Lettere in redazione
Politica, valori e consenso
Gentile direttore, nell’intervista a «La Repubblica» dello scorso 8 luglio, il presidente del Consiglio, fra l’altro, ha dichiarato: «… in politica il fatturato é composto dal consenso e dai voti»; come a dire almeno così mi è parso di capire che il fine ultimo della politica, del fare politica, sia e debba essere la massimizzazione del consenso e dei voti, si direbbe… a prescindere.
Nel libro-intervista «Luce del Mondo», Papa Benedetto XVI afferma che «la statistica non è il metro di giudizio della morale. È grave abbastanza quando la demoscopia diventa il criterio per assumere le decisioni politiche, quando furtivamente ci si chiede: Come aumentare il mio consenso invece di domandarsi: Cosa é giusto fare? E così anche i sondaggi rispetto a come si vive e a cosa si fa non rappresentano già in sé il criterio del vero e del giusto». Come a dire mi permetto di interpretare che secondo il Papa le decisioni politiche devono essere assunte in conseguenza del che «Cosa é giusto fare» nella prospettiva del perseguimento del bene comune e non già in conseguenza del «Come aumentare il mio consenso»; consenso ovviamente inteso nella più ampia accezione.
Come si vede sono assunti, quello del Papa e quello del Premier, diametralmente opposti o almeno così a me paiono su cui ritengo non è opportuno sottacere; anzi, direi, su cui è determinante assumere una presa di posizione chiara e trasparente, che non si presti, per così dire, ad equivoci di sorta, di qualunque sorta. Soprattutto da parte della stampa cattolica, giacché tali suddetti assunti afferiscono al sistema valoriale di riferimento salvaguardia e preminenza , quale cornice confinante sia nell’agire pubblico che privato, del bene comune e dell’interesse generale secondo cui indirizzare non solo l’operato delle Istituzioni e più in generale della politica, ma anche l’operato dei Cittadini, ai vari livelli, nel loro agire nel quotidiano sociale.
Tale auspicata chiara posizione costituirebbe senz’altro, come per molti già costituisce ed il ribadirla non è pertanto, a mio modo di vedere, mai abbastanza un faro, una luce sul monte per chi si richiama e cerca di operare nel proprio quotidiano fra tante, forse troppe difficoltà che l’odierno contesto socioeconomico frappone nell’interesse del bene comune; a fortiori per coloro che operano, o cercano, sinceramente, di operare nel solco dei valori cristiani e pertanto della Dottrina sociale della Chiesa.
Caro ingegnere, nel nostro piccolo (visto che tira in ballo la stampa cattolica) cerchiamo di fare il possibile per trasmettere valori e spronare al bene comune. Del resto, come lei ricorda, un faro ce l’abbiamo ed è appunto la Dottrina sociale e il Magistero della Chiesa. Alla sua riflessione, però (che come vede abbiamo pubblicato per intero nonostante la lunghezza), aggiungerei che la politica non la si può fare solo con i valori: occorre intorno a quei valori trovare il consenso. In democrazia per governare ci vuole la maggioranza.
Andrea Fagioli