Cultura & Società
Prato, entri in banca e trovi Caravaggio
Basterebbe citare tre pezzi «da novanta» per dire tutta l’importanza di questa raccolta ancora poco conosciuta al largo pubblico: Filippo Lippi, con una piccola, precoce Madonna col Bambino, Giovanni Bellini, con la mirabile Crocifissione con cimitero ebraico e, infine, Caravaggio, con la Coronazione di Spine (nella foto, particolare). Sono i tre capolavori che costituiscono il «cuore» della Galleria, al primo piano del Palazzo, disposta a «U» intorno al salone dove trovano posto le casse e l’attività al pubblico della sede centrale.
Una collezione della banca, quindi, e dentro la banca: il lungo loggiato di quella che prima era una galleria anche in senso «fisico» è stato chiuso, per garantire una migliore conservazione dei dipinti, ma il dialogo con il palazzo e la sua funzione continua grazie alle numerose opere disposte nelle sale di rappresentanza, nell’atrio e negli scaloni.
Il percorso museale si apre nel lato est con la cosiddetta sala polifunzionale: destinata anche a occasioni di rappresentanza e di convegno, costituisce quasi il vestibolo della Galleria. Qui trova posto un «assaggio» delle opere, dal tardo Cinquecento fino al Settecento toscani. Si prosegue nel «braccio» corto dove sono collocati i capolavori, a cominciare da una piccola tavola con «Sante» di Puccio di Simone, pittore fiorentino del Trecento. Al centro della parete e idealmente di tutta la Galleria, la «Crocifissione» belliniana, che Antonio Paolucci ha collocato «tra i venti quadri più belli e commoventi del mondo», «capolavoro di sublime poesia». Dopo la «Madonna» di Filippo Lippi, la tela di Caravaggio introduce alla «Quadreria», dove è collocato il corpus specifico della collezione: «I pittori fiorentini del Seicento più rari e più estrosi (Furini e Vignali, Pignoni e Rosi, Volterrano e Dandini), i campioni della Riforma più significativi come Santi di Tito e l’Empoli, Giovanni Martinelli con la sua Maddalena, splendida e inquietante ha scritto ancora Paolucci rappresentano il collezionismo della banca pratese a un livello tale da temere pochi confronti fra le raccolte degli istituti di credito italiani». Fu una lungimirante intuizione della Cassa di Risparmio, negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, scegliere il tema del barocco fiorentino, allora poco studiato, per dare coerenza e impronta al proprio impegno mecenatesco.
A partire dal 19 settembre la Galleria di Palazzo degli Alberti (Via degli Alberti 2, Prato) a Prato continuerà ad essere aperta al pubblico. Visite gratuite su prenotazione dal lunedì al venerdì 8,30-13 e 15-17. Visite guidate per scuole e comitive su prenotazione. Tel. 0574-617359