Vita Chiesa

PRATO, CORPUS DOMINI NELLE LINGUE DEGLI IMMIGRATI; IL VESCOVO SIMONI: LA CITTA’ MULTIETNICA E’ ORMAI IRREVERSIBILE

.«In questa festa voglio ribadire il collegamento stretto tra il culto dell’Eucaristia e l’amore verso i poveri, gli immigrati, le persone disagiate e sofferenti a causa delle disuguaglianze e le ingiustizie che gravano sul mondo». Nel suo discorso, pronunciato dal pulpito di Donatello al termine della processione del Corpus Domini di ieri sera, mons. Gastone Simoni, vescovo di Prato, ha ribadito lo stretto legame «tra la presenza di Cristo nel Santissimo Sacramento e le relazioni umane». E l’importanza di essere una cosa sola, un popolo solo davanti a Dio, è stata testimoniata dalla Chiesa pratese chiedendo alle comunità cattoliche straniere presenti in città, di contribuire all’animazione della processione. Così, lungo le vie del centro storico, le invocazioni di preghiera provenienti dagli altoparlanti, sono state lette anche in cinese, inglese, spagnolo, urdu (la lingua del Pakistan), rumeno e nigeriano. Non si tratta di una novità, ma il proseguo di una scelta, che vuol diventare una tradizione, iniziata nella processione dello scorso anno. «Abbiamo udito le voci che esprimono la composizione della società pratese – ha commentato mons. Simoni –, quelle di fratelli e sorelle appartenenti alle diverse etnie ma che esprimono la nostra stessa fede. La composizione multietnica della città è ormai irreversibile, ma questa realtà è gestibile dal diritto naturale alla luce del Vangelo, dalla saggezza dei governanti e dal buon cuore di tutti».Così la Chiesa di Prato si è stretta attorno all’Eucaristia, rappresentata da molte delle sue componenti, tra cui i fratelli della Misericordia vestiti di nero e con la cappa, i cavalieri del Sacro Cingolo e l’Ordine equestre del Santo Sepolcro con i mantelli, i terziari carmelitani, l’Azione Cattolica, il Movimento cristiano lavoratori, gli scout dell’Agesci in uniforme e tanti, semplici fedeli.Le intenzioni di preghiera recitate nel corso della processione multilingua hanno riguardato la pace nel mondo, la crisi del lavoro ma anche il bisogno di integrazione e la necessità di creare rapporti fraterni tra le persone. «Non è possibile amare Gesù se non ci amiamo tra noi; ed è per questo che mi dà immenso dolore – ha detto il presule pratese – il troppo egoismo verso i bisognosi scomodi, siano quelli di casa nostra, siano quelli rigettati sulle coste del Nord Africa, senza discriminazione o giudizio giusto per vedere se si rimandano indietro quelli che devono andare indietro o si rimandano nell’inferno coloro che cercavano di uscirne. E allora mi chiedo? – aggiunge mons. Simoni – Di fronte a tutto questo, come cristiani, come rispondiamo? Prato potrà essere ancora una città solidale?». Tra le preghiere recitate nel corso della processione, come detto, alcune erano finalizzate al bisogno di lavoro che hanno le famiglie pratesi, strette nelle difficoltà economiche provocate dalla crisi. «Prego affinché passi questo momento difficile – ha concluso il Vescovo facendo un forte appello all’unità della città – ma se vogliamo veramente uscire dalla crisi, tutti dobbiamo privilegiare un disegno comune e non finalizzato agli interessi di parte, dobbiamo cercare sempre di realizzare il bene comune».