Lettere in redazione

Pochi lettori perché i giornali sono scritti male

Si va dicendo che gli italiani leggono poco, specialmente giornali e settimanali, ed è vero, ma la causa principale che tiene lontano la gente dalla lettura dei giornali sta nel modo di scrivere di molti giornalisti ai quali manca il senso della chiarezza di espressione. Non so se questo avviene volutamente, e in questo caso sarebbe grave, oppure per difetto dei vari autori. Accade spesso che non riusciamo a capire quale sia il messaggio che si intende trasmettere. Trattasi spesso di una scrittura contorta, difficile da decifrare, comunque stancante. Questo modo di esprimersi non è gradito alla maggioranza dei lettori, i quali quando leggono vogliono anche capire. A lungo andare questo annoia e porta come conseguenza il rifiuto della lettura. È una critica da non sottovalutare perché questa è un’opinione molto diffusa. Editori e Direttori dovrebbero riflettere su questo aspetto e richiamare i loro collaboratori all’uso di una scrittura più semplice e chiara. Anche il nostro settimanale non è esente da questo difetto.Ernesto MezzettiCastelnuovo Val di Cecina (Pi) Che gli italiani leggano poco perché i giornali sono scritti in modo poco chiaro mi sembra un’analisi troppo semplicistica. I giornali, nella stragrande maggioranza, sono aziende editoriali chiamate a fare utili (e per questo allegano di tutto, riuscendo così a ingrossare i bilanci e a sostenere forzatamente la tiratura). Se tutto il problema fosse la mancanza di chiarezza dei giornalisti, stia certo che qualche editore avrebbe provato ad inseguire i lettori con articoli più facili da leggere e sarebbe stato premiato dalle vendite. Cosa che finora non mi sembra sia avvenuta. Questo non vuol dire che la sua osservazione sia del tutto priva di fondamento. Tra i difetti della nostra stampa c’è l’abitudine a «parlarsi addosso», a mandare messaggi cifrati al giornale concorrente o a chi (partito o gruppo economico) gli sta dietro. E questo è ancor più vero nell’informazione politica, che scade spesso nel «politichese», quel parlar cifrato tipico degli «addetti ai lavori». È un modo di fare che può piacere ai «potenti», ma che certamente non invoglia alla lettura. Per quanto ci riguarda abbiamo sempre davanti l’obiettivo di farci capire da tutti e di esser il più possibile chiari, consapevoli di non riuscirci sempre. I lettori possono aiutarci segnalandoci quegli articoli che hanno trovato oscuri: non sempre sarà possibile porvi rimedio, perché magari l’argomento trattato è di per sé ostico, ma ci servirà comunque a migliorare il nostro settimanale.Claudio Turrini