Toscana

Povertà educativa, è emergenza: il rapporto Caritas Firenze

«Quante probabilità esistono per bambini cresciuti in un contesto di povertà materiale di vivere una vita agiata una volta adulti? O, al contrario, quanto è forte il rischiodi rimanere intrappolati in storie di marginalità ed esclusione?». A chiederselo è il quarto e ultimo report del 2022 a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse della Caritas in collaborazione con il dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Firenze. La pandemia, il caro energia, l’inflazione e l’innalzamento generalizzato dei prezzi hanno costretto molte famiglie ad abbassare le risorse destinate all’istruzione e alle attività extracurriculari dei figli.Secondo il report annuale di Save the Children, uscito a settembre 2022, l’incidenza della povertà assoluta tra i minori è passata dal 13,5% del 2020 al 14,2% del 2021, di pari passo con l’aumento della povertà educativa. In Toscana, oltre 1 studente su 10 abbandona la scuola prima di finire le superiori e il 17,9% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni non studia, non si sta formando e non lavora. Dai dati di Caritas Italiana emerge che l’accesso all’educazione scolastica così come quello alle attivitàculturali e ricreative sono altamente condizionati dalla situazione economica familiare e c’è unaforte associazione tra i bassi livelli di istruzione raggiunti dai figli e i percorsi scolastici dei genitori. Icasi di povertà ereditaria pesano per il 59%; quasi 6 persone su 10 vivono in condizioni diprecarietà economica in continuità con la propria famiglia d’origine.Povertà materiale ed economica si intrecciano indissolubilmente con la povertà educativa. Perevitare che i bambini di oggi diventino i nuovi poveri di domani, Caritas porta avanti numeroseattività di supporto educativo, realizzate in stretta collaborazione con i Centri di Ascolto, gli istitutiscolastici limitrofi e i servizi sociali territoriali. Per far fronte alla catena generazionale dellapovertà, che evidenzia una sempre maggiore complessità di bisogni, e provare a interromperla,negli ultimi anni in parrocchie e oratori le esperienze si sono moltiplicate: il doposcuola “LaMeridiana” a Scandicci; quello all’oratorio San Francesco di Sesto Fiorentino; la parrocchia delPadule, dove si svolge anche un laboratorio di arti performative; l’associazione “Aiutiamo ilFuturo”, che aiuta bambini e ragazzi a superare il disagio educativo; il campino e il doposcuola allaparrocchia della Beata Maria Vergine delle Grazie all’Isolotto; gli educatori di strada del Comune diFirenze, l’Area Minori di Fondazione Solidarietà Caritas. Queste sono solo alcune delle iniziativeche, insieme sicuramente ad altre presenti sul territorio, costruiscono reti di sostegno ereciprocità, coinvolgendo la comunità.«La povertà educativa e culturale, la dispersione scolastica, la mancata acquisizione di competenzeadeguate al proseguimento degli studi universitari o all’ingresso nel mondo del lavoro sonofenomeni largamente diffusi nel nostro contesto territoriale e dipendono in larga parte dallacondizione socioeconomica e culturale delle famiglie e dei territori dove i bambini nascono e crescono – dice Giovanna Grigioni, referente Osservatorio Caritas –. È necessaria una forte collaborazione tra pubblico e privato sociale per introdurre interventi strategici che sostengonosperimentazioni e buone prassi in grado di coinvolgere e attivare la comunità educante deiterritori. È importante affrontare il contrasto della povertà non in chiave meramenteassistenzialistica, ma investendo su quei fattori che possono invertire le traiettorie di vita chesembrano già segnate. Anche se non possiamo pensare di annullare gli effetti diretti o indirettidell’origine sociale, tuttavia dobbiamo immaginare per tutti la possibilità di garantirsi un futuroprivo di difficoltà economiche».«La povertà educativa unitamente a quella materiale è di fatto un’emergenza che si è aggravatacon il protrarsi della crisi post Covid e della guerra ancora in atto in Ucraina – dice il direttore diCaritas diocesana di Firenze, Riccardo Bonechi –. Si tratta di ricomporre un clima di fiducia, disperanza e di presa di coscienza delle risorse più vere e autentiche, che si trovano dentro ognunodi noi. Caritas vuole essere lo snodo e lo stimolo per far crescere ogni povero e ogni bisognosonella sua più piena dignità di essere umano. Il sostentamento quotidiano, seppur fondamentale,non è certamente sufficiente per far crescere a tutto tondo coloro che si affacciano ai nostri Centrid’Ascolto. Occorre un supplemento di amore, perché l’educazione, cioè l’e-ducere, il tirar fuoriquello che c’è dentro ognuno di noi, possa rappresentare davvero il nostro stile di servizio. Tuttiallora potremo definirci “fratelli tutti” senza frapposte barriere».