Toscana

Prato, in preghiera per la liberazione deli ostaggi

Una messa è stata celebrata mercoledì sera nella sede della Misericordia di Prato per chiedere la liberazione di Maurizio Agliana e degli altri ostaggi dei guerriglieri iracheni. Hanno preso parte circa 400 persone, tra le quali i familiari della guardia del corpo toscana. Antonella Agliana, sorella di Maurizio, ha letto una breve preghiera nella quale si raccomanda il fratello e gli altri ostaggi a Dio. «Il Signore sia loro vicino», ha invocato Antonella. In serata erano presenti alla funzione anche due troupe, una della tv francese e una giapponese. Il vescovo di Prato, Gastone Simoni, è intervenuto brevemente spiegando di essere sempre in contatto con la Santa Sede e con il nunzio apostolico a Baghdad. Al termine della messa, mille persone circa hanno preso parte ad una fiaccolata per il centro della città, partendo dalla sede della Misericordia di Prato. In prima fila la sorella di Maurizio Agliana, Antonella, e la moglie del sindaco di Prato. È stata una manifestazione silenziosa e composta. Antonella Agliana ha espresso nuovamente «ottimismo» sulla liberazione dei tre ostaggi anche alla luce delle rassicurazioni giunte da Baghdad da parte delle autorità religiose irachene.

Anche a Sammichele di Bari, dove risiede la famiglia di Umberto Cupertino, diverse migliaia di persone, tutta la cittadina (circa 7 mila persone) ma anche altra gente venuta dai paesi vicini, hanno partecipato mercoledì sera al corteo per la pace organizzato per chiedere la liberazione degli ostaggi italiani in Iraq. La manifestazione, partita attorno alle 20.00 dalla piazza del Municipio, era aperta dai bambini delle scuole elementari e medie del paese che reggevano bandiere multicolori e striscioni colorati con i quali chiedevano la pace nel mondo e si è conclusa dinanzi alla chiesa madre dove sono state liberate delle colombe bianche come simbolo della pace e della liberazione degli italiani rapiti.Presenti al corteo anche il sindaco di Sammichele e i sindaci di diversi altri Comuni del circondario.

Intanto è giallo sulle dichiarazioni del patriarca caldeo di Baghdad. Gli ostaggi italiani «stanno bene» e «alla fine saranno liberati”, aveva dichiarato all’agenzia cattolica Sir Emanuele III Dally, patriarca di Babilonia dei Caldei, che da tempo, insieme alla Nunziatura apostolica della capitale irachena, si sta adoperando per la liberazione degli ostaggi, anche se poi aveva aggiunto: «Serve più pazienza e meno clamore». E poi: «Stiamo facendo il possibile. Al punto in cui siamo sono ottimista per la soluzione positiva della vicenda». Ma in serata, intervistato dal Tg3, e poi anche da alcuni quotidiani, ha fatto marcia indietro: «Io non ho visto gli ostaggi, come posso dire che stanno bene?». E al Gr2: «un giorno, quando conoscerò le porte dove bussare, bussero».

Ma segnali di speranza per la sorte dei tre ostaggi italiani ieri erano giunti anche da Jabbar al Kubaisi, leader della cosiddetta Resistenza patriottica irachena, considerato un personaggio chiave dai nostri servizi segreti. Kubaisi martedì si è detto ottimista: le speranze per la liberazione «sono migliori rispetto a due, tre giorni fa». Originario di Falluja, dove ammette di avere «molte amicizie influenti», Jabbar al Kubaisi è probabilmente in collegamento diretto con i terroristi che tengono prigionieri Salvatore Stefio, Maurizio Agliana e Umberto Cupertino. Lui dice che non è così, ma che conosce persone in grado di entrare in contatto con i rapitori. Poco importa: i servizi segreti italiani hanno puntato subito su di lui, per poter avviare la trattativa. «Abbiamo incontrato ieri sera alcune persone molto rispettate a Falluja – spiega Kubaisi all’Ansa – e ci hanno dato assicurazioni che si vuole chiudere la vicenda positivamente e il prima possibile». Ma chi ha in mano gli ostaggi? «È ovvio che non si tratta di criminali che fanno questo per soldi, ma di una formazione politica». È inoltre ovvio – aggiunge il leader dell’Ani, frequentatore del campo antimperialista di Assisi e, secondo alcuni, vicino agli ambienti dei servizi segreti siriani – «che si tratta di un gruppo che appartiene alla resistenza irachena. Ma questa – prosegue – non è una cosa sola, è una galassia di tanti gruppi e non tutti conosciuti». L’Ani sta comunque cercando di entrare in contatto con loro. «Stiamo provando a stabilire dei contatti diretti con il gruppo dei sequestratori. Ma non è facile perché l’area di Falluja è molto vasta e ci sono tantissimi gruppi. È un lavoro lento e difficile. Ma sicuramente – ribadisce – l’aria che si respira oggi è più rassicurante di due-tre giorni fa». Ottimismo a parte, i servizi segreti italiani continuano a tenere in piedi la trattativa. La manifestazione di oggi a Roma, come dice lo stesso Kubaisi, ha creato «grandi aspettative in Iraq”, ma gli 007 non si fanno molte illusioni. «Il nostro lavoro prosegue indipendentemente», dice una fonte dell’intelligence, che invita alla «massima cautela».