Toscana
Povertà e disagio economico: la Toscana delle diseguaglianze
di Ennio Cicali
Povertà relativa e disuguaglianza si combinano in modo vario. È evidente, infatti, che, se nelle aree di montagna (Garfagnana, Lunigiana, Casentino) a un basso reddito corrisponde una bassa disuguaglianza, nelle aree urbane (area pisana e fiorentina) a redditi alti corrisponde disuguaglianza alta, nelle aree distrettuali e agricole (Val di Sieve, Valdarno, Empolese, Bassa Val d’Elsa, Val di Chiana senese, Amiata Val d’Orcia e Grossetano) si hanno invece redditi alti diffusi e quindi bassa disuguaglianza, e infine nelle aree turistiche e di industria pesante (Colline Metallifere, area livornese, Versilia e Massa Carrara) a basso reddito si accompagna alta disuguaglianza.
I fattori di disagio, nella nostra regione, sono a volte correlati al reddito (lavoro e salute a esempio sono alti dove il reddito è alto), mentre altri fattori di disagio, come quelli legati all’istruzione e alla casa, si possono manifestare anche nelle aree ricche.
La mancanza di lavoro è tra i maggiori fattori di disagio. In Toscana il tasso di disoccupazione maschile tra i 4554 anni è pari al 2,1%, ma in alcune zone supera il 3% (aree del grossetano, Isola d’Elba e Massa). Anche il diritto alla salute non è per tutti uguale: la speranza di vita per gli uomini toscani è particolarmente bassa nelle aree della costa, inferiore a 77 anni, mentre nella Toscana centrale supera i 79 anni.
Il disagio abitativo è uno degli indici maggiormente rivelatori di povertà: le famiglie in affitto con nuclei conviventi sono 194 mila, quelle che vivono in case troppo piccole 70.000, e quelle con difficoltà economiche sono 27.000. Anche tra le famiglie proprietarie, inoltre, ce ne sono di relativamente povere (117.000), di cui 37 mila residenti in case troppo piccole.
Altro indicatore di disagio sociale è rappresentato dall’istruzione, in alcune aree il 12% della popolazione non ha terminato la scuola dell’obbligo e quasi la metà non possiede il diploma di scuola media superiore: è il caso delle aree distrettuali del nord della Toscana, della Garfagnana e della Versilia.
Un fenomeno preoccupante è rappresentato dalla rapida crescita di situazioni disagio ed esclusione sociale difficilmente traducibili in cifre e collocabili in zone precise, dove spesso il povero non è il vecchio non autosufficiente, ma la famiglia con tanti figli e una persona con un lavoro dipendente a tempo determinato.