli studenti hanno la possibilità di rimanere qui per un semestre e seguire almeno tre-quattro corsi. Tim Mc Donald, studente di Law and business – Legge ed Economia – sta per concludere il suo periodo di cinque settimane a Prato. «Sono stato qui anche lo scorso anno. Qui a Prato posso trovare docenti di punta a livello internazionale nei rami che mi interessano», racconta lo studente, australiano di Melbourne. «Mi piace qui: una città piccola, pulita, con pochi turisti. Firenze è bella, ma è un caos. E poi lì ti spennano: lo stesso gelato che qui pago un euro, appena a Santa Maria Novella lo trovo a due».Un piccolo problema per i ragazzi del campus Monash di Prato è quello dell’alloggio: una parte di loro è sistemata al residence Calamai in viale Galilei. Ma diversi trovano una sistemazione a Firenze. Hillary Duffy, studentessa di Law and Arts (Legge e Lettere: la suddivisione dei titoli è molto diversa da quella italiana), non parla italiano. Dovendo fare la pendolare fra Firenze e Prato, una parola, però, l’ha imparata: «”Ritardi”. Ma a parte questo è stata davvero una bella esperienza e mi dispiace che stia per finire. Quello che ho apprezzato maggiormente è di poter stare in classi con pochi studenti, una decina circa. Cosa che rende le lezioni molto interattive».Letitia Czerwiec è francese: è venuta qui dall’università di Parigi. «Come mai ho scelto di fare un’esperienza come questa invece del classico Erasmus? Volevo migliorare il mio inglese, senza troppo preoccuparmi di dover convalidare i miei esami. Qui ho studiato crimimonologia e commercio internazionale. E mi sono trovata benissimo».(dal numero 28 del 20 luglio 2008)