Opinioni & Commenti

Politica, dalla pigrizia all’impegno

DI ALBERTO MIGONE«Non saprei dire se nell’attuale scenario politico siano più reali i connotati del dramma o quelli della commedia». Quest’osservazione, che si legge in una recente Nota pastorale di un vescovo della Toscana, è indubbiamente forte, eppure è difficile non condividerla. La contrapposizione tra i due Poli ha assunto ormai tratti da scontro finale, ingigantito – e in gran parte determinato – da un’eccessiva personalizzazione che caratterizza negativamente non solo la vita politica. Questo preoccupa soprattutto coloro – e, a nostro parere, i cristiani dovrebbero essere tra questi – che nell’azione politica privilegiano il dialogo, la necessaria mediazione, la ricerca paziente di punti di convergenza, sempre nel primato del bene comune. Servono per questo i politici del «buon senso» che certamente ci sono in ambedue gli schieramenti, ma non riescono ad imporsi, anche perché manca la possibilità (o il coraggio?) di superare gli attuali schemi, che si rivelano sempre più fittizi.

Appare comunque chiaro che il tanto auspicato e necessario rinnovamento non è avvenuto e realisticamente non possiamo aspettarcelo dall’attuale classe politica. Questa convinzione sta suscitando un acceso dibattito nell’ambito della Sinistra. Al di là delle valutazioni che possiamo dare sui protagonisti e sulle singole manifestazioni, si ripropone comunque un problema serio: il rapporto in politica tra l’agire e il pensare e il contributo che possono offrire gli intellettuali. Emerge così la consapevolezza che un autentico rinnovamento potrà venire solo dal dibattito delle idee e dal recupero degli ideali.

È una riflessione che deve coinvolgere anche il mondo cattolico, con particolare riferimento ai laici, in un ritrovato collegamento «con gli uomini di cultura che fortunatamente non mancano nella Chiesa ed anzi guardano ad essa con attesa e speranza».

Per questo però occorre che «le comunità cristiane troppo spesso attardate e impigrite, tutte prese dai loro problemi interni» riscoprano il valore dell’impegno civile.

A questo scopo nella nostra regione è nato, per iniziativa del vescovo delegato per la Pastorale sociale, il Collegamento sociale cristiano che si prefigge appunto «la creazione, il risveglio e la messa in rete di circoli locali o gruppi di base» «proprio per riflettere e formarsi agli impegni per il bene comune» alla luce della Dottrina sociale cristiana.

Non si propone certo «di dar vita o sostegno a un partito o a un’alleanza di partiti», ma «di riportare i laici, cominciando dai giovani, a interessarsi costantemente del bene comune e di facilitare la loro formazione e preparazione culturale e spirituale in proposito». È un impegno serio che già trova significative realizzazioni in varie diocesi. È soprattutto però una sfida per costruire un futuro diverso.

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