Luisella Ceretta ha vinto a Pontremoli la quarta edizione del Bancarella della Cucina. Dei 78 voti validi giunti al notaio, la scrittrice piemontese ne ha ottenuti trentasei distanziando di parecchie lunghezze, con il suo Le donne e la cucina del ventennio edito da Susa Libri, gli altri quattro concorrenti vincitori del premio selezione. Al secondo posto Nella dispensa di Don Camillo scritto da Enrico Sisti, Giorgio e Andrea Grignaffini pubblicato da Guido Tommasi che ha raccolto 18 voti. Buon terzo il libro di Gaetano CappelliLa vedova, il Santo e il segreto di pacchero estremo, Marsilio editore che si è aggiudicato sedici voti. Completavano la cinquina Rane e ranocchi di Graziano Pozzetto, Panozzo editore e Oro giallo di Francesca Negri, realizzato da Curcu & Genovese che hanno ottenuto rispettivamente cinque e tre voti. È stata un’edizione pienamente riuscita arricchita da una serie di manifestazioni collaterali che stanno a dimostrare quanto il premio sia seguito ed abbia trovato un posto tra le manifestazioni del genere che annualmente si svolgono in Italia. Nell’ambito del Bancarella della Cucina, altri due premi, il «Baldassarre Molossi» per la divulgazione enogastronomica, sono andati a Gualtiero Marchesi, indiscusso «maestro» della cucina italiana, e a Paola Gho in memoria del grande chef «Angelo Paracucchi» per il suo Dizionario delle cucine regionali italiane (Slow Food Edizioni). La manifestazione è stata presentata da Bruno Gambarotta mentre Paolo Marchi, che aveva presieduto la commissione di scelta dei cinque finalisti, è spettato il compito di coordinare la tavola rotonda «Perché è così difficile fare dei libri di cucina». Lo spoglio delle schede pervenute da librai e bancarellai, esponenti del mondo dell’enogastronomia, ristoratori, produttori e giornalisti, non ha riservato grandi emozioni. Il libro di Luisella Ceretta ha subito guadagnato la testa e ha gradualmente incrementato il proprio vantaggio. Le donne e la cucina del ventennio ripercorre gli anni tragici tra il 1935 e la fine della seconda guerra mondiale durante i quali in Italia si mangiava poco e male con la logica del regime fascista che tentava, con ogni mezzo di rendere più leggera e gradevole la situazione. Piatti poveri di ingredienti e di nutrimento che venivano spacciati come grandi invenzioni. Il tutto analizzato nella più severa logica dell’economia che permetteva la sopravvivenza in condizioni decisamente difficili. Attraverso razionamenti, carte annonarie, oro alla patria, giardini pubblici trasformati in orti di guerra, piante commestibili che sostituivano gerani e petunie sui balconi di casa, Luisella Ceretta ci porta a conoscere i risultati di queste campagne. Un libro che, al di là dei suoi contenuti specifici, aiuta a pensare e a ripensare il proprio stile di vita: fare economia, riciclare, non sprecare è importante ed è molto meglio riuscire a farlo senza esserne costretti dalle guerre o da una dittatura. A contrastare il successo alla scrittrice della Val di Susa, un terzetto formato da Enrico Sisti, Andrea e Giorgio Grignaffini che ci portano a fare un viaggio intorno a Giovannino Guareschi, alla scoperta di quella cultura materiale che ha dato i natali a don Camillo e Peppone, i personaggi della letteratura italiana più noti nel mondo. Ricette, luoghi, aneddoti, salumi, ricordi, vini, volti, dolci, formaggi, vicende familiari e tradizioni culinarie della Bassa parmigiana, un luogo dove il bere e mangiare, non sono che un modo per essere sentimentali. Tre giornate intense che hanno visto piazza della Repubblica animata dalla mostra alimentare delle regioni italiane che ha permesso a centinaia di persone di acquistare e gustare prodotti genuini. (Giorgio Cristallini)