Arte & Mostre
Prato, nuova vita per l’oratorio di San Bartolomeo
Dopo essere diventato «luogo del cuore Fai», ma soprattutto dopo un preciso intervento di restauro architettonico, l’oratorio di San Bartolomeo in via Cava è pronto a iniziare una nuova fase della sua secolare storia. Questa mattina, alla presenza del vescovo Giovanni Nerbini, sono stati inaugurati e presentati i lavori di ristrutturazione dell’antica chiesa trecentesca, unico esempio di tardogotico nel territorio pratese.
Oltre al rifacimento del tetto e al risanamento delle murature, l’oratorio adesso ha un nuovo impianto elettrico e il riscaldamento a infrarossi. Di fondamentale importanza, in questo caso, storica e artistica, è stato il recupero degli apparati lapidei dei portali realizzato grazie al determinante contributo di Ancos – Confartigianato Imprese Prato, che ha donato più di 30mila euro grazie ai proventi del 2 per mille. Ripristinato inoltre lo scannafosso intorno all’edificio, un intervento questo quanto mai necessario per evitare le infiltrazioni di umido, che sono state tra le principali cause di danneggiamento alla struttura.
Il costo complessivo degli interventi ammonta a 253mila euro, sostenuti per il 70% dalla Cei con i fondi dell’8 per mille, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato e dalla parrocchia di San Giusto, impegnata da tempo a ridurre i danni causati dall’umidità alla struttura, edificata nel XIV secolo dalla potente famiglia dei Guazzalotti. I lavori, eseguiti dalla ditta Aliberto Saccenti sono stati diretti dallo studio associato Niccola Ricchiuti e Raffaele Tanzarella, mentre il restauro degli apparati lapidei è stato realizzato da Letizia Langianni e Maddalena Desirè.
«Uno splendido scrigno che finalmente torna a risplendere grazie alla generosità di tutti – ha detto il vescovo di Prato mons. Giovanni Nerbini -. Non mi sarei mai immaginato di trovare in mezzo alla campagna un’opera di questa importanza. Una bella sorpresa, così come altrettanto bella è stata la mobilitazione che si è creata per salvare e mettere in sicurezza questo capolavoro».
«Prato fa parte di un progetto di diciotto recuperi che abbiamo fatto in Italia, progetto fortemente voluto dalla sezione locale dell’associazione, che ha sottolineato l’importanza di questo oratorio per la città – ha precisato Fabio Menicacci,segretario nazionale di Ancos Confartigianato -. Oggi non restituiamo ai cittadini solo un’opera, ma una storia, una tradizione, il vissuto di una comunità».
«Spesso da bambino passavo davanti a questo oratorio e nella mia memoria lo ricordo sempre chiuso – ha aggiunto l’assessore alla Cultura del Comune di Prato Simone Mangani -. Vedere questo ‘chiesino’ finalmente riaperto è motivo di grande soddisfazione, è il simbolo di come Prato sia fatta di vari centri storici, non di un solo centro che si è poi espanso verso le periferie. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato a questo recupero e grazie ai tanti cittadini che mostrano grande affetto per l’oratorio. L’8 per mille è una scelta che consente di poter realizzare opere come questa».
Gli interventi però non sono finiti. Messa in salvo la struttura, per completare l’opera di recupero dell’oratorio di San Bartolomeo, occorre mettere mano alle splendide pitture murali che decorano l’interno della chiesa, danneggiate dall’usura del tempo. I lavori inizieranno nel corso del 2020 e riguarderanno gli affreschi realizzati nel XIV secolo da Francesco di Michele, l’artista più importante presente a Prato all’epoca di Datini. Finemente dipinto è anche l’altare a trittico, unico nel suo genere, tutto in muratura, dove campeggiano figure e decorazioni trecentesche attribuite al pittore pratese Arrigo di Niccolò. Il costo complessivo degli interventi è stato stimato in 30mila euro. Per questa operazione l’ufficio diocesano per i beni culturali può già contare su un contributo di 12mila euro proveniente dal Fai, ottenuto grazie all’ottimo piazzamento dell’oratorio nella classifica regionale e nazionale dei «luoghi del cuore».
«Il censimento dei luoghi del cuore, nato in sordina, adesso ha raggiunto il cuore delle persone – ha sottolineato emozionata Rosita Balestri, vice presidente del Fai Toscana -. Questo ‘chiesino’ mi lega a ricordi personali molto belli. Ero rimasta colpita dal degrado sopraggiunto, gli affreschi e l’altare, unico in Toscana, non erano in buone condizioni. Fortunatamente si è creato un grande movimento, dalla parrocchia ad altre associazioni, che in poco più di due mesi hanno raggiunto ben 14mila firme. Orgoglio e soddisfazione quindi da parte del Fai, perché con i 12mila euro destinati dal Fai si potrà dare una nuova veste a questo altare. E con l’entusiasmo che circonda questo oratorio credo non sarà difficile reperire i fondi per tutto il resto».
Il «chiesino», come viene affettuosamente chiamato dalla popolazione, è stato salvato grazie al grande impegno della parrocchia di San Giusto e alle tantissime persone che hanno partecipato alle visite guidate organizzate nei mesi scorsi per far conoscere questa bellissima chiesa non molto nota ai pratesi.
L’oratorio non è solamente uno splendido scrigno d’arte ma è, appunto, una chiesa e quindi viene usato settimanalmente per la celebrazione della messa prefestiva del sabato alle ore 16,30. «Questo per noi è il vero luogo del cuore – ha concluso don Helmut Szeliga, parroco di San Giusto in Piazzanese -. Queste mura sono importanti per noi perché sono colme di spiritualità, di preghiera e di bellezza. Una bellezza che, grazie a questo restauro, è stata nuovamente portata alla luce e ci riporta a colui che ha creato la bellezza suprema, ossia Dio».