Italia

POVERTÀ, RAPPORTO 2007 CARITAS-ZANCAN: SERVE UN PIANO NAZIONALE E AIUTI ALLE FAMIGLIE POVERE CON FIGLI

Un piano nazionale di lotta alla povertà che favorisca le famiglie povere con figli, una vera “emergenza sociale” secondo la Caritas italiana e la Fondazione Zancan, che presentano oggi a Roma “Rassegnarsi alla povertà?”, settimo rapporto su emarginazione ed esclusione sociale. Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan, denuncia, “una situazione di stallo, di incapacità di affrontare il problema della povertà e, per certi aspetti, di allargamento dell’esclusione sociale”. “Gli sforzi messi in campo – sottolinea – sono insufficienti e inadeguati. Scontiamo una carenza storica di politiche complessive e organiche contro la povertà, malgrado la sperimentazione di alcune misure”. Il rapporto evidenzia che “gran parte delle risorse in Italia vanno all’ultima età della vita, molto meno alla prima e al sostegno delle responsabilità familiari”. Su una spesa complessiva di 44 miliardi e 540 milioni di euro destinati all’assistenza sociale, il 56% è infatti destinato alla voce “pensioni in senso stretto e tfr”. “Il deficit di solidarietà intergenerazionale – afferma – è un problema sempre più evidente e stridente”. La povertà delle famiglie, continua Vecchiato, “ci trova impreparati”, e riguarda soprattutto le famiglie numerose, quelle monogenitoriali, e le famiglie “ricostituite a seguito della rottura di altre famiglie”.

Dai dati raccolti presso 264 centri di ascolto della rete Caritas appartenenti a 134 diocesi – riferiti a 30.453 persone in difficoltà – si evidenzia infatti, ribadisce mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, il legame tra “povertà e dimensione familiare”: “Brutalmente possiamo dire che ogni figlio che si aggiunge costituisce per la famiglia una crescita del rischio di impoverimento. Il nostro Paese, coscientemente o meno, incoraggia le famiglie a non fare figli”. E quando la povertà, come avviene oggi, “assume il carattere di fenomeno sociale le cui proporzioni raggiungono il 13-15% della popolazione – afferma il direttore della Caritas – si deve parlare di patologia conclamata. Nessun governo che abbia a cuore la vita democratica può onestamente disinteressarsene”. Secondo i dati forniti dal Rapporto, i due terzi degli utenti dei cda sono risultati cittadini stranieri (66,7%), in gran parte provenienti dall’Europa dell’est (34,1% degli immigrati), in particolare dalla Romania o dall’Africa settentrionale (18,8%). I due terzi dei cittadini stranieri (65,2%) sono in possesso di permesso di soggiorno o in attesa di riceverlo. Ai cda del Nord e del Centro si presentano più stranieri (70,6% e 78,1%), al Sud soprattutto italiani (54,6%).

Il problema più grave è la mancanza di lavoro (71,5% di stranieri, 57,6% di italiani), ma alta è anche la richiesta di beni e aiuti materiali per le necessità quotidiane (47,1% degli italiani, 54% degli stranieri). Il 24,3% degli italiani ha chiesto sussidi economici. Tra questi si riscontra una maggiore incidenza di problemi familiari dovuti a separazioni e divorzi (19,9%), mentre il 13,9% degli utenti è in condizioni di grave precarietà abitativa. I dati rilevati – commenta il rapporto – “manifestano la persistenza della povertà ‘classica’, legata alla mancanza di lavoro, all’insufficienza (o alla mancanza) del reddito, alle difficoltà abitative”. Per mons. Francesco Montenegro, vescovo ausiliare di Messina-Lipari-S.Maria del Mela e presidente di Caritas italiana, “lottare contro la povertà vuol dire sottrarre ad un destino sociale di precarietà e marginalità tanti ragazzi che hanno avuto la sfortuna di nascere nel quartiere sbagliato; vuol dire contrastare il predominio di una economia criminale in molte regioni del Sud, che trova nella povertà la possibilità di poter disporre di una ‘armata di riserva’ per il proprio mercato del lavoro”. Nel rapporto vengono raccontate anche esperienze di “uscita dalla povertà”, nella gran parte dei casi grazie al sostegno ricevuto dalla Caritas e alla “relazione personale di aiuto”, anche per trovare lavoro.

Sir