Toscana

Prato, assolti con formula piena padre Gilioli e il laico Fossanova

Si chiude così con un nulla di fatto un procedimento penale durato 5 anni che ha riempito le cronache giudiziarie e che inizialmente aveva visto accusati di violenza sessuale dieci esponenti dei Discepoli dell’Annunciazione

Il Tribunale di Prato ha assolto con formula piena padre Giglio Gilioli, fondatore dei Discepoli dell’Annunciazione e il laico Lucio Fossanova, finiti entrambi a processo per violenza sessuale, accusati da un giovane pratese, oggi 32enne, che nel novembre 2019 riferì di aver subito abusi risalenti ad anni addietro fra il 2010 e il 2012, quando frequentava la comunità di fedeli che aveva la sua sede principale a Prato. Oggi, il collegio di magistrati presieduto dal giudice Carlo Cataudella, ha pronunciato sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste per i due imputati, assistiti dagli avvocati Cristina Menichetti e Carlotta Taiti. Entro 90 giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza.

Si chiude così con un nulla di fatto un procedimento penale durato 5 anni, che ha riempito le cronache giudiziarie e che inizialmente aveva visto accusati di violenza sessuale, da parte del fratello minore del 32enne, 10 esponenti dei Discepoli dell’Annunciazione, fra cui lo stesso Giglio. Nel corso delle indagini preliminari, il denunciante era stato ritenuto inattendibile e la stessa Procura aveva chiesto il proscioglimento dei 10 accusati, chiedendo ed ottenendo però il processo per questo secondo filone derivante dalle accuse del fratello maggiore.

Nella scorsa udienza per Giglioli e per Fossanova, il pm Valentina Cosci aveva chiesto rispettivamente la condanna a 7 anni e a 9 anni di reclusione. Il Tribunale ha invece pienamente accolte, in una vicenda per cui sono imminenti i termini di prescrizione, le richieste degli avvocati difensori.

Nelle arringhe di stamani, l’avvocato Carlotta Taiti ha sottolineato le numerose contraddizioni in cui è caduto il giovane denunciante nelle 3 volte in cui è stato ascoltato per ricostruire i fatti: le due audizioni protette in sede di indagini e l’incidente probatorio durante l’udienza preliminare. Occasioni nelle quali il ragazzo ha dato particolari diversi sulle modalità dei due presunti abusi sessuali subiti; non sapendoli collocare precisamente nel tempo e nello spazio. La presenza di un testimone ad uno dei due episodi di violenza – ha sottolineato l’avvocato Carlotta Taiti – non ha trovato conferme a processo, così come è rimasta “una chiacchiera” la parentela di Fossanova con un alto prelato, circostanza che avrebbero accreditato l’influenza dell’imputato e i timori da parte del ragazzo di poter essere cacciato dalla comunità di fedeli, nel caso in cui non avesse visto assecondati i suoi desideri.

Inverosimili, secondo le difese, anche i racconti su un’altra violenza che sarebbe avvenuta da parte di un uomo ignoto durante un pellegrinaggio a Fatima; episodio che in effetti non ha portato a nessuna contestazione nel corso del processo, ma – ha affermato l’avvocato Carlotta Taiti – dimostrano la “totale inattendibilità del ragazzo”.

Anche l’avvocato Cristina Menichetti ha sottolineato l’inattendibilità del denunciante, i cui ricordi sui presunti abusi sarebbero riaffiorati dopo anni dai fatti e dopo aver intrapreso una terapia psicologica con tecniche Emdr di riprocessamento dei movimenti oculari, “una sorta di ipnosi” ha detto il legale che è assolutamente inidonea all’accertamento della verità, avendo prodotto falsi ricordi, “una alterazione della capacità di ricordare e valutare i fatti”.

Nel momento in cui il giovane venne sentito come testimone al Tribunale ecclesiastico per le denunce fatte dal fratello minore, nel novembre 2019, non riferì di essere stato abusato da Giglio, ma riferì soltanto di condotte atte ad una sorta di plagio e manipolazione della coscienza, da parte del fondatore della comunità, figura “totalizzante” che aveva assunto su di sé una pluralità di funzioni: direttore, confessore, formatore spirituale. Fin lì, il giovane – ha ricostruito l’avvocato Menichetti – aveva parlato di plagio, di costrizioni, di eccessivo controllo da parte di Giglio. In quel momento sono già trascorsi 7 anni da quando il ragazzo ha cessato il rapporto con la comunità, ma solo poco dopo, “il 13 dicembre 2019, con le sommarie informazioni testimoniali, questi presunti abusi psicologici si trasformano in abusi di natura sessuale, effusioni, carezze, baci, abbracci indesiderati – ha sottolineato l’avvocato Menichetti – La percezione delle condotte degli abusi non è immediata, ma lenta e sospetta, condizionata dalla terapia Emdr e dai racconti del fratello; è manifesta la suggestione di tutto il suo narrato derivante dalla psicologa e dalla terapia cui lui fa affidamento in più momenti” ha affermato Menichetti.