Italia
Povertà: Istat, nel 2018 in Italia 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta. Dato «stabile»
«L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta – spiega l’Istat – si conferma notevolmente superiore nel Mezzogiorno (9,6% nel Sud e 10,8% nelle Isole) rispetto alle altre ripartizioni (6,1% nel Nord-Ovest e 5,3% nel Nord-est e del Centro). Analogamente agli anni passati, questo fa sì che, sebbene la quota di famiglie che risiede nel Nord sia maggiore di quella del Mezzogiorno (47,7% rispetto a 31,7%), anche nel 2018 il maggior numero di famiglie povere è presente in quest’ultima ripartizione (45,1% contro 39,3% del Nord). Nel Centro si trova il restante 15,6% di famiglie povere».
Anche in termini di individui, il maggior numero di poveri (oltre due milioni e 350mila, di cui due terzi nel Sud e un terzo nelle Isole) risiede nelle Regioni del Mezzogiorno (46,7%), il 37,6% nelle Regioni del Nord, circa 1 milione e 900mila individui (il 22,7% nel Nord-ovest e il 14,8% nel Nord-est). L’incidenza di povertà individuale è pari a 11,1% nel Sud, 12% nelle Isole, mentre nel Nord e nel Centro è molto più bassa e pari a 6,9% e 6,6% (nel Nord-ovest 7,2%, nel Nord-est 6,5%).
Nel 2018, si conferma un’incidenza di povertà assoluta più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti. È pari a 8,9% tra quelle con quattro componenti e raggiunge il 19,6% tra quelle con cinque e più; si attesta invece attorno al 7% tra le famiglie di 3 componenti, in linea con il dato medio. Anche tra i monogenitore la povertà è più diffusa rispetto alla media, con un’incidenza dell’11,0%, in aumento rispetto all’anno precedente, quando era pari a 9,1%.
«La povertà – rileva l’Istat – aumenta in presenza di figli conviventi, soprattutto se minori, passando dal 9,7% delle famiglie con un figlio minore al 19,7% di quelle con 3 o più figli minori». Mentre nelle famiglie con almeno un anziano l’incidenza di povertà è pari al 4,9%, più bassa, quindi, della media nazionale; scende al 3,2% se si considerano le coppie in cui l’età della persona di riferimento della famiglia è superiore a 64 anni (tra quelle con persona di riferimento tra i 18 e i 64 anni questo valore sale al 5,2%).
«In generale – spiega il report – la povertà familiare presenta quindi un andamento decrescente all’aumentare dell’età della persona di riferimento: le famiglie di giovani, infatti, hanno generalmente minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più contenuti e hanno minori risparmi accumulati nel corso della vita o beni ereditati». Stando ai dati diffusi, la povertà assoluta riguarda il 10,4% delle famiglie in cui la persona di riferimento ha un’età compresa tra 18 e 34 anni, il 4,7% se la persona di riferimento ha oltre 64 anni.
Nel 2018, la povertà assoluta in Italia colpisce 1.260.000 minori (12,6% rispetto all’8,4% degli individui a livello nazionale). L’incidenza varia da un minimo del 10,1% nel Centro fino a un massimo del 15,7% nel Mezzogiorno; rispetto al 2017, si registra una sostanziale stabilità. Disaggregando per età, l’incidenza presenta i valori più elevati nelle classi 7-13 anni (13,4%) e 14-17 anni (12,9%) rispetto alle classi 0-3 anni e 4-6 anni (11,5% circa).
Stando ai dati diffusi, le famiglie con minori in povertà assoluta nel 2018 sono oltre 725mila, con un’incidenza dell’11,3% (oltre quattro punti più alta del 7% medio nazionale). «La maggiore criticità per le famiglie con minori – spiega l’Istat – emerge non solo in termini di incidenza, ma anche di intensità della povertà: questa è, infatti, al 20,8% (rispetto al 19,4% del dato nazionale). Le famiglie con minori sono quindi più spesso povere, e se povere, lo sono più delle altre».
Rispetto alla tipologia familiare, l’incidenza di povertà assoluta aumenta al crescere del numero di minori presenti in famiglia (6,5% per le coppie con un figlio, 10,1% per quelle con due figli e 17,2% per le coppie con tre o più figli), ed è elevata tra le famiglie monogenitore (16,8%) e per le tipologie in cui spesso convivono più nuclei familiari (20,1%). Le famiglie monogenitore sono le uniche a far registrare una crescita significativa rispetto al 2017 (quando l’incidenza era l’11,8%).
La cittadinanza delle famiglie con minori ha un ruolo importante sulla condizione di povertà: la povertà assoluta per le famiglie di soli italiani con minori è, infatti, pari al 7,7%, mentre interessa quasi una famiglia ogni tre in quelle composte da soli stranieri con minori (31%).
Gli individui stranieri in povertà assoluta sono oltre un milione e 500mila, con una incidenza pari al 30,3% (tra gli italiani è il 6,4%).
Le famiglie in povertà assoluta sono composte nel 68,9% dei casi da famiglie di soli italiani (1 milione e 250mila) e per il restante 31,1% da famiglie con stranieri (567mila) mentre le famiglie di soli italiani rappresentano il 91,3% delle famiglie nel loro complesso contro l’8,7% delle famiglie con stranieri. La criticità per le famiglie con stranieri è maggiormente sentita nei comuni centro di area metropolitana, dove l’incidenza arriva al 26,2% (28,8% per le famiglie di soli stranieri).
Le famiglie in condizioni di povertà relativa nel 2018 sono stimate pari a poco più di 3 milioni (11,8%), per un totale di individui di quasi 9 milioni (15,0%). Rispetto al 2017, il fenomeno si aggrava nel Nord (da 5,9% al 6,6%), in particolare nel Nord-est dove l’incidenza passa da 5,5% a 6,6%. Il Mezzogiorno, invece, presenta una dinamica opposta (24,7% nel 2017, 22,1% nel 2018), con una riduzione dell’incidenza sia nel Sud (da 24,1% a 22,3%) sia nelle Isole (da 25,9% a 21,6%).
«L’intensità della povertà relativa – spiega l’Istat – si è attestata nel 2018 al 24,3%, sostanzialmente stabile rispetto al 24,1% del 2017, raggiungendo il valore più elevato nel Mezzogiorno (25,8%) e il più basso nel Centro (22,2%)».
Stando ai dati diffusi, si rileva un miglioramento per le famiglie di tre componenti (da 15,1% nel 2017 a 12,6% nel 2018), dovuto in larga parte alla riduzione dell’incidenza per le coppie con un figlio (da 14,2% a 11,1%). Tale evidenza è confermata per le ripartizioni del Centro (da 12,9% a 8,6%) e del Mezzogiorno (da 27,4% a 20,7%). Per le famiglie monogenitore, invece, il disagio cresce e l’incidenza di povertà relativa per l’Italia passa da 15,2% del 2017 a 18,8% del 2018. Le famiglie con tre o più figli minori hanno una incidenza di povertà relativa quasi tre volte superiore a quella media nazionale (33,1% contro 11,8%); più basso, invece, il valore per le famiglie in cui sono presenti 2 o più anziani (10,6%).
«A essere più colpite – rileva l’Istat – sono le famiglie nei piccoli Comuni del Nord, tra le quali la povertà relativa passa da 5,7% a 7,2%, mentre migliora per quelli del Mezzogiorno, da 25,6% scende a 22,2%, anche se è ancora molto elevata».
L’incidenza di povertà relativa si diversifica a seconda della cittadinanza dei componenti familiari: per le famiglie di soli italiani è al 10%, ma triplica per le famiglie con almeno uno straniero (30,0% e 31,7% per le famiglie di soli stranieri).
Secondo il report, nel 2018 le famiglie «sicuramente» povere (che hanno livelli di spesa mensile equivalente inferiori alla linea standard di oltre il 20%) sono stabili al 6,2%, con valori più elevati nel Mezzogiorno (12,6%). Quelle «appena» povere (ovvero con una spesa inferiore alla linea di non oltre 20%) sono il 5,5% delle famiglie residenti (6,1% nel 2017) e raggiungono il 9,5% nel Mezzogiorno (12,2% l’anno precedente); tra le «appena» povere, il 3,1% presenta livelli di spesa per consumi molto prossimi alla linea di povertà (inferiori di non oltre il 10%) percentuale che sale a 5,2% nel Mezzogiorno. È invece «quasi povero» il 7,5% delle famiglie (spesa superiore alla linea di non oltre 20%) mentre il 3,5% ha valori di spesa superiori alla linea di povertà di non oltre 10% (5,3% nel Mezzogiorno). Le famiglie «sicuramente» non povere, infine, sono l’80,8% del totale (80,4% nel 2017), con valori pari a 88,1% nel Nord, 85,4% nel Centro e 66,7% nel Mezzogiorno.