Dall’isola d’Elba arriva la proposta della prima università mediterranea delle isole, una open university che viaggia su internet, che potrà servire a fare rete e dove ognuno porterà la propria specificità: l’Italia per l’arte o l’architettura, la Tunisia e la sponda sud del Mediterraneo per l’ambiente, la Francia magari per la fotografia, Malta e Cipro con altre discipline ancora. Un’università internazionale, corale e a più voci. A lanciare l’idea è stato Eleftherios S.Kechagioglou, presidente della rete delle piccole isole elleniche. La professoressa Saloua Aouij Chaouch dell’Università di Tunisi El Manar, che ha parlato di parchi nazionali e riserve marine, di sviluppo sostenibile, di turismo di qualità che deve sostituirsi al turismo di massa, di opportunità economiche e integrazione sociale in grado di creare nuovi posti di lavoro e dunque fronteggiare così anche l’emigrazione, ha invece richiamato l’attenzione sulla necessità di una collaborazione transfrontaliera, tra le opposte sponde del Mediterraneo, per consolidare e difendere assieme gli equilibri a volte fragili del nostro mare. In Tunisia ci sono 60 piccole isole e isolotti. Dobbiamo costruire uno spazio euromediterraneo che ci consenta di avere una voce comune ha spiegato – Serve un ponte ed un punto di incontro tra i nostri due continenti, che sono sì separati da un mare ma che sono in fondo così vicini. E’ iniziata con un occhio decisamente rivolto a Bruxelles la seconda e ultima giornata della prima conferenza europea sulle isole minori, in corso al centro De Laugier di Portoferraio: un’iniziativa dell’Ancim, l’associazione nazionale dei comuni insulari, e della Regione Toscana, un convegno ma anche un caleidoscopio di iniziative collaterali che tra mercatini, mostre, stand e spazi espositivi animano l’isola d’Elba da lunedì e hanno dato voce e visibilità a tante piccole isole d’Italia, del Mediterraneo e dell’Europa. Dopo i saluti della Provincia di Livorno e la relazione del presidente dell’Ancim e sindaco di Rio nell’Elba, Catalina Schezzini, che ha chiesto un diverso modo di ripartire le risorse che non guardi solo all’estensione dei territori e al numero degli abitanti ed ha proposto un programma interregionale e internazionale appositamente dedicato alle isole minori, un nuovo Interreg, candidando le isole a diventare il fulcro ma anche lo spazio fisico per il dialogo euro-mediterraneo, la parola è passata a Gianluca Spinaci del Comitato Regioni d’Europa, 344 membri, organo consultivo e pezzo più recente del puzzle europeo dopo Maastricht. Poi è stata la volta di Jean Didier Hache, segretario esecutivo della Commissione isole della Crpm, la Conferenza delle regioni periferiche marittime d’Europa nata nel 1973 e che riunisce 155 regioni e 24 autorità regionali. Di seguito è intervenuto J.Pierre Philippe, direttore dell’Associazione Ile du Ponant, che riunisce i sindaci di 15 isole della Bretagna sulla Manica e nell’Atlantico, con 16 mila abitanti e 2-3000 visitatori l’anno. Da un paese all’altro le realtà sono diverse. Non esiste neppure una definizione comune di piccola isola. Per accordare i suoni servono buoni geografi, come scriveva nel Piccolo Principe Saint Exupery, ma anche esploratori, ovvero chi sul territorio vive, osserva e poi riferisce, portando una testimonianza diretta. (cs- Walter Fortini)