Vita Chiesa

Prato, il saluto di mons. Simoni: Prato non deve chiudersi ma aprirsi alla sua storia cristiana

«Ditelo al nuovo vescovo, che bella è questa Chiesa di Prato nonostante le rughe e i pesi gravati da una situazione sociale ed economica difficile». Dopo 20 anni di episcopato mons. Gastone Simoni ha salutato Prato e la sua diocesi in un duomo pieno di gente, stretta attorno al Pastore giunto al termine del suo mandato. Prima di consegnare il pastorale, la guida della Chiesa pratese al suo successore mons. Franco Agostinelli il prossimo 25 novembre, mons. Simoni ha vissuto questo pomeriggio il «reciproco saluto» con la comunità ecclesiale.

Nella sua omelia il vescovo Gastone ha voluto ringraziare i sacerdoti, alla celebrazione ne erano presenti oltre settanta, i familiari, in particolare le due sorelle, i collaboratori e anche le autorità cittadine. Poi un ringraziamento speciale al Comune per la cittadinanza onoraria conferita lo scorso 25 settembre. «Un riconoscimento che ho ben gradito – ha detto mons. Simoni – mi sento cittadino pratese e intendo restarvi vicini». Alla messa era presente il sindaco di Prato Roberto Cenni, il presidente della Provincia Lamberto Gestri, i sindaci dei Comuni presenti in diocesi e altre autorità civili e militari.

La cerimonia è stata concelebrata dall’amico vescovo emerito di Fiesole mons. Luciano Giovannetti e dal vicario generale della diocesi di Pistoia mons. Paolo Palazzi.

Mons. Simoni ha parlato per circa mezz’ora e ha chiesto di essere ricordato «non solo come colui che si è occupato di lavoro e di questioni sociali, vorrei essere riconosciuto come testimone di Dio e apostolo della Chiesa – ha detto mons. Simoni – come colui che ha mostrato la bellezza del cristianesimo e la riuscita di una vita dedicata a Cristo».

Non è mancata una piccola ma sentita confessione. «Non vi nascondo che all’inizio dell’episcopato ho vissuto momenti dolorosi e ho pensato anche di chiedere di lasciare la diocesi – ha ammesso mons. Simoni – ho passato pesanti momenti di debolezza ma non ho mai perso la bussola, ho resistito e non mi sono tirato indietro».

Una tenacia e una forza di reagire che il vescovo Simoni riconosce anche alla città ricordando «il lungo e bello striscione srotolato lungo le strade con la scritta “Prato non deve chiudere”, fu un momento indimenticabile. Prato – si è augurato il presule – non solo non deve chiudere ma deve sviluppare la sua storia cristiana». Questa la conclusione dell’omelia accolta con un lungo applauso, inconsueto in una celebrazione ma sincero come l’affetto dimostrato da tutti i pratesi presenti.