Prato

Prato: conclusa la prima fase del percorso promosso dalla Diocesi per creare una nuova cultura del lavoro

Il vescovo Giovanni Nerbini: «un risultato oltre le aspettative, c’è tanta passione e il desiderio di mettersi in gioco per il bene della città»

monsignor Nerbini vescovo di Prato foto archivio

Cinque incontri a cadenza settimanale e oltre cinquanta persone a ogni appuntamento per un percorso che ha prodotto analisi, idee e proposte per creare una nuova cultura del lavoro in città. Ieri sera, martedì 4 febbraio, nel circolo Mcl di Cafaggio si è tenuto l’ultimo appuntamento del ciclo promosso dall’Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Prato. Il tema era «lavoro e giovani» e ha visto la partecipazione del vescovo Giovanni Nerbini, con lui i rappresentanti delle associazioni laicali cattoliche e singoli cittadini, che si sono ritrovati per condividere il proprio pensiero su come aiutare le nuove generazioni a costruirsi un futuro.

«In questi appuntamenti abbiamo voluto creare delle connessioni e il risultato è andato oltre le aspettative – dice il vescovo Giovanni Nerbini –, ho potuto constatare tanta passione e il desiderio di mettersi in gioco per il bene della città. E tutto questo è avvenuto in un tempo nel quale domina l’astensionismo e la disaffezione verso l’impegno pubblico». Agli incontri non sono mancati esponenti politici, sia di centrosinistra che di centrodestra. L’iniziativa è nata, all’interno del mondo cattolico, dalla volontà di agire a seguito degli episodi di sfruttamento nei confronti degli operai stranieri nel distretto tessile e del tragico incidente avvenuto allo stabilimento Eni di Calenzano.

Ieri sera la discussione è partita dai numeri, sempre utili per inquadrare fenomeni da analizzare. Il primo è quello della dispersione scolastica, che a Prato, secondo gli ultimi dati disponibili, si attesta al 25,2%, contro una media del 18,2% nel resto della Toscana; mentre i cosiddetti neet – i giovani fra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano – sono l’11% a livello regionale (dato Istat). Tra le proposte emerse c’è quella di sensibilizzare le famiglie, tramite progetti e percorsi, ad esempio a livello parrocchiale, affinché aiutino i loro figli «non semplicemente a uscire di casa, ma a costruirsi un progetto di vita», perché la precarietà del lavoro «ha reso precarie anche le aspirazioni».

La seconda fase del percorso. Queste considerazioni, e quelle nate e sviluppate negli altri incontri, saranno condivise in un nuovo appuntamento convocato per martedì 18 febbraio, in un luogo in via di definizione. Negli appuntamenti precedenti il tema del lavoro è stato declinato secondo questi argomenti: immigrazione, cura, pace e ambiente. Per ogni ambito verrà formulata una proposta concreta da offrire all’attenzione della città.

«In primavera proporremo le “piazze della democrazia” – annuncia Fulvio Barni, direttore della Pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Prato – una modalità di confronto sperimentata alla Settimana sociale dei cattolici che si è tenuta a Trieste lo scorso luglio. In centro storico e anche in periferia, come ci ha chiesto monsignor Nerbini, discuteremo in piazza, aprendoci a tutti coloro che in quel momento vorranno unirsi al dibattito».