Toscana
Poste, penalizzata l’utenza «debole»
di Ennio Cicali
Piccoli uffici postali a rischio chiusura o, in alternativa, a orario ridotto, consegna della posta a giorni alterni. È la conseguenza della «razionalizzazione» dei servizi postali che penalizza i piccoli centri e l’utenza più debole. È la fine del servizio universale, cioè la consegna di corrispondenza e giornali a tutti, tutti i giorni dell’anno escluse le feste, in tutti i luoghi del paese compresi i più sperduti, com’è avvenuto per decenni. Perfino durante la guerra, lo Stato, pur tra lutti e distruzioni, riuscì ad assicurare la consegna quotidiana delle lettere.
Sono gli effetti di una scelta del governo: le Poste potranno organizzare il servizio secondo le leggi di mercato. Non si può leggere diversamente, infatti, l’articolo 2 del contratto di programma firmato dal ministro per lo Sviluppo economico, Paolo Romani, e dall’amministratore delle Poste, Massimo Sarmi. Ventisei righe cancellano decenni di storia. Il testo del nuovo contratto dovrà essere approvato dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), ma si tratta di un passaggio poco più che formale.
Il contratto contiene, infatti, elementi che sono ritenuti disastrosi, in prospettiva, per il servizio postale. Tra questi la possibilità di compiere il recapito del servizio universale a giorni alterni in presenza di particolari situazioni di natura infrastrutturale o geografica in ambiti territoriali con una densità inferiore a 200 abitanti/kmq e comunque fino a un massimo di un ottavo della popolazione nazionale. È prevista, inoltre, la ridefinizione dell’articolazione base del servizio secondo parametri più economici concordando eventualmente con le autorità locali una presenza più articolata nelle singole aree territoriali, i cui costi non siano a carico di Poste italiane. Come dire: se vuoi il servizio, pagatelo.
Alla riduzione del servizio di recapito si aggiungono tagli e chiusure che interessano una sessantina di uffici postali di cui ancora non si conosce l’elenco completo. Sono certi quelli della provincia di Grosseto, dove Poste Italiane è intenzionata a procedere nel proprio piano di chiusura (Gerfalco, Casale di Pari e Puntone di Scarlino) e di ridimensionamento degli orari degli uffici postali (Baccinello, Montegiovi, Monterotondo Marittimo, Monticello Amiata, Niccioleta, Petricci, San Martino sul Fiora, Santa Caterina, Seggiano, Selva, Selvena e Tirli). Il ministero dello Sviluppo economico, in veste di principale azionista, si limita a prendere atto della decisione. È quanto emerso dalla risposta data in Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni all’interrogazione presentata dai parlamentari Pd Silvia Velo e Luca Sani.
«Ci sono al momento ha detto il presidente della Regione Enrico Rossi almeno una sessantina di comuni, più o meno piccoli, che rischiano la riduzione dell’attività o la chiusura dei propri uffici postali. La chiusura in particolare riguarderebbe circa venti realtà. Insieme ai presidenti di Upi, Anci e Uncem Toscana abbiamo deciso di costituire questo tavolo per monitorare costantemente la situazione. Personalmente mi attiverò con il ministro Romani per sottoporgli la situazione».
Si intensificano intanto le iniziative in difesa degli uffici postali. A Grosseto Italia dei valori sta raccogliendo le firme per evitarne la chiusura e il ridimensionamento. In provincia di Pistoia, i cittadini protestano contro la chiusura dell’ufficio di Santonuovo agli utenti privati. Contro una decisione che sembra irrevocabile i cittadini di Campiglio e Santonuovo, potrebbero togliere tutti i loro conti correnti postali. Un segnale forte contrapposto a Poste Italiane che ha deciso di trasferire a Santonuovo lo sportello dedicato alle aziende, costringendo i clienti «ordinari» a spostarsi a Casalguidi e Quarrata anche per pagare un semplice bollettino.