Toscana

Povertà e disagio economico: la Toscana delle diseguaglianze

di Ennio Cicali

Paura di diventare poveri, di perdere il lavoro, sono i tratti caratteristici della società di oggi. Tradizionalmente il lavoro offriva sicurezza economica e materiale, relazioni sociali, identità. Da tempo l’occupazione non mette più al riparo né dal disagio economico, dalla povertà materiale, né dall’emarginazione sociale. Carenza di tutele e possibilità di esercitare i propri diritti spesso si accompagnano a forme di lavoro precarie, instabili, a basso reddito. Riflettere su questo «nuovo» profilo della povertà e dell’esclusione sociale, sulle forme di intervento per contrastarne gli effetti negativi è importante. Farlo a partire dalla Toscana, una regione, considerata tra le meno «critiche» può aiutare a cogliere meglio tutte le sfaccettature del problema. Perché anche in Toscana, nonostante il reddito superiore alla media nazionale, ci sono aree sotto allo standard medio di vita, come Massa Carrara e Grosseto. Secondo l’Irpet, il disagio e la povertà, nella nostra regione, hanno dimensioni comunque ridotte: i poveri assoluti, quelli che mancano di tutto per condurre una vita modesta sono 70 mila (il 2% della popolazione). I poveri relativi sono 215 mila (il 6%): il 9% di questi non può comprare carne ogni 2 giorni, il 25% non può spendere per la propria casa e un 33% non si può permettere 15 giorni di vacanza l’anno. Questi alcuni dei temi del convegno «Povertà e esclusione in Toscana: le risposte del sistema», tenuto dalla Fondazione Cesifin sotto la guida dei docenti universitari Franca Alacevich e Alessandro Petretto, e del senatore e demografo Massimo Livi Bacci, con la collaborazione dell’Irpet.

Povertà relativa e disuguaglianza si combinano in modo vario. È evidente, infatti, che, se nelle aree di montagna (Garfagnana, Lunigiana, Casentino) a un basso reddito corrisponde una bassa disuguaglianza, nelle aree urbane (area pisana e fiorentina) a redditi alti corrisponde disuguaglianza alta, nelle aree distrettuali e agricole (Val di Sieve, Valdarno, Empolese, Bassa Val d’Elsa, Val di Chiana senese, Amiata Val d’Orcia e Grossetano) si hanno invece redditi alti diffusi e quindi bassa disuguaglianza, e infine nelle aree turistiche e di industria pesante (Colline Metallifere, area livornese, Versilia e Massa Carrara) a basso reddito si accompagna alta disuguaglianza.

I fattori di disagio, nella nostra regione, sono a volte correlati al reddito (lavoro e salute a esempio sono alti dove il reddito è alto), mentre altri fattori di disagio, come quelli legati all’istruzione e alla casa, si possono manifestare anche nelle aree ricche.

La mancanza di lavoro è tra i maggiori fattori di disagio. In Toscana il tasso di disoccupazione maschile tra i 45–54 anni è pari al 2,1%, ma in alcune zone supera il 3% (aree del grossetano, Isola d’Elba e Massa). Anche il diritto alla salute non è per tutti uguale: la speranza di vita per gli uomini toscani è particolarmente bassa nelle aree della costa, inferiore a 77 anni, mentre nella Toscana centrale supera i 79 anni.

Il disagio abitativo è uno degli indici maggiormente rivelatori di povertà: le famiglie in affitto con nuclei conviventi sono 194 mila, quelle che vivono in case troppo piccole 70.000, e quelle con difficoltà economiche sono 27.000. Anche tra le famiglie proprietarie, inoltre, ce ne sono di relativamente povere (117.000), di cui 37 mila residenti in case troppo piccole.

Altro indicatore di disagio sociale è rappresentato dall’istruzione, in alcune aree il 12% della popolazione non ha terminato la scuola dell’obbligo e quasi la metà non possiede il diploma di scuola media superiore: è il caso delle aree distrettuali del nord della Toscana, della Garfagnana e della Versilia.

Un fenomeno preoccupante è rappresentato dalla rapida crescita di situazioni disagio ed esclusione sociale difficilmente traducibili in cifre e collocabili in zone precise, dove spesso il povero non è il vecchio non autosufficiente, ma la famiglia con tanti figli e una persona con un lavoro dipendente a tempo determinato.

Salvadori: preoccupazione per le famiglie «La nostra preoccupazione riguarda soprattutto alcuni segnali che si stanno evidenziando e che riguardano soprattutto il disagio di tante famiglie ad arrivare a fine mese e quello delle fasce più deboli come gli anziani – dice l’assessore regionale alle politiche sociali Gianni Salvadori –. Stiamo lavorando per attivare nei tempi più rapidi possibili il fondo per la non autosufficienza che ci permetterà di fornire assistenza ad numero maggiore di persone che si trovano in una situazione di bisogno». «Ma soprattutto – conclude – stiamo cercando di intensificare il nostro impegno per la valorizzazione delle reti di relazione familiare, proprio per contrastare la tendenza alla disgregazione delle comunità, fattore di grande rischio di povertà». I dati • 70 mila i poveri assoluti in Toscana • 215 mila persone a basso reddito • 3 per cento il tasso di disoccupazione in alcune zone • 79 anni la speranza di vita, scende a 77 nelle aree della costa • 194 mila le famiglie in affitto con nuclei conviventi • 39 per cento l’aumento decennale della spesa per l’assistenza dei comuni toscani