Italia

PRATO, GRANDE PARTECIPAZIONE ALLA VEGLIA PER IL BENE DELLA CITTA’

Il vescovo Gastone Simoni ha chiamato e Prato ha risposto all’appello. «Siete molti come non pensavo» ha detto il presule rivolgendosi all’assemblea riunita in preghiera nella cattedrale di Prato per invocare, come ha chiesto Simoni, «beni temporali e spirituali». Ieri sera, lunedì 19 marzo, solennità di San Giuseppe, patrono dei lavoratori, la Chiesa pratese ha voluto, attraverso un abbraccio ideale, compattare la città, chiamare a raccolta tutte le sue componenti, in particolare quelle istituzionali, economiche e sociali, per ribadire che «la coralità» è la strada giusta per uscire da questo periodo difficile di crisi. Una veglia durata poco più di un’ora nella quale il Vescovo ha rivolto a Prato parole di incoraggiamento, talvolta dirette ma sempre cariche d’affetto e di speranza. «Dobbiamo desiderare di essere tutti più giusti – ha detto mons. Simoni – come l’icona di oggi, San Giuseppe, uomo “giusto” in armonia con Dio». Il Vescovo ribadisce un concetto già espresso in passato: «I tanti mali che sono venuti addosso al mondo non dipendono da cause economiche o da una organizzazione difettosa ma dipendono dalla carenza di giustizia. Questo è il valore dei valori di cui la società ha bisogno: la giustizia delle persone», ha aggiunto con la consueta forza il presule. Secondo l’analisi del Vescovo «tutto il negativo non è solo una disgrazia di tipo economico ma la conseguenza delle nostre mancanze d’amore». Per questo motivo ha invitato i presenti a fare «un esame di coscienza, questo non ci turbi, è un compito che dobbiamo fare tutti come persone, ciascuno secondo la propria responsabilità».Ad ascoltarlo, seduti nel presbiterio, il presidente della Provincia Lamberto Gestri, l’assessore comunale Adriano Ballerini in rappresentanza del sindaco Cenni, i sindaci dei Comuni di Vaiano e Vernio, e rappresentanti dell’Unione industriale, dei sindacati, delle associazioni di categoria. Molti religiosi ma anche tanti laici, in particolare quelli impegnati nel laicato cattolico. Presente anche il pastore protestante della Chiesa apostolica Mario Affuso – a testimonianza del valore corale ed ecumenico della veglia – al quale mons. Simoni ha lasciato la parola al termine della sua omelia.Ma se «la buona vita sociale dipende dalla fedeltà a Dio», viene ribadito più volte nel corso della veglia, mons. Simoni sa benissimo che si sta rivolgendo anche a persone non credenti o lontane dalla fede, e per questo assicura: «Il Signore non ci lascia soli, ci interpella, ci manda messaggi, ci sollecita».Leggendo un brano della enciclica di Giovanni Paolo II, la «Sollecitudo rei socialis» del 1987, mons. Simoni pone l’accento su quelle che Papa Wojtyla chiamava «strutture di peccato». Il Vescovo le elenca: «Da una parte, la brama esclusiva del profitto e dall’altra, la sete del potere col proposito di imporre agli altri la propria volontà». E proprio come il Pontefice, ripetendo la frase più volte, Simoni osserva come queste condotte siano caratterizzate dall’espressione «a qualsiasi prezzo». E allora ecco il riferimento al Magistero sociale della Chiesa, da sempre punto di riferimento nell’episcopato di Simoni: «Tre parole ci devono guidare: sobrietà, giustizia e pietà». Il Vescovo le spiega, «la prima riguarda la morale personale, è il dominio di sé, la seconda è la morale sociale – invocata ampiamente all’inizio della veglia – e la terza è l’amore di Dio». Infine un riferimento ad un messaggio, «Prato non deve chiudersi», che è diventato oggetto di un’ampia riflessione cittadina basata sul concetto di «fraternità». «Tema dimenticato – ha concluso il Vescovo – ma fondamentale principio sociale, senza la fraternità non ci sono giustizia e libertà».