Caritas

Povertà, Toscana non va male ma rischia tempesta perfetta

Le cifre dell'indagine Caritas presentata questa mattina: oltre 28 mila persone fragili si sono rivolte nel 2023 a centri e servizi delle Caritas toscane, con un piccolo aumento rispetto all’anno precedente. Di queste, quasi il 30% sono “nuovi poveri” arrivati per la prima volta. Quasi il 40% ha figli. Alcuni hanno un lavoro, con un reddito che non è sufficiente per i bisogni del nucleo familiare. Molti hanno un basso livello di istruzione. Per il vescovo Vaccari un invito a "non abbassare la guardia" sulle povertà

Nel 2023 le Caritas della Toscana hanno incontrato 28.203 persone fragili, 61 in più rispetto al dato dell’anno precedente (con un incremento dello 0,2%), dopo che il loro numero era cresciuto del 20% tra il 2019 e il 2022. Se la pandemia aveva visto un aumento consistente dei bisogni, i numeri quindi dicono che molte fragilità ancora rimangono. È quanto emerge dal Rapporto2024 sulle povertà elaborato dalle Caritas della Toscana, presentato questa mattina alla Casa della Carità di Firenze. Il rapporto, dal titolo «Oltre. Sguardi di futuro» è stato illustrato da Nicola Orlando e Gabriele Tomei (VoisLab, azienda spin-off dell’Università di Pisa) e da Alessandro Salvi, Dirigente del settore Welfare Innovazione Sociale della Regione Toscana. Sono intervenuti mons. Mario Vaccari, vescovo di Massa Carrara Pontremoli e Delegato della Conferenza Episcopale Toscana per la Carità, e Serena Spinelli, Assessora alle Politiche Sociali della Regione Toscana; conclusioni di don Emanuele Morelli, Delegato Regionale Caritas Toscana.

IL CONTESTO

Il progressivo invecchiamento della popolazione toscana si riflette, da un lato, in un incremento dell’età media della popolazione, dall’altro lato, in un maggior peso della popolazione anziana sia su quella giovanile che su quella in età lavorativa. Il quadro dell’economia e della ricchezza della Toscana è attualmente migliore di quello nazionale, ma leggermente indietro rispetto a quello medio dalla UE27. La Toscana si contraddistingue, inoltre, per un rischio di povertà e di esclusione sociale in media più basso di quello nazionale ed europeo, oltre che per una incidenza della povertà relativa, sia familiare che individuale mediamente inferiore a quella del Centro Italia e dell’Italia. Le persone che incontrano più difficoltà ad accedere nel mercato del lavoro in Toscana sono, da un lato, le persone meno istruite, dall’altro lato, le donne e i giovani.

IL RAPPORTO

Nell’anno 2023, la quota di persone incontrate per la prima volta negli ultimi 12 mesi (le “nuove povertà”) ammonta al 29,3%. Mentre quella delle persone conosciute e seguite dalle Caritas toscane da almeno 6 anni (le “situazioni croniche”) è pari al 39%.

In oltre la metà dei casi sono donne, una quota leggermente più elevata di quella dell’anno precedente. In oltre i 3/5 dei casi si tratta di persone che rientrano nelle fasi centrali del ciclo di vita (il 61,2% ha tra i 25 e i 54 anni), quando generalmente formano una famiglia, hanno dei figli e li crescono, dando una conferma indiretta del fatto che i bisogni possono riguardare il nucleo familiare nel suo insieme più che il singolo individuo. Circa il 4% ha meno di 25 anni.

L’impegno delle diocesi toscane nell’accoglienza dei migranti presso i centri e servizi Caritas si conferma anche nel 2023, con circa i 2/3 (il 65,2%) delle persone incontrate costituite da stranieri.

In molti casi (41% circa) le persone fragili che si rivolgono alla Caritas in Toscana sono persone con basso livello di istruzione.

Le persone con un’occupazione rappresentano il 16%: ai centri e ai servizi delle Caritas toscane infatti si rivolgono non solo persone che non lavorano (perché disoccupate o inattive), ma anche quelle che lavorano, in quanto, pur avendo un’occupazione, il loro reddito da lavoro non è sufficiente rispetto ai bisogni del nucleo familiare.

La maggior parte (il 47%) sono persone che vivono in nuclei familiari (con il coniuge, il partner o altri parenti): nel 39,5% dei casi hanno figli e nel 25,5% hanno figli minori conviventi.  Guardando alla condizione abitative, si osserva che solo una parte contenuta è senza casa e senza tetto (il 3,9%), cui si aggiunge una quota di persone che si procura un tetto con soluzioni estremamente precarie ed insicure (il 2,7%).  Un’altra quota consistente è senza casa ma dispone comunque di un tetto perché domiciliata presso centri di accoglienza di vario tipo, istituti religiosi, strutture sanitarie residenziali, istituti di detenzione penale, alberghi, ecc. (9,8%) oppure perché ospite stabile o temporaneo di parenti, amici o conoscenti (1,8%) .

Le problematiche raccolte da operatori e volontari nel corso degli ultimi anni sono prevalentemente di tipo economico. Le risposte messe in campo dalle Caritas toscane sono centrate sull’aiuto alimentare e di prima necessità, ma offrono anche una gamma di interventi diversificati (inclusi i sussidi economici) funzionale alla costruzione di percorsi di accompagnamento per aiutare a uscire dalla deprivazione in maniera duratura.

Il Rapporto povertà 2024 pone attenzione anche alla realtà dei minori stranieri non accompagnati che nel 2023 in Italia hanno raggiunto un record di 23.226 presenze. In Toscana oltre il 50% è ospitato nel capoluogo. Questi giovani, si legge nel Rapporto, “rappresentano una parte importante delle future generazioni del Paese e necessitano di investimenti educativi per facilitare il loro processo di inclusione”. Una ricerca del 2023 sui minori tunisini non accompagnati a Firenze ha evidenziato che il 56% del campione presenta un alto livello di vulnerabilità e devianza. Secondo il Rapporto Caritas quindi «Il sistema di inclusione attuale non riesce a rispondere adeguatamente ai bisogni di questi giovani, esponendoli a un elevato rischio di fallimento nel loro percorso personale e a diventare vittime di tratta. In conclusione, è essenziale migliorare i sistemi di accoglienza e inclusione, investendo in educazione e supporto psicologico per ridurre i rischi di esclusione sociale e sfruttamento».

Vescovo Mario Vaccari

Secondo il vescovo Mario Vaccari, Delegato della Conferenza Episcopale Toscana per la Carità, «Il Rapporto Caritas 2024 ci dice che in Toscana si sta bene, e allo stesso tempo ci invita a “non abbassare la guardia” perché lo scivolamento verso il basso è sempre possibile per tutti. Perdere il lavoro, avere un “lavoro povero”, la rottura del vincolo familiare, la precarizzazione del percorso migratorio… sono solo alcuni dei motivi che le Caritas della Toscana raccontano come cause di impoverimento. Ecco allora la necessità di assumere uno sguardo che ascolta, uno sguardo attento che recepisca con obbedienza ciò che la realtà esprime. Il Rapporto è una provocazione per la comunità ecclesiale: siamo chiamati a non fermarci alla domanda che intercettiamo. Il rapporto è anche una provocazione per la società civile. Le “persone fragili” hanno bisogno che i servizi sociali ci siano, che siano accessibili ed efficienti, diffusi sui territori. Nella nostra regione molto si sta facendo, soprattutto con la costruzione di tavoli zonali di confronto e di contrasto alla povertà, ma il cammino è ancora lungo. Siamo profondamente convinti che sia necessario si, curare le ferite, ma soprattutto lavorare sulla prevenzione e investire sul futuro. Voglio anche ringraziare tutti gli operatori e le operatrici, i volontari e le volontarie, i ragazzi e le ragazze in Servizio Civile… che raccontano il volto bello di una Chiesa che sceglie di abitare la frontiera della relazione con le persone fragili. È un servizio difficile che va fatto bene e per cui formarsi».

Assessora Serena Spinelli

Per l’assessora Serena Spinelli, Assessora alle Politiche Sociali della Regione Toscana, «Anche i dati raccolti dalle Caritas della Toscana ci confermano che la povertà non tende ad arretrare, anzi, sempre più spesso, si allarga verso nuove povertà. Ad essere prioritari per il nostro Paese sono strategie e investimenti per irrobustire il nostro sistema di welfare e di protezione sociale, nel segno della coesione e dell’inclusione. Il Governo, invece, peraltro mettendo in difficoltà le Regioni e i Comuni e nonostante l’impennata determinata dalla pandemia, è andato nella direzione di combattere i poveri piuttosto che la povertà. Con l’abolizione del Reddito di Cittadinanza, che ha lasciato senza alcun supporto migliaia di persone, con il mancato rifinanziamento del fondo per i contributi all’affitto, ma anche non dotando di risorse adeguate quanto previsto dalla legge per la non autosufficienza, che è una condizione che quando si verifica è anch’essa causa di rischio di impoverimento e di marginalità. Come Regione Toscana continuiamo a fare ogni sforzo possibile per prenderci cura dei bisogni e dei diritti delle persone, lavorando nell’ottica di un welfare di comunità, che veda la massima sinergia tra gli enti locali, i servizi territoriali e il prezioso lavoro del terzo settore e del volontariato. Grazie quindi anche quest’anno alle Caritas toscane, per l’importante lavori di analisi svolto con il rapporto annuale e in particolare per il grande lavoro di prossimità e di relazione che svolge verso chi è più fragile». 

Don Emanuele Morelli

Don Emanuele Morelli, Delegato Regionale Caritas Toscana, afferma: «“Oltre. Sguardi di futuro” restituisce un’analisi delle povertà incontrate nel corso del 2023 dai volontari dei Centri di Ascolto delle Caritas della Toscana e al contempo indica alcune “piste di lavoro” per il futuro prossimo. Si è voluto insistere sulla parola “futuro” per sottolineare la necessità di un investimento che le Caritas della Toscana sono chiamate ad assumere per affinare la capacità di leggere i contesti in cui operano e il tempo presente in un’ottica profetica: fare discernimento per costruire una visione di ciò che non è ancora, ma che può essere costruito in un processo condiviso». Tra i compiti delle Caritas, per don Morelli, ci sono «l’advocacy per garantire l’esigibilità dei diritti delle persone più vulnerabili, la corresponsabilizzazione affinché le povertà, le diseguaglianze siano al centro dell’attenzione degli attori sociali e dell’agenda politica, l’animazione delle comunità per promuovere l’attivazione dei territori, l’accompagnamento alle povertà multidimensionali, superando un sistema di aiuti standardizzato, centrato sui beni di prima necessità».

Professor Gabriele Tomei